Kulusevski, grande in mezzo ai grandi

Il ragazzo che surfa la sua ambizione prima ancora del suo talento

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L’anima cosmopolita, le idee talmente chiare da essere trasparenti, l’autostima livello Achille Lauro, i movimenti già grandi come il fisico. Miglior giovane della Serie A 2019/2020 recita il premio, un campionato che ha migliorato lui, che lui ha migliorato. Dejan Kulusevski è diventato un mood, una corsa su due corsie tra “io l’avevo visto già con l’Atalanta” e “io l’ho preso a 1 al fantacalcio”. Tutti ne vogliono un pezzo, possibilmente il sinistro. È diventato l’argomento calcistico del momento in Italia, quello da intenditori, quello di cui chiunque vuole parlare, il motivo principale per vedere le partite del Parma in questa stagione. Ma ci sono un sacco di altre cose che vanno oltre. Dentro tutto questo c’è un talento giovane, liberato in maniera quasi irresponsabile da un ragazzo giovane, che si divide tra Dejan e Kulusevski. Dejan è per pochi, è quello che ascolta Polo G “perché è un duemila come me”, quello che ha appena preso la patente, a campionato finito, appena ha avuto il tempo, perché tanto era un duemila che andava a duemila all’ora anche senza macchina. Dejan è quello che non ha dimenticato i suoi compagni nelle giovanili dell’Atalanta, con cui ha condiviso i giorni di scuola in Italia capendo poco o nulla di quello che diceva il professore, perché non lo diceva nè in svedese nè in macedone. Dejan è quello che oggi di quegli amici ti dice “io sogno di giocare in una grande squadra con loro”. Tutti insieme, con quelli che gli hanno fatto da famiglia quando ha dovuto salutare la sua, lasciandola lontana, che era ancora un bambino.

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