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FORMULA 1

Addio al papà di Magic: Milton da Silva aveva novantaquattro anni

Il decesso dell'asso brasiliano è stato annunciato sui canali social tuttora dedicati al tre volte campione del mondo.

di Stefano Gatti
28 Ott 2021 - 11:44

Si è spento nella mattinata di mercoledì 27 ottobre per cause naturali a San Paolo del Brasile Milton da Silva, papà di Ayrton Senna che correva con il cognome della madre Neyde. Milton aveva novantaquattro anni ed era anche il padre di Viviane e di Leonardo. Milton aveva avviato Ayrton alle corse nei kart ma si era poi tenuto in disparte, fin da quando il futuro tre volte campione del mondo si era trasferito in Inghilterra nei primi anni Ottanta per tentare la fortuna nella corse.

Milton Guirado Theodoro da Silva, detto ‘Miltão’. Questi il nome per esteso ed il soprannome del papà di Ayrton, personaggio sempre rimasto ai margini del leggendario Ayrton ma fondamentale nell'accendere in lui la scintilla della passione per le corse e nel forgiarne poi la determinazione quando, una volta trasferitosi in Inghilterra per correre prima in Formula  Ford e poi in Formula 3, Milton gli aveva fornito un sostegno economico solo parziale, per poi addirittura provare a convincerlo a tornare in Brasile per occuparsi dell'azienda di famiglia. Ayrton aveva invece perseverato, avviandosi così (di nuovo con il pieno appoggio della famiglia) a diventare uno dei campioni più vincenti ed amati di ogni epoca.

Memorabile l'abbraccio tra padre e figlio nel box McLaren subito dopo la conclusione del GP del Brasile di trent'anni fa, passato alla storia per la vittoria di "Magic" nonostante gli spasmi alla spalla ed al braccio destri, causati dal cambio indurito e ad un certo punto con la sola sesta marcia funzionante nelgi ultimi quindici giri. Per ricordare Milton, riprendiamo un suo ricordo dei primi passi di Senna sui kart, pubblicato sulla pagina facebook "Ayrton Senna è leggenda". 

"Mi è sempre piaciuto l' automobilismo e siccome Ayrton era un fanatico del kart, decisi di diventare un padre-progettista e costruirne uno per lui. Fu un gioco che, col passare degli anni, finì per diventare la cosa più seria della sua vita. A quell'epoca avevo una piccola officina, la Metalúrgica Universal, nel quartiere di Tremembé, a S.Paulo. Improvvisai un progetto, basandomi su alcune foto che avevo visto. Per finire il lavoro, in maniera totalmente artigianale, pezzo per pezzo, mi ci vollero sei mesi, un'eternità per Ayrton, che contava i giorni e non vedeva l' ora che quella "macchinina" fosse pronta. (...) Come motore, usai, adattandolo, quello di un tagliaerba da 3 cavalli (...) Il kart arrivava fino a 60 km/h, velocità che Ayrton raggiungeva senza alcuno sforzo, malgrado avesse solo quattro anni. Io avevo paura, ma lui continuò a pilotare quel kart fino a 9 anni, senza nessun problema. Andavamo in posti dove non c' era traffico, ad esempio in un vecchio spiazzo all'uscita da S.Paulo, all'imbocco dell'autostrada Fernão Dias. (...) A nove anni, Ayrton partecipò ad una corsa su strada, a Campinas. Non mi dimenticherò mai che fui io, quel giorno, a tremare, e non lui, ammesso che qualche volta in vita sua abbia tremato. Mi spaventai quando vidi schierarsi oltre trenta kartisti, tutti più vecchi di lui. Le posizioni sulla griglia di partenza furono stabilite per sorteggio e ad Ayrton capitò il numero uno. Feci di tutto per non farlo partire, annullai l'iscrizione e ritirai il kart. Ma la sua insistenza fu di tale portata che dovetti cedere, ad una condizione: non partire in pole position, ma per ultimo. Non mi dette nemmeno questa soddisfazione. Che Dio ci protegga, pensai. Erano quaranta giri, partì davanti e mantenne il comando, mentre io, nervoso, pregavo che la corsa finisse. Eravamo al 35esimo giro e gli altri piloti, dietro, aumentavano la pressione, ma lui non ne voleva sapere: continuava a stare davanti, sterzando e chiudendo chiunque tentasse di passarlo, facendomi soffrire. All'improvviso, in un tratto difficile, un contatto. Si alzò un polverone e sparì dalla mia vista. Corsi nella direzione dell'incidente pensando: Me l'hanno ammazzato! Ma fu solo uno spavento. Arrivai alla curva e lui era là, già in piedi, togliendosi la polvere di dosso e guardando storto quello che lo aveva buttato fuori pista" .

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