ALPINISMO

Dall'alba al tramonto: avventura emozionale sulla parete sud delle Grandes Jorasses

Nuova via nel massiccio del Monte Bianco per la cordata guidata da Matteo Della Bordella e completata da Luca Schiera e Giacomo Mauri

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A poco meno di nove  mesi dalla scomparsa del collega ed amico Matteo Bernasconi sulle Orobie Valtellinesi, il Presidente dei Ragni di Lecco Matteo Della Bordella ha guidato due compagni di cordata nella realizzazione di una via nel massiccio del Monte Bianco che il “Berna” (al quale è stata intitolata) aveva individuato, senza però avere la possibilità di aprirla.

A farlo per lui, per Matteo, sono stati appunto il presidente dello storico sodalizio alpinistico lecchese ed i due compagni scelti per legarsi alla sua corda nella salita della via lungo il Pilastro Ghiglione. Della Bordella ha raccontato nelle righe che seguono (e che molto volentieri pubblichiamo) l’exploit portato a termine in una quindicina di ore - dall’alba al tramonto, da rifugio a rifugio - nella giornata di mercoledì 24 febbraio lungo una delle pareti più cariche di storia dell’arco alpino: quella delle Grandes Jorasses, appunto.

“Un diedrone mai scalato, andiamo?”

“Ci sto!”

Inizia così la storia de “Il regalo di Berna”, la nuova via aperta da Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Giacomo Mauri. Una via dai gradi non estremi ma elegante che ha fin da subito conquistato l’entusiasmo del presidente dei Ragni di Lecco e i suoi compagni di cordata.

Il racconto di Matteo Della Bordella
Dopo la salita al Pizzo Badile dello scorso dicembre sarebbe stato meglio cercare qualcos'altro piuttosto che ritornare sulle tracce del “Berna”. Purtroppo però la montagna non segue questo genere di regole, e così eccoci qui su un tracciato che lui aveva adocchiato per primo. Un po’ mi vergogno a raccontare di questa via, mi sembra di violare il ricordo di un amico. Se fosse qui con noi probabilmente mi avrebbe mandato a quel paese e ci saremmo fatti una birra brindando ad un nuova via logica che ancora aspettava di essere salita.

Quelli su questo progetto sono tra gli ultimi messaggi che ci siamo scambiati io e Berna. L’ultimo regalo che ci ha lasciato: una linea così bella, logica ed evidente. Mentre la salita sul Badile è stata una cosa totalmente estemporanea e nata quasi per caso, non posso dire altrettanto di questa via che avrei voluto aprire già durante la scorsa estate. L’ho immaginata per tempo, poi l’ho accantonata e adesso, dopo mesi di letargo, l’attuale finestra di alta pressione ha portato le condizioni giuste per effettuare un tentativo.

Con me per questa salita Luca Schiera - il compagno di mille avventure - e Giacomo Mauri, giovane e forte ragazzo lecchese. Dopo essere saliti con gli sci al rifugio Boccalatte - il 23 febbraio - alle quattro di mattina del giorno successivo abbiamo proseguito raggiungendo, in poco meno di quattro ore, i contrafforti sotto il pilastro principale, immediatamente a destra della via di ghiaccio aperta da Enrico Bonino e Jon Bracey nel 2019. Da qui abbiamo iniziato a risalire i muri di roccia fino alla parte più compatta del pilastro. L'idea era quella di tracciare una linea logica ed elegante al centro della parete pensando - viste le giornate brevi di febbraio - che la via ci avrebbe richiesto due giorni. Questa volta la natura ci ha fatto un regalo: roccia molto solida e, soprattutto, estremamente lavorata con concrezioni di ogni genere. Le difficoltà tecniche sono sempre state moderate, d'altronde mica tutte le vie possono essere dei "bastoni"? Esisteranno anche vie più facili ancora da aprire, o no?

Abbiamo diviso il pilastro principale in cinque lunghezze di corda, delle quali l'ultima sicuramente degna di nota perché perfettamente verticale, ma su appigli sempre generosi.

Dalla cima del pilastro - con una traversata in cresta - siamo sbucati sul plateau glaciale sotto la punta Walker delle Grandes Jorasses, dove passa la via normale. L’abbiamo seguita in discesa fino a fare rientro al rifugio Boccalatte alle 19, quindici ore dopo averlo lasciato.

Un'avventura davvero completa, vissuta in un ambiente profondamente diverso da quello conosciuto in estate. Le temperature erano giuste per scalare su roccia (con una bella giacca a vento addosso!), ma soprattutto l'abbondante quantità di neve presente ci ha fatto stare con le antenne dritte per tutte le quindici ore di questa lunga giornata.

Il regalo di Berna

Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Giacomo Mauri

Mercoledì 24 febbraio 2021

400 metri, 6b max

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