OGGI CON SARONNI

Milan, da qui in poi

Traguardi, o meglio, traguardini sono già visibili all'orizzonte: e allora, tanto per cominciare, bisognerebbe lavorare per raggiungerli

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Magari è solo una coincidenza, una questione – anche – di stelle amiche. Ma alle coincidenze, personalmente, credo poco, così come alla fortuna del tutto casuale, piovuta dal cielo e non un minimo cercato. Però, da quando Zlatan Ibrahimovic ha messo piede in campo con il rosso e nero addosso, il Milan ha ricominciato a fare trascorrere settimane migliori ai suoi fantastici tifosi, rieducati dai tempi grami a godersi anche quel poco.

Ma è un poco che può aumentare. Piano piano, continuando con la sintonizzazione mentale riportata solo ed esclusivamente dal capobranco Zlatan, lasciando fuori dalla porta chi non vuole o non ce la fa a stare sul pezzo. Traguardi, o meglio, traguardini sono già visibili all’orizzonte: e allora, tanto per cominciare, da qui in poi bisognerebbe lavorare per raggiungerli. Un posto in Europa League e avanzare in Coppa Italia: sono già sul tavolo nella prossima settimana, con il Toro ferito in Coppa e il Verona a San Siro in campionato, una partita che è un vero snodo, uno scontro diretto per le top 6 della classifica: il malefico – per noi – Hellas potrebbe teoricamente già sopravanzare il Milan risultando a -2 con una partita in meno. Gioca un calcio non iperbolico, ma organizzato e dinamico, viene a mente totalmente libera: brutta bestia, altro che storie, altri tre punti peserebbero come macigni.

E per portare a casa queste partite ostiche, tipo questa o quella di Brescia, da qui in poi bisogna anche salutare e accompagnare con garbo alla porta tutti quelli che, nel Diavolo riconvertito a squadra di calcio, non possono più essere utili alla causa. Sempre a proposito di non-coincidenze, non può essere casuale o solo legato al pur fondamentale innesto di Ibra che il filotto positivo sia stato infilato per gran parte senza Suso, Piątek, Paquetà, Rodriguez: troppe menti deboli, per una squadra che, prima dell'avvento del Genio di Malmoe, non disponeva di uno straccio di leader. Spiace per tutti, specie per Paquetà che aveva tutto – e forse ha ancora – per diventare un giocatore importante, un cardine del nuovo Milan. Ma è incatenato dai suoi limiti, soprattutto caratteriali, dalla mancata integrazione con tutto il mondo che lo circonda, in campo e fuori. Però tempo per aspettarlo non ce n'è più, almeno qui. Per lui, per Suso, per Piątek arrivano i 4 giorni che dovranno sancire cosa faranno da qui in poi, perlomeno nei prossimi mesi. La loro è una sconfitta: ma lo  è anche per tutti l'ambiente milanista, a cominciare dai dirigenti. A loro, ancor più che agli allenatori, va imputata la sopraggiunta leggerezza dello spogliatoio e l'incapacità di inculcare cultura del lavoro, voglia di dare quel qualcosa in più, senso di appartenenza, regole. Per ottenere un minimo di antidoto  si è dovuto pescare oltreoceano il 38enne pescecane Ibra, ed è andata molto bene: la società faccia tesoro della lezione e ad altri giovani con i piedi e la volontà di Theo o di Bennacer, affianchi nel tempo altri uomini in grado di rendere solide e sicure le pareti dello spogliatoio.

Da qui in poi, infine, dovremo andare avanti senza Kobe, cuore rossonero e cuore di un mondo, quello dell'immaginario sportivo, che si è spezzato in una domenica, il giorno che più di altri dedichiamo alle nostre passioni. Lascia un ricordo indelebile, certamente, oggi, anche un dolore sordo. Per tentare di circoscriverlo viene da ripetersi, pensando a lui e alla sua Gigi, un detto americano, “those whom the Gods love grow young”, quelli che Dio ama crescere.giovani. Ma dannazione, noi li volevamo qui, con noi. Sarebbe bello dedicargli un ricordo, tutti insieme, domani a San Siro. Ciao Campione.

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