Inter, il giudizio su Spalletti: non basta un piazzamento

Gioco asfittico, Nainggolan-Zaniolo e cattiva gestione di Icardi: serve di più, servono sfacciataggine e personalità

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Mancano tre settimane al termine della stagione e presto verrà svelato se Spalletti farà posto ad Antonio Conte, se Icardi andrà alla Juve, con la società disposta a cederlo per soli 70 milioni, se arriveranno davvero grandi centrocampisti (Rakitic, Gundogan) o quelli di prospettiva (Barella), se nascerà davvero un Inter vincente, oppure ancora irrisolta come quest'anno. Qualunque idea abbiate sulla stagione dell'Inter io, a Champions non ancora raggiunta, non riesco a dare una valutazione positiva sull'allenatore. Verso il tecnico ho grande stima ma credo che si possa esercitare la critica, senza passare per forza come anti o pro Spalletti, per un giudizio espresso su una singola stagione.

Lo dico perché oggi al primo accenno di concetto, persino nel calcio si viene bollati definitivamente. Proprio perché Spalletti è un tecnico dalla grande esperienza mi aspettavo una crescita in termini di mentalità, accompagnata da scelte in chiave di mercato, meno conservatrici di quanto non si siano rivelate già ad un terzo della stagione. Aveva fatto un buon lavoro la scorsa stagione e ottenuto il quarto posto ma solo nell'ultima mezzora di una sorta di spareggio contro la Lazio, in un anno in cui non aveva nemmeno le coppe. Volendo essere “risultatisti” aveva però centrato l'obbiettivo e dato slancio alla società.

In questa stagione però l'allenatore non ha dato un valore in più ed è rimasto fermo nella crescita del progetto. Non parlo di risultati, perché le tre eliminazioni dalle coppe, avvenute tutte in casa, sono un elemento oggettivo da cui molti tifosi si sono smarcati con svariai alibi. Spalletti mi ha più deluso per aver creato un gioco asfittico, lento e prevedibile, mai cambiato, senza soluzioni tattiche che potessero dare alla squadra nuove armi. La scelta in chiave di mercato va condivisa con Ausilio, con il quale ha creato una rosa apparentemente più forte ma in realtà solo più numerosa, per poter affrontare le coppe. L'eccezione è la difesa, che con l'innesto di De Vrij, è diventata formidabile.

Il fair play finanziario ha gravato sulle scelte ma non era impossibile riflettere sulle caratteristiche tecniche di una squadra priva di tiratori e giocatori capaci di liberarsi dell'uomo con un dribbling (ad eccezione del solo Politano). Non è stato lanciato un solo giovane, a differenza di altre stagioni, se consideriamo che Lautaro Martinez è stato acquistato ad una cifra importante per giocare e non per essere scoperto. L'anno prima c'era un tasso tecnico più elevato con Cancelo, Rafinha e il giovane era Karamoh.

Quest'anno Spalletti ha puntato su Nainggolan, con le conseguenze che conosciamo, ha rinunciato a trattenere Zaniolo, che aveva visto tutto l'anno prima quando si allenava con la prima squadra. Ha gestito male la vicenda Icardi, specie con dichiarazioni a cui poteva resistere, infine ha trovato il terzo posto ma da quel momento la squadra ha iniziato a gestire, ad avere scarsa propensione al gioco e al coraggio.

All'Inter manca la sfacciataggine e spesso la personalità di un collettivo deriva da chi è in panchina. Se Spalletti raggiungerà la Champions avrà tagliato un traguardo comunque importante ma a un bravo tecnico vengono chieste anche altre cose di quanto non sia un piazzamento, che tra l'altro non è ancora sicuro.

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