Suvvia, adesso un po' di sano interismo

Giusto e corretto criticare, ma qui sembra l'apocalisse

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Poco tenero verso Spalletti e la sua truppa quest'anno. La stagione passata, quella dell'aggancio e sorpasso ad una manciata di minuti dalla fine di tutto, l'ho vissuta in maniera diversa, cercando il bicchiere mezzo pieno. Perciò ho trovato essenzialmente onesto il supporto e all'allenatore e ai giocatori. Il campionato in corso, domando scusa, lo trovo insufficiente. Non siamo migliorati, il gioco fatica a decollare, la prevedibilità è il nostro biglietto da visita.

Ma…perché c'è un ma. Al netto della scontentezza latente nella maggior parte della tifoseria, la squadra è terza - sarà colpa degli altri, non un problema nostro se fanno peggio di noi - con la seconda miglior difesa del campionato. Ho letto di grande delusione, visti soprattutto gli ingenti investimenti della scorsa estate; ma quali ingenti, se nella maggior parte dei casi parliamo di prestiti con diritto di riscatto? Ingente significa altro. Poi, è vero che gli uomini portati da Ausilio con il conforto del tecnico toscano avrebbero dovuto, non potuto, rendere di più. Molto di più in certi casi. Ma questo è un discorso differente, con le spese ingenti non c'entra nulla.

Ripeto; capisco e comprendo in pieno l'insofferenza, in alcuni momenti conclamata, del popolo nerazzurro, stanco di promesse puntualmente disilluse e disattese. Ma la crescita tanto agognata deve passare, obbligatoriamente, da un incremento del maledetto fatturato. Il Financial Fair Play esiste, non è una boutade, un ologramma, un'invenzione per non comprare giocatori né d'estate né d'inverno; grazie al FFP l'Inter è stata costretta ad affrontare la stagione europea con una rosa ridotta all'osso, senza possibilità di ricambi.

Nonostante ciò si è andati ad un millimetro dal passaggio del girone, opposti a due squadre che hanno proseguito il loro cammino fin quasi all'ultimo atto. Certo, brucia l'atteggiamento dei nostri eroi nella partita col PSV, ma questi siamo; non ancora all'altezza delle grandi europee, zeppe di campioni e campioncini dagli ingaggi mostruosi mentre noi dovevamo fare i conti con le monetine. Insomma, non siamo esaltanti, probabilmente non ancora in grado di offrire serate modello Liverpool. Stiamo lottando per un posto al sole, con le armi attualmente a disposizione; di riffa o di raffa ci stanno portando verso il traguardo stagionale, la qualificazione Champions, il nostro obiettivo stagionale. Non è il tempo dei fischi al primo passaggio sbagliato, né dei mormorii per il titic titoc che, capisco, annoia. Ora, per altri duecentosettanta minuti, è tempo di tifare Inter.

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