Lupetto Mannari: spot, gol e il Milan... a Singapore

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Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Nell’album dei trionfi del Milan dell’era Berlusconi, contraddistinto dai gol e dalle magie di Gullit e Van Basten, c’è un piccolo spazio anche per Graziano “Lupetto” Mannari, attaccante, classe 1969. Gli bastano 8 gol in rossonero (tra campionato e coppe) nelle sue uniche due stagioni in prima squadra per scrivere pagine a suo modo storiche. Ma la carriera di Mannari, come è stata fulminea nel farlo approdare alla fama, così è stata repentina nel farlo tornare dietro le quinte. Riavvolgiamo il nastro: Mannari è un promettente attaccante della Primavera di Andrea Valdinoci. Toscano di Cecina, arriva a Milano nel 1984 sotto la presidenza Farina. La consueta trafila e poi il debutto. Stagione 1987-88 (quella del primo scudetto dell’era Berlusconi), terza giornata di ritorno, Milan-Cesena, rossoneri avanti 1-0. Mannari all’inizio della ripresa prende il posto (tra la sorpresa generale) di Ruud Gullit. Ad Arrigo Sacchi quel ragazzino bravo a far gol ma anche e soprattutto a pressare e a rincorrere gli avversari piace moltissimo. E avrebbe avuto forse più spazio nel prosieguo della stagione se a fermarlo non ci si fosse messa la sfortuna. L’11 febbraio 1988, quattro giorni dopo l’esordio in A, il Milan gioca un’insignificante amichevole nel Varesotto contro l’Oggiona Santo Stefano: risultato 10-0 ma il titolo, ahimè, se lo conquista suo malgrado Mannari. Frattura del perone con sublussazione tibiotarsica, il bollettino medico impregnato di paroloni ma drammatico nella sua sintesi: cinque mesi fuori.
L’estate dell’88 ripaga Lupetto (soprannome coniato dal cantore rossonero Carlo Pellegatti) di tante sofferenze. Il 30 agosto torna in campo in una partita ufficiale, la sua prima peraltro da titolare con il numero 11: in Coppa Italia il Milan vince 3-1 in casa del Campobasso e dopo 26 minuti proprio Graziano apre le marcature con un bel colpo di testa in tuffo sotto la traversa su pennellata di Van Basten. Passano due giorni e il Milan dal Romagnoli passa al Santiago Bernabeu per una prestigiosa amichevole di fine estate, anzi, per giocarsi contro i bianchi del Real l’omonimo trofeo intitolato alla memoria del presidentissimo madrileno. Mannari parte in panchina ed entra a inizio ripresa al posto di Gullit. Il Milan è già avanti 1-0 quando Lupetto firma il raddoppio: l’azione è splendida, palla al piede Mannari entra in area beffando Tendillo e Gordillo, poi elude il portiere Buyo e con un tocco mancino deposita in rete anticipando il disperato tentativo in scivolata di Chendo. Insomma, un ragazzino di 19 anni che prende in infilata l’intera difesa della nazionale di Spagna. E’ la sera dell’1 settembre 1988 e il mese della vendemmia porta in dote altre soddisfazioni a Graziano che pare lanciatissimo verso un futuro radioso. Altri due giorni e il Milan è ancora in campo, di nuovo per la Coppa Italia: i rossoneri di Sacchi ricevono la Lazio al Brianteo di Monza (San Siro è ancora chiuso per lavori in vista di Italia ’90), finisce 2-1 e la pratica è sbrigata nella prima mezzora. Gol di testa di Mannari in anticipo su Beruatto su splendido cross di Paolo Maldini, raddoppio di Cappellini (un’altra giovane speranza milanista) su assist di Mannari che confeziona un gran contropiede, evita Gutierrez e serve al compagno un assist da non sprecare. Il settembre magico di Mannari si completa con una doppietta in casa della Sambenedettese e un assist contro il Verona, sempre in Coppa Italia. Il tocco magico svanisce però quando la stagione entra nel vivo: per qualche mese, tra campionato e Coppa dei Campioni (con la soddisfazione di giocare da titolare nella tiratissima e decisiva sfida dei rossoneri al Marakanà di Belgrado contro la Stella Rossa), è digiuno su tutta la linea. Bisogna aspettare il girone di ritorno e alle porte della primavera la stella di Mannari torna a brillare. A San Siro arriva la Juventus e contro i bianconeri arrivano anche i primi (e unici) gol ufficiali di Lupetto al Meazza. Il Milan di Sacchi strabatte 4-0 la Juve di Zoff tra gli olè del pubblico rossonero. A mezzora dalla fine, con il Milan avanti 2-0, Mannari prende il posto di Evani. Tempo dieci minuti raccoglie un preciso centro di Donadoni e di testa in tuffo a volo d’angelo mette il pallone nell’angolino alto dove Tacconi non può arrivare. Gol spettacolare proprio sotto la Curva Sud, cuore pulsante del tifo rossonero. Poi, a quattro minuti dalla fine, con Costacurta nelle inconsuete vesti di uomo-assist arriva la rete del definitivo 4-0, con Tricella bruciato sullo scatto e Tacconi in uscita aggirato prima di depositare palla nel sacco. E’ il 12 marzo 1989, giorno da ricordare, il più bello nella vita sportiva di Graziano Mannari. Che chiude il campionato con una rete, la terza (e ultima) in A all’ultima giornata in casa del Bologna (successo rossonero 4-1). A giugno poi metterà la sua griffe con un gol e un assist nella vittoria 3-1 contro la Sampdoria che regala al Milan la Supercoppa di Lega. Una prima parte di 1989 vissuta dunque sugli scudi. Alla popolarità però curiosamente Lupetto era arrivato ancora prima… di segnare gol importanti.
A inizio 1988 infatti il suo viso pulito “acqua e sapone” lo rende protagonista di uno spot targato Fininvest. A poche settimane dal petardo scoppiato a San Siro vicino al portiere romanista Tancredi nella sfida contro il Milan, il patron rossonero Silvio Berlusconi decide di girare e mandare in onda sulle sue reti uno spot anti-violenza interpretato da un ragazzo delle giovanili: il casting premia proprio Mannari.
Nell’estate ’89 Graziano passa al Como nell’ambito dello scambio che porta in rossonero Marco Simone (di un anno più vecchio di lui). Dev’essere il classico anno “per farsi le ossa” e tornare velocemente alla base rossonera. Sarà invece una stagione deludente, culminata con la retrocessione in C1 di un Como che partiva favorito per recuperare subito quella Serie A perduta pochi mesi prima. E dire che il campionato comincia bene, con un gol al Foggia (di un emergente Zeman) nella prima giornata: successo lariano, ma dopo quel 2-0 passeranno 8 partite prima di ritrovare una vittoria del Como. E addirittura più di sei mesi per vedere un altro gol di Mannari. Che chiude la sua avventura con soli tre centri in 22 partite.
Nell’estate ’90 Graziano torna in A: Nevio Scala lo vuole nel suo Parma appena promosso nella massima serie. Ma per Lupetto ci sarà solo tanta panchina, con 12 presenze (solo una da titolare) e nessun gol. Per uno strano scherzo del destino, quella del 26 maggio ’91 a San Siro contro il “suo” Milan all’ultima di campionato (con ingresso in campo nelle battute finali al posto di Brolin) sarà l’ultima comparsata in A, in quello stadio dove giusto poco più di un paio di anni prima aveva vissuto l’emozione più grande della carriera.
Da lì in poi la parabola di Mannari scende in picchiata: non solo non tornerà più a giocare in Serie A, ma neppure segnerà più in B (solo 7 presenze nel Pisa 1992-93 con cessione autunnale al Ravenna in C1, categoria che aveva conosciuto l’anno prima a Pisa e che frequenterà anche l’anno successivo nel Fiorenzuola senza risultati apprezzabili).
Nell’estate ’94 - a soli 25 anni ma ormai fuori dal giro che conta – torna nella “sua” Toscana. Con la Pistoiese contribuisce dalla panchina alla promozione in B (13 partite e 2 gol più i vittoriosi playoff), l’anno dopo scende dalla C1 alla C2 collezionando con il Pontedera un totale di 48 partite e 6 gol (tutti nella stagione 1995-96). La carriera “pro” di Mannari si chiude qui. Poi ci saranno campionati dilettantistici (tre stagioni nella Sorianese, Eccellenza laziale) giusto per diletto. Chiuso con il calcio, Graziano torna nella sua Livorno, anzi, a Cecina. Apre con la moglie un negozio di abbigliamento per bambini, poi per qualche anno lavora in tv a “Quelli che il calcio” con Simona Ventura. Prima del ritorno del “vecchio amore”: il Milan lo assolda nel team delle Academy Junior e diventa responsabile dell’Ac Milan Soccer School Singapore, in parole semplici la scuola calcio rossonera a Singapore.

 

Graziano Mannari classe 1969
Serie A: 30 presenze, 3 gol
Serie B: 29 presenze, 3 gol