Giampaolo e i problemi di giocatori e di modulo
Manco il sogno di mezza estate, mannaggia a Shakespeare, mannaggia all’anima del tifoso che vuole, deve sempre sperare di vincere, giocare bene, non sapere dove mettere tutti questi nuovi idoli bravissimi e fortissimi. Mal ritrovato, vecchio Milan, ci eravamo lasciati con l’amarezza della Champions scivolata tra le dita, ma almeno dopo quattro vittorie consecutive e con davanti un orizzonte che sembrava un po’ più nitido rispetto alle ultime estati. Al 26 di agosto, invece, eccoci qui, disperati no, preoccupati sì, perché Udine ci consegna una squadra a crescita zero e in crisi, in perfetta nuance con il Paese e il suo governo che non c’è più. Giampaolo, per ora, non è un Conte-bis, anzi. E’ già sulla graticola non tanto per la sconfitta e per la depressiva prestazione di domenica, quanto per la presunta bandiera bianca alzata già negli spogliatoi del Friuli sul nuovo progetto tattico, agognato da lui e soprattutto dalle schiere rossonere. Indici subito puntati verso il “Maestro” di Pescara, accuse di mancanza di personalità, di marchiano errore di comunicazione (mai mettere in piazza i panni sporchi, ammoniscono in tanti), di incoerenza rispetto a due mesi pieni di lavoro in cui ha provato a mettere in piedi il ponteggio del 4-3-1-2 lavorando soprattutto sulla metamorfosi di alcuni giocatori, Suso in primis.
Ora, lasciamo un attimo da parte la questione delle pubbliche ammissioni sui problemi, sulle difficoltà, che effettivamente possono avere messo in imbarazzo la società. Parliamo di calcio. Sembra del tutto evidente che Giampaolo, insediatosi alla guida del Milan a inizio luglio e dunque a mercato ancora acerbo, abbia impostato il progetto originale iniziando a lavorare sulla complessiva impostazione della squadra, vale a dire posizioni, movimenti, distanze, insomma il “come bisogna stare in campo”, adattando negli allenamenti e nelle amichevoli alcuni elementi: nella certezza che durante le settimane sarebbero arrivati, soprattutto nel reparto avanzato, gli uomini adatti a convertire la versione “beta” del Milan in quella definitiva. Le suddette settimane sono passate: Hernandez si è rotto, Bennacer si è presentato praticamente a Ferragosto. Ma soprattutto: trequartisti, manco l’ombra. E allora vai con Suso, che ha magari i piedi (anzi, scusate: il piede) del 10, ma non riesce a staccarsi da quella calamita che lo porta inevitabilmente ad andare sulla sua amata zolla. Punte: boh. C’è Leao, che da quanto visto nel Lilla e nelle limitate finestre in cui si è visto negli ultimi test amichevoli e a Udine, appare più un attaccante esterno, velocissimo, pronto a saltare l’uomo ed eventualmente convergere al centro.
Forse – forse – può essere un centravanti di movimento, ma è una seconda punta? Mah. Per il resto, a oggi, il reparto offensivo è composto da Piatek, centravanti puro che per caratteristiche è l’esatto contrario di Quagliarella: se poi qualcuno, a cominciare da Giampaolo stesso, sapeva già che a campionato iniziato ci si sarebbe trovati a disquisire sulla compatibilità del passerotto Castillejo con il ruolo di seconda punta o addirittura al recupero dagli abissi del calcio dell’invendibile Andre Silva, beh, allora, tanto di cappello. Io, personalmente, non lo sapevo, non lo immaginavo e probabilmente nemmeno Giampaolo, che adesso, a zero punti, zero gioco e zero tiri in porta, non ha atteso nemmeno un minuto per affermare che correrà ai ripari tornando indietro, al caro vecchio 4-3-3 gattusiano (ah, a proposito, visto che Rino non era proprio questo testone monotematico? Va beh). Marcia indietro, dunque, in attesa di improbabili metamorfosi dagli ultimi giorni di calciomercato: speriamo che almeno ci venga evitato il cinema del 2 settembre, con “gli ultimi febbrili tentativi per Tizio e un sondaggio dell’ultimo minuto per Caio”. Intanto, per il mondo esterno, quella di Giampaolo è già affermazione di debolezza, addirittura per qualcuno di inadeguatezza. Vedremo. Magari però è pure pragmatismo, volontà di non insistere su idee collaudate e riuscite altrove, con altri interpreti. Questo mi trovo tra le mani, con questo proverò a ricostruire la squadra, è quello che vuole comunicare il mister. Un tentativo, un reset che deve essere seguito con rispetto, innanzitutto, e quindi in fiducia e in silenzio, senza primi e sommari processi e verdetti. Che, nel caso, dovranno riguardare anche altri imputati.