MotoGP, Dovizioso scaccia il complesso d'inferiorità

Da fine collaudatore a cannibale della pista: la trasformazione di Andrea

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Ha passato buona parte della carriera con la patente di fenomeno nella messa a punto della moto, di collaudatore sensibile, di pilota dotato di talento ma non abbastanza per arrivare lassù. A 31 anni Andrea Dovizioso sta confermando le prime due tesi e smentendo la terza. La sensazione è che dopo quattro anni alla Ducati sia finalmente riuscito a lavorare per se stesso e non per gli altri, come era accaduto per esempio alla Honda, quando aveva Stoner e Pedrosa come scomodi vicini di casa.

Il Dovi ha avuto tempi e modi per cucirsi addosso la Desmosedici, come se si trattasse di un vestito su misura. Il tutto grazie alla fiducia dell'ingegner Dall'Igna che ha preso in mano il progetto, con la squadra reduce dal disastroso rapporto con Valentino Rossi. Quando Dovizioso si è sentito una cosa sola in sella al suo mezzo ha compreso che il limite si sarebbe potuto spostare un po' più in là, senza il rischio di finire per terra. Per Andrea il passo successivo è stato quello di prendere le misure alla concorrenza, smaltendo quello che pareva un complesso d'inferiorità, dettato negli più dai limiti tecnici delle moto che non dal talento. Così, finalmente, Dovizioso ha rintracciato lo stato di grazia indispensabile. Oggi Andrea non ha più paura di nessuno, sa reagire con agilità all'aggressività di Marquez, non si pone problemi reverenziali a saltare il totem Rossi. In queste condizioni pensare al titolo mondiale è un progetto assai concreto.

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