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Pressing, super Alaba e un modulo variabile: le armi dell'Austria

La squadra di Foda non è facilmente inquadrabile in un sistema di gioco fisso ma ha dei principi ben chiari

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Franco Foda la sua impresa l'ha già compiuta. Non solo ha portato l'Austria a vincere la prima partita in una fase finale di un europeo ma è riuscito anche a conquistare gli ottavi. Oltre a sperare che si fermi qui, non possiamo però non sottolineare i punti di forza di una squadra che, pur essendo inferiore agli azzurri sotto tutti i punti di vista, non potrà essere sottovalutata. 

Difficile inquadrarla in un sistema di gioco base, cosa peraltro complicata in generale vista la fluidità del calcio moderno. Ha alternato la difesa a tre a quella a quattro, ha schierato tre giocatori alle spalle di una punta o solo due, ha giocato con una coppia offensiva centrale e cinque centrocampisti. Ci sono però dei principi che non cambiano. Il pressing, per esempio, sa anche essere portato a livelli offensivi del campo, come l'Ucraina ha potuto sperimentare.

Altra caratteristica è l'utilizzo sistematico delle fasce, soprattutto perché sulle corsie esterne sono posizionati i giocatori di più elevato tasso tecnico: Lainer e un Alaba che è la vera anima di questa squadra, capace di spostarsi al centro quando la situazione lo richiede, come da dettami del calcio di Guardiola (che lo ha allenato tre anni al Bayern). Quando la palla è sull'esterno si ricerca il pallone in diagonale per chi è davanti, con il conseguente riavvicinamento dei giocatori sulla trequarti per ricevere la sponda. Un altro giocatore chiave è il regista del Lipsia Sabitzer, capace di giostrare da regista o da trequartista, centrale o nel mezzo spazio laterale. Davanti ci si affida soprattutto ad Arnautovic, rimasto quello dell'Inter di 11 anni fa: buona tecnica ma scarsa maturità sotto rete. 

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