VOLLEY MASCHILE

Modena Volley e la mappatura degli atleti per migliorare la performance sportiva

La collaborazione della società gialloblù con Alea Design, spin-off dell'Università di Modena e Reggio Emilia

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Modena Volley resta al passo con i tempi e grazie al supporto di Alea Design, spin-off dell’Università di Modena e Reggio Emilia, sperimenta nuovi prodotti e servizi ad alto valore tecnologico applicati allo sport con uno scopo ben preciso: migliorare la preparazione atletica dei giocatori e la loro performance durante allenamento e partita. Un passaggio cruciale per le ambizioni di qualsiasi club di alto livello, che prevede l'implementazione di strumenti di misurazione all'avanguardia che forniscono dati per il costante monitoraggio fisico di un atleta.

Oscar Berti, preparatore atletico di Modena Volley, dal 2014 al fianco di Andrea Giani, spiega la filosofia di questa collaborazione tra Modena Volley e Alea Design: "L'obiettivo è quello di calcolare il carico di lavoro interno di un atleta durante l'allenamento. Con queste monitoraggio capiamo effettivamente quanto un giocatore stia facendo fatica durante la seduta. Se sta superando il suo limite, quindi faticando troppo, o se sta lavorando con un carico di lavoro accettabile anche secondo le richieste dell’allenatore".

"Sono strumenti molto utili per uno staff - prosegue Berti. I monitoraggi ci permettono di capire nei vari periodi della stagione quale può essere il carico limite (come il numero di salti, o il tipo di esercizi da proporre) per portare l'atleta a quella soglia di fatica che vuoi raggiungere per ottimizzare la preparazione".

Sistemi di misurazione che facilitano il lavoro e aiutano ulteriormente lo staff, soprattutto in una stagione in cui la programmazione è spesso cambiata a causa della pandemia: "Abbiamo dovuto incorrere in periodi in cui giocavamo ogni 3 giorni e periodi in cui giocavamo ogni 20. La programmazione del lavoro cambia totalmente e avere degli strumenti in più aiuta molto: più strumenti hai e meglio affronti problemi e difficoltà guidando la performance dell’atleta e della squadra".

Massimo Milani, socio fondatore e presidente di Alea Design, entra nei dettagli del progetto spiegando i passaggi di misurazione della performance: "Lo strumento di misura più importante è un sensore che legge la variazione del battito cardiaco, del ritmo respiratorio e delle componenti d’accelerazione. Da queste informazioni capiamo quanto stiamo stressando l’atleta rispetto al suo massimale. Otteniamo un indicatore che serve al preparatore per capire se la scheda che ha preparato o l’allenamento in campo stia effettivamente allenando l’atleta".

"Viene impegata anche una macchina (con mascherina) che calcola l'efficenza respiratoria dell’atleta in allenamento - spiega il prof. Milani. Sono informazioni che fanno capire come lo stress sta condizionando l’efficenza della respirazione dell’atleta, per capire quanto può essere stressato l’atleta. Rifacciamo in dinamico con dei classici movimenti relativi al ruolo e con questa macchina definiamo il massimo della fatica".

Queste misurazioni hanno uno scopo ben preciso, ovvero quello di restituire ai preparatori uno spettro della performance fisica del proprio giocatore su cui poi impostare tutte le sedute, da quelle in sala pesi a quelle sul taraflex, personalizzando l'allenamento: "Entriamo in quella logica in cui si utilizza il dato per guidare lo sviluppo atletico e psicofisico dell’atleta - spiega Milani. La personalizzazione dell’allenamento migliora la performance e l’approccio alla partita: la consapevolezza di essere al top porta l’atleta a sentirsi forte. Non solo: mappando gli atleti, si possono anticipare gli effetti dell’infortunio perché dai parametri fisiologici capisci se l’atleta ha qualcosa che non va. La mappatura permette di capire prima quando fermarsi. La confidenza psicologica è fondamentale nello sport".

Un discorso a cui si lega anche Oscar Berti, che ha provato a immaginare lo sviluppo di questa collaborazione: "L’evoluzione sarà fare in modo che lo strumento completi la scelta che lo staff fa per la proposta d’allenamento. L'attrezzatura oltretutto non disturba, perché ogni giocatore ha una fascia con un sensore facilmente indossabile, non sono strumenti invasivi. Credo che questa sia una via da seguire".

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