IL COMPLEANNO

Auguri a Marino Basso, il velocista che riuscì a zittire Merckx

Compie 75 anni il grande campione del ciclismo anni ‘60 e ‘70, ricordato soprattutto per l'impresa al Mondiale 1972

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Confinare un campione come Marino Basso, che nella sua carriera da professionista ha vinto tantissimo, alla dimensione del ‘grande velocista’ è forse riduttivo. Oltre alle grandi volate di gruppo, il vicentino ha sempre dimostrato di essere competitivo anche in corse più impegnative delle ‘semplici’ tappe pianeggianti e non è un caso che la vittoria più importante della sua carriera sia arrivata al termine di un percorso ondulato, quello del Mondiale 1972 a Gap. Una corsa leggendaria, in cui Basso ebbe la meglio al fotofinish su Franco Bitossi e riuscì a zittire anche il ‘Cannibale’ Eddy Merckx.

Nato il 1° giugno 1945 a Rettorgole di Caldogno (zona di campioni, visto che a Caldogno è nato anche Roberto Baggio), Basso ha segnato un’epoca del ciclismo italiano, correndo da professionista tra il 1966 e il 1978 e rivaleggiando, soprattutto in volata, con gente come Roger de Vlaeminck, Guido Reybroeck, Patrick Sercu, Rik Van Linden e Dino Zandegù, in un contesto completamente differente da quello odierno: le volate, oggi spesso lanciate da lunghi treni di gregari, allora erano un affare per uomini coraggiosi e solitari, al limite dello spericolato.

E Basso, in questo senso, non si è mai tirato indietro: grazie alla sua attitudine ha ottenuto ben 80 vittorie da professionista, 27 delle quali nei grandi giri. Ed è grazie a una volata unica e irripetibile che ha ottenuto il suo più grande successo, il 6 agosto 1972, nella prova in linea del Campionato del Mondo su strada. Quello che accadde sul traguardo di Gap è ancor oggi ricordato come uno degli arrivi più esaltanti nella storia del ciclismo: a due chilometri dall’arrivo Franco Bitossi sembrò aver azzeccato lo scatto vincente, dietro di lui si organizzò un gruppetto di inseguitori con il francese Cyril Guimard e l’olandese Joop Zoetemelk a spingere in testa per raggiungere ‘Cuore Matto’. Nel gruppetto c’erano anche Eddy Merckx e Marino Basso: i due non avevano mai nascosto la loro antipatia reciproca. Gli ultimi 500 metri furono epici: Bitossi, allo stremo, provò con tutte le sue forze a tagliare per primo il traguardo ma fu superato in extremis proprio da Basso, autore di una lunghissima volata ai limiti della perfezione. Basso conquistò così la maglia iridata, Merckx finì addirittura quarto. Restarono nell’epica del ciclismo le lacrime di entrambi gli azzurri: di gioia immensa per Basso, inatteso vincitore in un percorso che non avrebbe dovuto favorirlo, di disperazione per Bitossi, cosciente di aver perso un’occasione più unica che rara. I due si abbracciarono sul podio, in fondo avevano regalato all’Italia una storica doppietta, ma il gelo per quello 'sgarbo' sarebbe durato qualche mese prima del definitivo chiarimento.

Diverso il discorso per quel che riguardava Merckx: secondo la leggenda, il Cannibale mal sopportava le attenzioni del vicentino nei confronti della cognata e avrebbe voluto dargli una ‘lezione’ in gara. Inutile dire che prese malissimo il risultato finale. Perché Marino Basso è sempre stato così, senza paura e con un pizzico di follia: il decano dei giornalisti di ciclismo, il compianto Gino Sala, scrisse di lui: “Basso avrebbe ottenuto un numero assai maggiore di successi se si fosse attenuto alle regole del buon atleta”. Il carattere estroverso e la forte predilezione per il genere femminile, secondo alcuni addetti ai lavori, ne avrebbero limitato le potenzialità, ma i numeri oggettivamente dicono ben altro: nella sua lunghissima carriera Basso ha vinto 15 tappe al Giro d'Italia, 6 al Tour de France e 6 alla Vuelta a España, quelle in terra spagnola addirittura in una sola edizione, nel 1975. Si è aggiudicato corse di grande tradizione come il Giro del Piemonte, la Popolarissima di Treviso, la Milano-Vignola, la Tre Valli Varesine, il Trofeo Matteotti, la Coppa Bernocchi e il Gran Premio Montelupo. L’unico rimpianto è quello di non essere mai riuscito a vincere una classica monumento: non è mai andato oltre il terzo posto, infatti, né alla Milano-Sanremo, né alla Parigi-Roubaix né al Giro delle Fiandre. Essere stato uno dei quindici italiani ad aggiudicarsi la maglia iridata, però, basta ampiamente per ricordarlo come uno dei più grandi di tutti i tempi. In fondo, non capitava mica tutti i giorni di sconfiggere uno come Merckx.

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