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Il tunnel segreto di Wolfgang Porsche fa infuriare Salisburgo

Wolfgang Porsche, presidente del Consiglio di Sorveglianza del gruppo Volkswagen-Porsche, è al centro di una controversia a Salisburgo per la costruzione di un tunnel privato sotto il Kapuzinerberg che collegherà la sua villa al centro città

09 Ott 2025 - 07:35
 © Ufficio Stampa

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Wolfgang Porsche, 82 anni, presidente del Consiglio di Sorveglianza del gruppo Volkswagen-Porsche e ultimo discendente diretto della famiglia che ha fondato uno dei marchi più iconici dell’automobilismo mondiale, è al centro di una bufera politica e sociale che agita Salisburgo. L'ereditiero, da sempre noto per la sua passione per le auto sportive, ha ottenuto dal Comune l’autorizzazione a scavare un tunnel privato sotto il Kapuzinerberg, la collina che domina la città, per collegare direttamente il suo nuovo garage sotterraneo al centro urbano. L’opera, che dovrebbe consentirgli di raggiungere più agevolmente la residenza di lusso acquistata nel 2019, ha però scatenato un’ondata di indignazione pubblica.
Un progetto da 9 milioni e una città in subbuglio
La villa, acquistata da Porsche per circa 9 milioni di euro, è in corso di ristrutturazione e diventerà il rifugio personale del magnate e della moglie, la principessa Gabriele zu Leiningen. Ma ciò che ha infiammato il dibattito è la richiesta di costruire un tunnel di proprietà privata all’interno di un’area naturale protetta, concessa con un diritto di utilizzo pubblico del valore di appena 48.000 euro.
Per l’imprenditore, il progetto è una questione di praticità: l’unica strada d’accesso alla residenza è stretta, ripida e difficile da percorrere nei mesi invernali. Ma per molti cittadini, quell’infrastruttura rappresenta il simbolo del privilegio dei super-ricchi. Più di 20.000 firme sono state raccolte in una petizione che chiede la sospensione immediata dei lavori, denunciando un “uso privato di un bene collettivo”.
Il nodo politico
La questione è diventata anche un caso politico. Il via libera al progetto è arrivato all’inizio del 2024 con i voti di socialdemocratici, popolari e nazional-liberali, nonostante la ferma opposizione di Verdi e comunisti. La situazione è resa ancora più delicata dal fatto che il sindaco Bernhard Auinger, oggi a capo di una coalizione tra SPÖ e Partito Comunista, ha lavorato per 27 anni in Porsche come rappresentante sindacale e siede tuttora nel Consiglio di Sorveglianza dell’azienda. Questa coincidenza alimenta sospetti di conflitto d’interessi e mette in imbarazzo la giunta municipale, accusata di aver favorito l’erede di una delle famiglie più potenti d’Europa.
L’immagine del magnate e il peso del cognome
Per Wolfgang Porsche, l’uomo che incarna la continuità tra la tradizione industriale tedesca e la visione contemporanea del lusso automobilistico, questa vicenda rischia di intaccare un’immagine costruita in decenni di discrezione e mecenatismo. Appassionato di guida sportiva, abituato a percorrere le strade alpine con le sue supercar, l'esponente della famiglia simbolo dell’automobilismo tedesco si trova ora al centro di un dibattito che tocca i limiti del potere privato in un contesto urbano e ambientale delicato.

Il “tunnel di Porsche”, come ormai lo chiamano i media austriaci, è diventato un caso emblematico della frattura tra ricchezza e cittadinanza, tra il diritto al comfort personale e la tutela del bene pubblico. I lavori continuano, nonostante le proteste e le inchieste amministrative in corso. Ma al di là del cemento e dei permessi edilizi, il vero interrogativo rimane aperto: fino a che punto un nome, anche illustre come Porsche, può scavare nella città e nella sua memoria senza incrinare il rispetto collettivo?