ALPINISMO

Doppio Aconcagua per Lanfri: "Freddo allucinante in vetta. Non riuscivo a scattare foto, così sono tornato su..."

L'atleta pluriamputato otto anni fa punta alle Seven Summits, la collezione delle sette montagne più alte di ogni continente 

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Doppio Aconcagua per Lanfri: "Freddo allucinante in vetta. Non riuscivo a scattare foto, così sono tornato su..." - foto 1
© Archivio Andrea Lanfri

È una realizzazione che travalica la "semplice" performance sportiva quella che Andrea Lanfri ha messo a segno nella settimana centrale del mese di gennaio. L'alpinista toscano è diventato il primo atleta con pluriamputazioni a toccare la vetta dell'Aconcagua, la montagna che - sfiorando i settemila metri di quota - rappresenta la massima elevazione delle Americhe. Missione compiuta ma non ancora... completa perché - nei piani del tenace e ambizioso alpinista lucchese - l'Aconcagua da lui salito due volte nel giro di pochi giorni a causa di un... piccolo contrattempo - è "solo" una tappa (ma anche un passaggio-chiave) all'interno del progetto di completare la salita delle Seven Summits, la collezione delle sette montagne più alte dei continenti del nostro pianeta. Il gigante argentino rappresenta intanto per Andrea l'inizio del... girone di ritorno, visto che del suo bottino fanno già parte Monte Bianco, Kilimanjaro e... nientemeno che l'Everest!

Doppio Aconcagua per Lanfri: "Freddo allucinante in vetta. Non riuscivo a scattare foto, così sono tornato su..." - foto 4
© Archivio Andrea Lanfri

Colpito ormai otto anni fa (nel 2015) da una meningite con sepsi meningococcica, l’alpinista lucchese vive oggi inseguendo il suo desiderio di una vita più che mai piena ed intensa. Quello che l’ha portato ad essere il primo atleta con pluriamputazioni a raggiungere - il 13 maggio del 2022 - la vetta dell’Everest, il punto più alto del nostro pianeta. Lo stesso desiderio che continua ad accompagnarlo in sfide sempre più impegnative.

Tra gli ambizioni progetti di Andrea spicca la salita delle Seven Summits, le sette vette più alte di ogni continente. Una collezione esclusiva nella quale rientra l’Aconcagua (massima elevazione del Sudamerica ma anche delle Americhe in generale), che rappresenta il quarto “episodio” del progetto di Andrea ma soprattutto la seconda cima in ordine d’altezza dopo lo stesso Everest. Dovesse riuscire a completare tutte le salite, l’alpinista toscano sarebbe il primo pluriamputato ad completare con successo la collana delle “Seven Summits”. Oltre alla cima dell’Aconcagua, fanno già parte del suo palmarès il Monte Bianco (salito nell’estate 2020), l’Everest come detto e il Kilimanjiaro, entrambi saliti nel 2022.

Doppio Aconcagua per Lanfri: "Freddo allucinante in vetta. Non riuscivo a scattare foto, così sono tornato su..." - foto 2
© Archivio Andrea Lanfri

Tornando sulle Ande, completata la fase di acclimatazione Andrea si è subito preparato per poter sfruttare al meglio la prima finestra meteo disponibile - che si è presentata verso la metà di gennaio - per tentare la vetta che "manca" di una quarantina di metro scarsi i settemila metri e si trova nella Cordigliera delle Ande, in territorio argentino.

Lanfri ha lasciato il campo base di Plaza de Mulas sabato 14 e si è incamminato lungo la Ruta Normal de Los Pioneros, in buona sostanza il percorso più conosciuto e battuto per raggiungere la vetta della montagna più alta dell'America Latina. Lo stesso giorno ha raggiunto campo due, mentre il successivo ha continuato fino al terzo campo, per tentare la vetta il lunedì 16 gennaio. Una giornata lunghissima nel corso della quale - per molte ore - si sono persi i contatti con l’alpinista e con il suo navigatore satellitare, risultato fermo a quota 6745 metri per sette lunghe ore.

“Sbadatamente l’ho messo nella tasca superiore dello zaino durante la salita e devo averlo perso. Sono andato in cima, faceva un freddo allucinante. Temperature basse che mi hanno provocato dei congelamenti leggeri alle dita delle mani. Non sono riuscito a fare foto. Così ho deciso di attendere una nuova finestra di bel tempo per tornare su: non volevo che ci fossero dubbi sulla mia salita”.

Doppio Aconcagua per Lanfri: "Freddo allucinante in vetta. Non riuscivo a scattare foto, così sono tornato su..." - foto 3
© Archivio Andrea Lanfri

Sabato 21 gennaio Andrea si è rimesso lo zaino in spalla e ha ricominciato a salire. Non una data qualsiasi, ad otto anni dal ricovero in ospedale con la diagnosi di meningite con sepsi meningococcica sfociata, poi nell'amputazione di entrambe le gambe e di sette dita delle mani. Il primo giorno il “nostro” ha raggiunto campo due, a circa 5600 metri, dopo aver superato in giornata 1200 metri di dislivello positivo. La giornata di domenica 22 gennaio è invece iniziata con una sveglia alle tre del mattino, davanti un dislivello di 1600 metri fino alla vetta. Una pausa per riprendersi, per tirare fuori l’action cam e scattare una moltitudine di foto… come se una - giustamente dopo questa doppia fatica - non bastasse a provare il completamento della missione-vetta. Poi giù, rapido fino alla tenda di campo due, dove Andrea ha trascorso la notte per poi riprendere e portare a termine la discesa al mattino.

“Non potevo festeggiare in modo migliore questo anniversario, se non riscalando la vetta più alta del sud America. Ho impiegato sette ore per completare la salita e trovarmi nuovamente al fianco della croce a 6961 metri di quota. Che fatica… grazie Argentina!”

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© Archivio Andrea Lanfri

Con l’Aconcagua… doppiamente in tasca, ad Andrea mancano solo tre cime per completare il progetto “Seven Summits”, altrettante perle di una straordinaria collana: Denali per il Nord America, Mount Vinson per l’Antartide e Puncak Jaya (in Indonesia) oppure Mount Kosciuszko (in Australia) per l’Oceania, continente quest’ultimo per il quale i candidati “Seven Summiters” hanno la doppia opzione, come d’altra parte avviene tra Monte Bianco ed Elbrus per quanto riguarda l’Europa. Questioni filosofiche o meglio geografiche che però nel caso di Andrea Lanfri cedono senz’altro il passo al significato altissimo di una performance straordinaria, che va ben oltre l’alpinismo stesso, il riscontro mediatico oppyre la prestazione sportiva: occorre sottolinearlo!

 

 

 

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