Paralimpiadi 2018, sullo snowboard senza braccio: Priolo punta al podio - GUARDA CHE FORZA: VIDEO

L'atleta azzurro, amputato all'avambraccio destro dopo un incidente nel giorno dei suoi 18 anni, in esclusiva a Sportmediaset.it: "Ho lavorato tanto per essere qui, non ho mai mollato"

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Tutta la forza di quest'uomo viene fuori improvvisamente nel momento in cui racconta l'evento che ha segnato la sua vita. "Ho subito un'amputazione dell'avambraccio destro, con lesione del plesso brachiale, in seguito a un incidente in moto avvenuto il 28 agosto 2003. Era il giorno del mio compleanno. Compivo 18 anni, erano le 8 del mattino". Pausa. "Nemmeno il tempo di festeggiare...". A parlare è Paolo Priolo, atleta della nazionale paralimpica di snowboard, capace di ricordare quell'evento col buonumore, con serenità, con il sorriso sulle labbra, con la gioia di vivere.

Il 32enne di Monteu Roero (Cuneo) a PyeongChang - dove venerdì sono scattate ufficialmente le Paralimpiadi 2018 - sarà protagonista nel boardercross, la sua disciplina preferita. Un percorso paralimpico, quello di Priolo, iniziato 4 anni fa dopo i Giochi di Sochi e contraddistinto da una crescita costante, soprattutto dal punto di vista mentale ed emozionale. "Nei primi due anni la parte più difficile è stata gestire la competizione, la componente emotiva - spiega a Sportmediaset.it -. Non avevo mai praticato altri sport e quindi non avevo mai vissuto la competizione. La mia scelta, in gara, era sempre conservativa. Invece, anziché frenare, bisogna saltare addosso all'avversario. Se poi capita il contatto, capita... Mai tirarsi indietro". Una mentalità nuova per l'azzurro, costruita con il tempo e con il lavoro: "Apprendere e assimilare tutto questo è stata la cosa più difficile, al di là della preparazione fisica che ho dovuto imparare a curare e apprezzare". Un atteggiamento vincente, che gli ha spalancato nuovi orizzonti: "L'obiettivo è sicuramente il podio, che in qualsiasi condizione non va mai dato per perso fino all'ultimo istante. E dietro a questa cosa che ho appena detto ci sono ore e ore di lavoro. Ho avuto un netto cambiamento per quanto riguarda l'aggressività. Era l'ingrediente base che mi mancava. Non ho mai mollato, imparare a perdere è stato più difficile che imparare a vincere".

Il team azzurro di snowboard - completato da Luchini, Cavicchi e Pozzerle - è un gruppo unito e compatto: "Questa squadra è una grande famiglia, quando dovrò lasciarla sarà un casino. Lo snowboard è la nostra passione principale, però questa avventura non è solo snowboard. Viviamo insieme ormai da mesi, ci vediamo per intere settimane di fila o per 3-4 giorni a settimana, ormai è una convivenza. Peggio che stare con una moglie (scherza, ndr)". Un contesto, quello della nazionale azzurra, dove evidentemente l'energia di uno alimenta l'altro e l'altro ancora: "Non sono tra i favoriti anche per motivi tecnici, visto che al cancelletto ci si tira con due braccia mentre io ne ho una sola e dunque ho meno spinta. Però non è detto, vedremo alla fine. Io ci credo e anche per la squadra non posso mollare, perché hanno creduto in me".

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