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Courmayeur, autentico gioiello alpino e punto di riferimento per il turismo outdoor, continua a distinguersi come destinazione d’eccellenza per chi cerca esperienze a contatto con la natura, senza rinunciare all’eleganza e allo sport. Tra le discipline che da sempre contribuiscono a definire l’identità sportiva della località, il golf occupa un posto speciale. È proprio qui, nel 1935, che nasceva il Golf Club Courmayeur et Grandes Jorasses, una delle realtà storiche del golf alpino italiano.
Immerso in uno scenario unico, ai piedi del Monte Bianco, quest’anno il Club raggiunge il traguardo dei novant’anni di attività, confermandosi una tappa imprescindibile per gli appassionati. Progettato dall’architetto inglese Peter Gannon e successivamente rinnovato da Sir Henry Cotton, il percorso si snoda a 1.560 metri di altitudine lungo le rive della Dora. Le 9 buche con doppie partenze[1] si collocano su un campo pianeggiante e adatto a tutti -dai neofiti ai professionisti- ma capace di sorprendere con due spettacolari par 3 che regalano momenti di sfida tecnica e pura emozione.
Tra i frequentatori affezionati del Golf Club Courmayeur et Grandes Jorasses anche Massimo Mauro, ex calciatore e Presidente della Fondazione Vialli e Mauro che ha trovato in questo angolo di Valle d’Aosta un luogo dove vivere il golf in modo unico.
“La prima volta che sono stato a Courmayeur era il 1985. Non giocavo ancora a golf, ma quel paesaggio mi è rimasto impresso”, racconta. “È stato solo dopo aver smesso con il calcio, nel 1995, che ho iniziato a giocare sul serio, e da allora il campo di Courmayeur è diventato una tappa fissa delle mie estati. Il circolo ha avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita sportiva: sono passato da un handicap di 24 a 4, grazie anche al percorso tecnico, che richiede precisione soprattutto con i ferri. È un campo unico sia dal punto di vista paesaggistico che sportivo e per me è sempre una gioia tornarci. Ho condiviso tante estati lì con gli amici di sempre, tra cui il presidente Pasqualino. Anche oggi, ogni volta che posso, torno a giocare con lui e l’esperienza è sempre unica”.
Aperto da giugno fino a ottobre, seguendo il ritmo delle stagioni alpine, il Golf Club Courmayeur et Grandes Jorasses offre ai soci e agli ospiti un’esperienza completa, grazie a strutture dedicate come il driving range, il pitching e il putting green, oltre a servizi pensati per ogni esigenza: scuola di golf, corsi specifici per bambini e ragazzi, noleggio attrezzatura e golf cart. Durante l’estate, il calendario si arricchisce con Golf Clinic per affinare la tecnica, Academy pensate per i più giovani e numerosi tornei che animano la stagione.
Tra gli appuntamenti da non perdere, spicca la 10ª edizione di “Steve’s Golf by Night”, la spettacolare gara in notturna in programma venerdì 1° agosto.
Nel rispetto dello straordinario contesto naturale che lo circonda, il Golf Club ha inoltre adottato un approccio sostenibile facendone una delle sue priorità. Tutta la manutenzione del green avviene con prodotti esclusivamente biologici e il campo è certificato per la totale assenza di sostanze chimiche, nel pieno rispetto dell’ecosistema alpino. Un approccio responsabile che valorizza la natura circostante e garantisce un’esperienza di gioco in armonia con l’ambiente.
Ma l’attenzione del Club va anche oltre il gioco e l’ambiente: dal 2014 è stato avviato grazie all’iniziativa del Presidente del Club Pasqualino de Luca un percorso di inclusione sociale che coinvolge associazioni locali attive nell’integrazione di persone che presentano delle forme di disabilità. Questo impegno si è tradotto nell’organizzazione di eventi di rilievo nazionale, come le Special Olympics, con edizioni significative nel 2018 e una che si è appena conclusa lo scorso 14 giugno.
Negli ultimi anni, il Club ha poi ampliato il progetto anche alle disabilità fisiche. In collaborazione con l’associazione ASPERT[2] e LIMPH Foundation, è stato introdotto nel Club l’uso del “paragolfer”, un ausilio che combina le funzioni di carrozzina e golf cart, permettendo a chi ha difficoltà motorie di giocare in autonomia. Il tracciato si è rivelato accessibile fin dall’inizio, senza la necessità di interventi strutturali: un segno concreto di come una struttura nata novant’anni fa fosse inconsapevolmente aperta e inclusiva per tutti.
Completa l’esperienza una Club House in stile baita, un tempo riserva di caccia, oggi sapientemente restaurata nel rispetto della tradizione alpina. Al suo interno, un ristorante gourmet sorprende i visitatori, il tutto accompagnato da una ricchissima carta dei vini, con etichette selezionate del territorio e grandi nomi dell’enologia.