Tra le brillanti prestazioni della serata italiana di Diamond League qualche dubbio sulle prospettive stagionali dei due campioni olimpici di Tokyo
di Ferdinando Savarese© FIDAL/FIDAL
Gianmarco Tamberi e Filippo Tortu, due tra gli sportivi più iconici dell'atletica italiana, non sono riusciti a entusiasmare nella magica serata romana di Diamond League del Golden Gala Pietro Mennea, con un decimo e settimo posto nelle loro rispettive gare del salto in alto e dei 100 metri, con la misura di 2,16 e il crono di 10"19, piazzamenti e prestazioni che lasciano qualche interrogativo sul loro percorso verso i mondiali di Tokyo a settembre, nell'impianto dove hanno conquistato gli ori olimpici nell'alto e nella 4x100, ma in ogni caso oltre a esserci davanti ancora oltre tre mesi prima dell'appuntamento iridato giapponese, vanno fatte alcune analisi sul diverso significato di quanto da loro espresso ieri sera.
Tamberi, che ha compiuto 33 anni lo scorso 1° giugno, è sceso sulla pedana dell'Olimpico per la prima gara dopo l'ultima di settembre 2024 in occasione della sua vittoria nella finale nell'alto di Bruxelles della Diamond League 2024, avendo oltretutto passato un periodo di profonde riflessioni sino a febbraio quando ha ufficialmente comunicato che avrebbe proseguito l'attività, per cui è presumibile che la sua preparazione sia iniziata molto tardi rispetto al solito, e certamente anche con qualche intoppo fisico da risolvere quale un problema al ginocchio.
La sua presenza al Golden Gala è stata quindi imprevista, annunciata negli ultimi giorni dopo un sondaggio lampo sulla sua pagina Instagram chiedendo ai tifosi se dovesse gareggiare e quindi, di fatto, anticipando che il suo rendimento non sarebbe potuto essere ottimale pur se poi, la sua straordinaria capacità di interpretare le competizioni qualche volta ha colmato in passato condizioni fisiche non al top, cosa che nella serata romana non è però accaduta, per cui la presenza di Gimbo ha rappresentato solo spettacolo puro per il pubblico in festa anche grazie alla sua presenza.
Ciononostante rimane qualche dubbio sulle reali possibilità del campione mondiale in carica di Budapest 2023 di poter presentarsi all'appuntamento di Tokyo nella forma idonea per provare a difendere il titolo, o quantomeno sul fatto che Tamberi voglia realmente puntare a questa manifestazione al di là delle sue dichiarazioni, perché la sua ricerca estrema della perfezione che lo porta a puntare sempre al massimo in ogni grande evento internazionale, potrebbero consigliargli di preservare il suo fisico sempre nell'ottica delle Olimpiadi di Los Angeles 2028.
LE DICHIARAZIONI DI TAMBERI
"Prima della gara cercavo di autoconvincermi che ci fosse comunque un modo per riuscire a saltare in alto, ma alla fine la verità viene sempre a galla. Era chiaro che tutti i segnali portavano a capire che oggi non avrei potuto saltare misure importanti. Magari potevo arrivare a 2,20, forse 2,23, ma non sono certo le misure che mi competono quando sto bene. Questa gara rappresentava un po’ il capitolo finale del mio percorso riabilitativo: era un test per capire come stesse davvero il ginocchio, e devo dire che sono molto contento perché non ho sentito nulla, nessun fastidio. E questa, per me, è davvero l’unica cosa che conta. Ora inizia una nuova fase: finalmente potrò ricominciare ad allenarmi per saltare sul serio, con esercizi specifici. Fino a ora è stato come chiedere a un maratoneta di correre solo mille metri: non puoi pretendere che faccia una maratona. Da oggi, finalmente, posso tornare a lavorare per saltare in alto. Se in tre mesi e mezzo riuscirò a farlo a Tokyo? Non lo so. Ma di certo, a Tokyo, non salterò queste misure viste oggi. Quanto riuscirò a fare, lo vedremo. L’importante, ripeto, è che io riesca a concludere questa stagione con il ginocchio in salute. Sarebbe già una vittoria nel mio percorso verso l’obiettivo più grande: Los Angeles".
Il discorso su Tortu è invece completamente diverso in quanto il velocista azzurro, che compirà 27 anni il prossimo 15 giugno, si era dichiarato alla vigilia della gara molto ottimista sulle proprie condizioni e convinto di poter tornare quantomeno sotto la soglia dei 10"10 sui 100 metri, come non gli riesce di fatto proprio dal Golden Gala del 17 settembre 2020 quando nell'anno dell'esplosione del Covid chiuse terzo in 10"09, due giorni dopo aver fermato il cronometro a 10"07 in occasione del secondo posto al Galà dei Castelli a Bellinzona.
L'enorme talento del velocista lombardo, primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri con quel 9"99 realizzato a Madrid il 22 giugno 2018 che creò una prima grande svolta epocale all'atletica nazionale, è sicuramente indiscutibile ma non è riuscito negli anni a esprimersi come quel risultato di quasi 7 anni fa avrebbe fatto pensare, ovviamente parlando solo a livello di gara individuale dove dopo il 2021 c'è stata pure una virata decisa verso i 200 metri, senza però riuscire a convincere totalmente sempre nell'ottica del suo enorme potenziale, ricordando in ogni caso i due prestigiosi podi agli Europei di Monaco 2022 e Roma 2024 rispettivamente con un bronzo e un argento.
Il ritorno a una gara di Diamond League sui 100 metri, a 4 anni quasi dalla precedente nel luglio 2021 a Montecarlo, ha fatto fa quindi pensare che Filippo e il suo staff, da quest'anno arricchito dalla presenza di un nuovo preparatore della forza di grande spessore quale Stefano Serranò in aggiunta al tecnico di sempre Salvino Tortu, siano ancora indecisi su quale specialità puntare per i mondiali di Tokyo tra 100 e 200, e che la prova di ieri sera dopo il debutto individuale nella Diamond di Doha sui 200 a maggio, sia stato proprio un test in tal senso su cui sembrava appunto ci fosse molto ottimismo.
Nelle dichiarazioni del dopo gara il velocista si è mostrato non contento del riscontro cronometrico, confermando appunto che pensava di valere meglio e affermando comunque che l'obiettivo per i mondiali saranno i 200 metri, ma certamente i riscontri delle prossime gare saranno fondamentali per una decisione forse non ancora presa definitivamente, salvo il fatto che per il mezzo giro di pista abbia già gli standard di qualificazione mondiale, al contrario che per i 100 metri in cui dovrà conquistarli.