Voglio rinascere Ranocchia, perché non si vince di soli... Messi

Serio, professionale, attaccato ai colori: nelle grandi squadre ci vogliono i grandi uomini

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Non nascondiamoci dietro un dito, le famose “bandiere” sono scomparse, sostituite - forse sarebbe meglio soppiantate - dal professionismo più puro, a volte finanche becero. Fatta eccezione per pochissimi casi, mosche bianche in un universo dove delle mosche si son perse le tracce. La mosca più famosa? Leo Messi, senza dubbio. E Voi, giustamente, direte: cosa c'entra Leo Messi con l'Inter e con... Andrea Ranocchia?

Beh, per me c'entra. Spiego. Entrambi hanno a cuore, prima di tutto, le sorti dei colori che indossano; chiaro, Messi hanno cercato di tentarlo in ogni modo senza però smuoverlo da Barcellona, Andrea forse un po' meno, ma qualche estimatore lo possiede anche Frog . Hanno facce pulite, da bravi ragazzi, che tutte le mamme vorrebbero un genero così. Non ricordo scandali che ne abbiano minato la carriera, foto artistiche che cui prodest?, comportamenti sopra le righe, lunghe assenze dai campi che non fossero legate a gravi infortuni.

Ma detto questo, abbandoniamo Leo e concentriamoci invece sul nostro.

Andrea (mi scusi, la chiamo per nome, viene più facile) all'Inter non ha trascorso una carriera serena; arrivato da grande promessa, non ha mantenuto tutte le aspettative, forse esagerate. I tifosi, facciamo una parte di tifosi, quelli ai quali non va mai bene niente – perché esistono anche loro, non è che siamo tutti interisti allo stesso modo – lo avevano eletto tra i simboli dell'incapacità societaria nella scelta dei giocatori. Andrea era capitano, giurin giuretta, aveva la fascia al braccio. Gliel'hanno tolta. Nessuna reazione spropositata, niente piedi puntati. Ha continuato a lavorare, seriamente. Poi, come un pacco postale, è stato sbattuto a destra e a manca. Fino all'arrivo di Spalletti. Fino al giorno in cui, all'ennesimo insulto di uno che non sapeva che fare quel pomeriggio, Luciano nostro ferma l'allenamento, si avvicina alla grata e caccia il presunto tifoso. Da allora Ranocchia, che non è Lucio né tantomeno Samuel, si è fatto trovare sempre pronto. Per un minuto come per una partita intera. Al servizio della causa. Poche parole, tutte pronunciate con un senso, non sparate a caso giusto per; leader silenzioso e mai ingombrante. Fino al rinnovo biennale di qualche giorno fa. Siamo tutti d'accordo, probabilmente Andrea non sarà il centrale titolare dell'Inter che verrà ma, per vincere, sono necessarie figure come la sua in uno spogliatoio. Accanto ai campioni. Perché senza questi ultimi il salto di qualità non lo fai.

Specifico. Non sono l'agente di Ranocchia in incognito né conosco Andrea personalmente. Per correttezza di informazione. Sono semplicemente uno a cui piacciono le persone serie.

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