Le Olimpiadi di Tokyo del 1940

La storia di quello che sarebbe potuto accadere

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Winston Churchill era stato una cornacchia che aveva cantato a sproposito: “Avevate due possibilità: l’onore e la guerra. Avete perso l’onore e presto avrete la guerra”, disse, quando Neville Chamberlain era tornato da Monaco di Baviera sventolando l’accordo che garantiva pace all’Europa.

Erano passati quasi due anni e Hitler aveva rispettato il trattato: d’accordo, si era preso l’Austria e un bel pezzo di Cecoslovacchia, ma le vecchie volpi della diplomazia avevano convenuto che, tutto sommato, il cancelliere aveva messo le mani su territori di lingua tedesca dove, per di più, la gente non vedeva l’ora di essere annessa da quella che ritenevano la heimat, la madre patria.

Su Danzica la situazione rimaneva spinosa ma immobile: capitava che, nel corridoio che divideva la vecchia Città Libera dalla Germania, avvenisse qualche incidente di cui l’una e l’altra parte riversavano la responsabilità su provocatori polacchi o agenti tedeschi.

Per il mondo dello sport la primavera del 1940 era l’avvio dell’operazione che avrebbe portato per la prima volta l’Olimpiade in Asia, a Tokyo, in calendario dal 21 settembre.

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