I risultati, spesso, sono stati positivi
Andrea Pirlo, 41 anni. Dall’8 agosto scorso è il nuovo allenatore della Juventus, dopo il gran ribaltone dell’estate 2019 (staffetta Allegri-Sarri) i cui risultati – ad eccezione del nono campionato di fila – sono stati deludenti. Presentato il 30 luglio come mister dell’Under 23, il “Maestro” è stato promosso a sorpresa nel giro di una settimana sulla panchina della Prima Squadra, lui che in panchina, in giacca e cravatta, finora non si è mai seduto.
Elemento questo che ha fatto e fa discutere, soprattutto quando la società in questione è la Juventus con tutto il peso delle sue ambizioni e con la Champions, ossessivamente, in pole position tra gli obbiettivi da centrare. Ce la farà? È un predestinato come certificano diversi addetti ai lavori pronosticandogli sorti migliori e progressive o rischia di bruciarsi presto e di rimanere quindi scottato per chissà quanto tempo? Ai posteri l’ardua sentenza (Alessandro Manzoni docet).
Quel che interessa oggi è un’altra visione del fenomeno “Pirlo” e che caratterizza la storia della società bianconera: quello dell’allenator giovane, non solo e non tanto anagraficamente, ma anche riguardo al suo curriculum. Una strada che alla Juventus non rappresenta un inedito. Anzi, come vedremo, specie in alcuni snodi decisivi della sua storia, è stata una precisa strategia di gestione. Quasi sempre con frutti tricolori in coppe dorate e su un letto di allori internazionali.