L'Italia di Mancini è inarrestabile: numeri record 

Gli azzurri continuano a vincere: quanti progressi in un anno

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La clamorosa assenza ai Mondiali del 2018 è ormai un lontano ricordo. L'Italia di Mancini ha fatto un taglio netto, anzi nettissimo, con il passato. In Finlandia è arrivata la sesta vittoria in altrettante partite di qualificazione agli Europei, la settima considerando l'amichevole con gli Stati Uniti dello scorso novembre: non succedeva dal 2003 (in panchina c'era Giovanni Trapattoni). Numeri che parlano da soli e testimoniano quanto di buono ha fatto il ct dal suo insediamento a maggio di un anno fa: le premesse per migliorare ancora e affrontare con la stessa personalità rivali di maggiore spessore ci sono tutte. 

Il commissario tecnico ha messo i giovani al centro del suo villaggio e puntato sempre sulla ricerca del (bel) gioco. E i risultati gli stanno dando ragione. Gli azzurri, anche quando non convincono pienamente, creano tante occasioni da rete, frutto di un lavoro che parte dalla difesa. Agli uomini del reparto arretrato il Mancio chiede - lo si è visto anche ieri a Tampere - di costruire l'azione con pazienza e senza la fretta di sbarazzarsi del pallone. 

Questa 'cultura' trova i suoi simboli ideali in Sensi e Barella (senza dimenticare Jorginho e Verratti). Il centrocampista ex Sassuolo, al di là dell'ingenuità sul rigore nella ripresa, nella prima frazione è andato vicino al gol con i suoi, quasi proverbiali a questo punto, inserimenti e incursioni in area avversaria. Un giocatore a tutto tondo che farà le fortune della Nazionale e dell'Inter. Il suo compagno in nerazzurro, schierato al posto dello squalificato Verratti, si è reso protagonista di una grande prestazione contro l'undici di Kanerva, lanciando un messaggio chiaro: il talento ammirato a Cagliari è vivo più che mai. Stesso discorso per Federico Chiesa: dopo un avvio di stagione un po' complicato, l'esterno della Fiorentina è tornato a essere il fuoriclasse incontenibile e decisivo sulla fascia destra.

Da applausi l'assist per Ciro Immobile, in rete in maglia azzurra a distanza di due anni dall'ultimo centro. Il bomber della Lazio ha ripagato la fiducia di Mancini che ha deciso di cambiare e lasciare in panchina un Belotti in grande spolvero (e l'attaccante granata in un quarto d'ora è risultato non utile, ma utilissimo). Le alternative del resto non mancano e pure cambiando gli interpreti la sostanza non cambia: è un'Italia sempre vincente.   

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