L'oriundo ha deciso il match con la Svezia con una rete che ricorda quella segnata dal Divin Codino a Usa '94
Il 17, di venerdì 17. Bando alla scaramanzia, Italia-Svezia l'ha decisa Éder Citadin Martins. Prendendosi una rivincita personale, contro i critici e contro i puristi. Sì, perché Eder è nato a Lauro Müller, piccolo paese nello stato di Santa Catarina, Brasile. E in nazionale ci gioca da oriundo: alla sua dodicesima presenza ha segnato il suo terzo gol, dopo quelli con Bulgaria e Azerbaigian segnati nelle qualificazioni.
Il più importante, ovvio, dopo una stagione a due facce: irresistibile alla Samp, ai margini dell'Inter. In nerazzurro un solo gol, tanti hanno storto il naso al momento della sua convocazione. Conte è andato alla guerra con i suoi soldati, e tra questi c'è Eder, troppo importante nell'economia del gioco azzurro, tra corse a perdifiato (ricordate il ripiegamento su Lukaku contro il Belgio) e pressing costante. A scapito della lucidità, magari. Ritrovata, all'improvviso, all'88' di Italia-Svezia.
Eder non conosce scaramanzia. Da buon sudamericano, per lui il numero "sfigato" è il 13. Ma alla scaramanzia proprio non bada, credente e fedele come è, lui che indica il cielo dopo i gol, e che spesso faceva capolino nella chiesa di San Siro (questa sì, una bella coincidenza) a Nervi.
Sta di fatto che il gol che ha illuminato il pomeriggio dell'Italia Europea ha fatto venire in mente, a tutti, il gol realizzato da Baggio contro la Bulgaria, nella semifinale dei Mondiali a Usa '94. Non agitatevi, per il paragone: non è certo un confronto tra i giocatori, ci mancherebbe. È semplicemente che la dinamica, l'azione, il tiro, tutto, ricordano, quasi come in un replay, il gol del Divin Codino.
Analizziamoli, partendo dal gol di Tolosa. Rimessa laterale lunga di Chiellini, nella metacampo della Svezia: il difensore bianconero gioca la palla sulla testa di Zaza, che effettua una bellissima sponda per Eder. Il quale controlla e inizia a convergere. Ne ha addosso quattro, uno rinviene su di lui: l'attaccante azzurro si accentra, esita e manda per terra Granqvist (manuale dell'imperfetto difensore) e conclude, sul secondo palo, di collo-piatto, con un po' di giro. Isaksson battuto.
Un dejà vu. 13 luglio 1994, New York, Italia-Bulgaria, semifinale dei Mondiali di Usa '94, 25' del primo tempo. Donadoni effettua la rimessa laterale sulla trequarti bulgara. Non c'è sponda, Baggio riceve e con lo stop salta l'uomo alle sue spalle. Poi il Divin Codino si accentra, supera con un guizzo l'intervento in scivolata di un difensore, poi dipinge un tiro, molto a giro, molto bello, imparabile, che si infila vicino al palo. Più bello e difficile, più importante. Ma quello di Eder ce l'ha ricordato, di venerdì 17. E ci ha fatto godere.