LA SETTIMANA DEL CERVINO

Barmasse non fa sconti: “La politica non affronta i problemi, chi ci governa responsabile dei prossimi morti”  

Nostra conversazione con il 44enne alpinista-esploratore di Valtournenche al termine dell’evento da lui ideato

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© Settimana del Cervino

Tre giorni, un’intera estate. Questo e molto altro ancora è stata la nostra densa experience multidisciplinare a Cervinia in occasione delle giornate culminanti della Settimana del Cervino, giunta quest’anno alla sua quarta edizione. La nostra guida (nel senso letterale del termine) è stata Hervé Barmasse, guida alpina di quarta generazione nonché ideatore dell’evento ma soprattutto suo ispiratore. Un weekend coronato da una conversazione approfondita ed intensa con lo stesso Hervé, che non si è limitata ad un bilancio della “Settimana” (dal quale comunque partiamo) ed ha invece provato ad indagare le tematiche più attuali, legate alla montagna, al cambiamento climatico ed alle sue conseguenze.

SportMediaset: Hervé, qual è il bilancio della quarta edizione della Settimana del Cervino?

Hervé Barmasse: Il bilancio è positivo ma vogliamo fare ancora meglio, deve sempre esserci la voglia di crescere. Io poi di mio non sono mai soddisfatto! Comunque questa edizione è andata bene, abbiamo avuto ospiti molto diversi tra di loro, che hanno portato belle suggestioni e riflessioni, non solo di carattere sportivo. Quando si pensa alla montagna ed alle manifestazioni legate al mondo alpino si pensa fin troppo spesso allo sport, all’alpinismo. In realtà quest’anno abbiamo visto la montagna con gli occhi di persone che la vivono in modo autentico e genuino, abbiamo testimoniato modi differenti di farne esperienza. Ed è stato molto importante. Secondo me il messaggio che deve passare è la cultura della montagna, a maggior ragione di questi tempi ed in relazione al tema dei cambiamenti climatici. Servono prospettive nuove per il futuro, per vivere pienamente la montagna al meglio, rispettandola.

© Settimana del Cervino

SM: Ecco, prima di tornare sugli aspetti più sereni e ludici della “Settimana”, la seconda parte della tua risposta ci porta ad affrontare temi “alti” ed attualissimi, dai risvolti drammatici ed oltre, che la manifestazione ha puntualmente affrontato e discusso nei vari “panel”, nelle tue conferenze e negli incontri - anche e soprattutto quelli informali - con la stampa. Più che un tuo giudizio sulla tragedia della Marmolada dell’inizio di luglio, vorrei un parere da chi - come te - vive la montagna su base quotidiana. Mi sembra che, fin da subito, il dibattito sia degenerato e più ancora sia stato banalizzato, perdendo di vista il significato profondo di ciò che è accaduto. Quale deve essere secondo te il focus, il cuore del ragionamento?

HB: Il focus è il cambiamento climatico. Questa tragedia ci ha aperto gli occhi ma non dobbiamo focalizzarci sulla Marmolada o sulla montagna. Poteva essere un dissesto geologico oppure un’alluvione. In realtà dobbiamo capire quali sono le cause, perché gli effetti sono già sotto i nostri occhi, li stiamo notando a nostre spese e purtroppo delle persone stanno morendo. Devo essere sincero: ciò che mi ha choccato in queste ultime settimane è stato l’atteggiamento della politica. Una crisi di governo in un momento così delicato rasenta la follia. Siamo molto lontani dalle parole pronunciate dal mondo politico subito dopo la tragedia. Credendoci, probabilmente. Però la politica trova continuamente scuse per non affrontare i problemi. Se non lo si fa, ci saranno altri morti, e di questi morti saranno responsabili le persone che ci governano.

© Maurizio Torri

SM: A fronte dei tanti discorsi a proposito dei pericoli che corre il nostro pianeta, qui alla Settimana del Cervino tu hai puntualizzato che a rischiare tutto è l’uomo.

HB: Ovviamente sì, in realtà è la nostra specie ad essere in pericolo. Non è il mio campo, ma nel corso delle ere geologiche diverse specie si sono estinte. Spesso facciamo riferimento all’estinzione dei dinosauri: io penso che l’uomo possa estinguersi ben più rapidamente dei dinosauri! Il ciclo di vita dell’uomo in questo momento è a rischio. Il Cervino può crollare: in generale, naturalmente, non dico questa estate! Le montagne si sgretolano, sono sempre crollate ma vi posso assicurare che il Cervino sarà ancora in piedi tra mille, duemila o tremila anni. L’uomo invece… inizio ad avere qualche dubbio in proposito.

© Maurizio Torri

Cosa faremo, quando mancheranno le risorse per vivere, come ad esempio l’acqua? L’acqua è preziosa, quindi la montagna è preziosa. Si deve attuare un cambiamento. Oltretutto, sappiamo già che - anche se cambiassimo il nostro modo di agire oggi stesso - questi fenomeni (ed in primo luogo il riscaldamento globale) non si arresteranno “on/off”: impiegheranno anni e anni… e anni. La mia generazione continuerà verosimilmente ad assistere ad un aumento delle temperature, farà sempre più caldo. Quello che mi viene da dire è: cerchiamo di rimboccarci tutti le maniche e di fare qualcosa tutti insieme. La direzione deve essere questa: fare qualcosa e non limitarsi a parlarne. È molto diverso!

© Settimana del Cervino

Ricca di spunti di riflessione, come quelli sui quali si è articolata una parte importante dell'intervista con Hervé Barmasse, la nostra tre giorni educational-immersiva a Cervinia in occasione del weekend nel quale è culminata la quarta edizione della Settimana del Cervino ha conosciuto molteplici aspetti come dicevamo sopra sereni ed anche giocosi. Momenti all’insegna dello sport, dello svago e delle attività culturali legate al mondo della montagna. Dal golf (Cervinia ospita il campo più alto d’Europa), alla visita al laboratorio nel quale Giangiuseppe Barmasse dà forma e - letteralmente - restituisce vita al legno della Valtournenche.

© Giangiuseppe Barmasse

E poi ancora il concerto di Dolcenera e dei Neri Per Caso ai piedi del Cervino, agli incontri multidisciplinari nella accogliente e suggestiva Piazzetta Delle Guide della stessa Valtournenche. Ospiti, tra gli altri, Henri Aymonod (campione del mondo in carica di corsa in montagna overall e vertical) e la giovanissima Gaia Tormena, campionessa del mondo di mountain bike nella adrenalinica specialità Eliminator.

© Settimana del Cervino

Una serie di incontri per quanto ci riguarda culminata nell'intervento del fortissimo alpinista basco Alex Txikon, autore nel 2016 (con Simone Moro e Alì Sadpara) della prima salita invernale del Nanga Parbat, dall’alto degli 8126 metri della sua vetta la nona vetta del pianeta. Oltretutto protagonista, lo stesso Txikon insieme ai suoi compagni di spedizione al K2, della missione (di soccorso prima e poi di ricerca) di Daniele Nardi e Tom Ballard, dispersi sullo Sperone Mummery del Nanga Parbat tra la fine di febbraio ed i primi di marzo del 2019.

© Stefano Gatti

Una experience ricca, insomma, completa e senza respiro conclusa da un’escursione vista-Cervino insieme ad Hervé Barmasse ed a Valeria Margherita Mosca, alla scoperta dei segreti del foraging, termine inglese che designa l’attività di raccolta in ambienti selvatici di specie vegetali o animali adatte al nutrimento umano, evoluzione moderna dell’antica pratica dell’alimurgia. Un caleidoscopio di esperienze e di attività quindi le più diverse tra di loro, tutte però accomunate dalla Gran Becca, vera e propria anima di roccia dell’evento. Ed è proprio dai 4478 metri del Cervino che riparte la nostra conversazione con Hervé.

© Stefano Gatti

SM: Ogni volta che si viene a Cervinia si avverte subito la presenza incombente ed al tempo stesso rassicurante del Cervino, come se si trattasse di una persona. Tu gli hai dedicato capitoli importanti della tua carriera e nella serata che hai tenuto a Valtournenche (incentrata sul tuo secondo libro: “Cervino la montagna leggendaria - Rizzoli) ne hai ripercorso la storia, esaminando l’evoluzione del rapporto dell’uomo con questa montagna: la scoperta, il coraggio, l’avventura, poi la versatilità (che ti appartiene… parecchio) ed infine lo sport, la velocità in particolare, pensando allo straordinario record salita-discesa di Kilian Jornet. Qual è (se c’è) la prossima frontiera “umana” sul Cervino, ad alto livello, anzi per così dire estremo?

HB: Il livello assoluto sul Cervino è ancora attualissimo ed è rappresentato dalle solitarie, ma è veramente per pochi! Non si può consigliare a qualcuno questo tipo di esperienza, perché i pericoli effettivamente aumentano. Però se andiamo a vedere la storia del Cervino, il fatto che ci siano state solo la solitaria di Bonatti e la mia, vuol dire che di vie nuove di questo tipo ne sono state fatte veramente poche e lo stesso vale per le prime ripetizioni in solitaria di vie già aperte e poi ripetute in cordata. Si tratta di un concetto molto estremo, dal quale però non si può prescindere (insieme all’apertura di nuove vie in estate ed in inverno), se vogliamo veramente provare l’alpinismo ai suoi massimi livelli.

© Settimana del Cervino

SM: Lo scorso inverno hai affrontato il Nanga Parbat ed in particolare la sua gigantesca parete Rupal, la più alta del pianeta (4500 metri di sviluppo verticale), dovendo però rinunciare a causa delle perduranti condizioni meteo proibitive. Quali sono i tuoi programmi “avventurosi” per i prossimi mesi? Hanno più a che fare con l’alpinismo o con l’esplorazione?

HB: Un po’ di entrambe le cose. L’idea di tornare in Himalaya d’inverno c’è ed è concreta. Stiamo cercando di capire nel dettaglio quale potrebbe essere il programma. Il mio obiettivo rimane quello di scalare un "ottomila" in stile alpino - e quindi pulito - in inverno, cosa che non è mai stata fatta. Dobbiamo valutare bene se sarà di nuovo il Nanga Parbat, un altro "ottomila" oppure ancora - perché no - il Nanga Parbat e un’altra montagna. Ci stiamo ragionando, è un progetto molto ambizioso. La missione rimane la stessa dello scorso inverno: unire gli aspetti culturali e di esplorazione (relativi ai limiti dell’uomo) ad un obiettivo alpinisticamente molto, molto complesso e difficile.

© Stefano Gatti

SM: Recentemente il tuo co-valligiano Nadir Maguet (lo skyrunner e scialpinista azzurro è originario del villaggio di Torgnon) ha “firmato” nelle Alpi Centrali un paio di FKT (“Fastest Known Time”) sulla Biancograt del Piz Bernina e sulla Hintergrat dell’Ortles. Si parla già del “Mago” come di un valido candidato ad attaccare il primato di Kilian Jornet sul Cervino (due ore e 52 da Cervinia alla vetta e ritorno in paese nel 2013). Secondo te ce la può fare?

HB: Sì, mi dicono che Nadir potrebbe effettivamente essere in grado di provarci. Certo, tentare di battere Kilian e riuscirci davvero sono due cose diverse. Ci sono anche altri candidati, come Henri Aymonod (campione del mondo di corsa in montagna, specialità vertical, ndr) che sembra molto interessato. Se sia effettivamente possibile superare Kilian lo vedremo… negli anni a venire. Sicuramente è bello che ci sia qualche giovane interessato a provarci. Nadir e i suoi colleghi skyrunners vivono di gare, competizioni e primati. Amano la montagna e la vivono con gli occhi dell’atleta, perché è ciò che loro compete. Di certo sarà una bella sfida. Vedremo!”

 

© Settimana del Cervino

Mentre il Cervino assiste impassibile (ma non immutabile, come ci ha ricordato Hervé) all’evoluzione del suo “rapporto” con gli uomini, ci piace lasciare per un istante da parte lo slancio in avanti per fare una sosta e mettere un punto con il ricordo forse più appagante e pacificatorio: la piacevole compagnia di Marco Barmasse (papà di Hervé e lui stesso Guida Alpina, come il padre ed il nonno). Prima nella nostra escursione sui sentieri sopra Cervinia, poi a tavola, mentre ce ne mostra vie e pareti, disegnandole sull’illustrazione stilizzata della tovaglietta di carta, per poi alzare lo sguardo e indicarcele “dal vivo”... sull’originale che incombe imponente e rassicurante sopra le nostre teste, come sempre e - per citare Hervé - come continuerà a fare per molte migliaia di anni ancora sopra la conca del Breuil: con e senza l’Uomo.

© Regione Autonoma Valle d'Aosta

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