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CONTRASTI

Meglio di Inzaghi la Lazio non potrebbe chiedere

Ottimo allenatore, grande tifoso

07 Feb 2021 - 08:13

A poche ore da un rinnovo che aleggia sul capo di Inzaghi ormai da qualche mese, viene quasi da chiedersi se Lotito – un po’ come la sua nemesi Friedkin – non abbia pensato ad un altro profilo per guidare la sua Lazio. L’ultima volta che un nome di un certo livello – Marcelo Bielsa – aveva ingolosito sir Claudio, Simone Inzaghi già allenava i biancocelesti in qualità di traghettatore (chiusa l’era Pioli nell’aprile del 2016). Quell’inciampo, quella faccenda tutta lotitiana del rifiuto di Bielsa e della proclamazione di Inzaghi come nuovo allenatore della Lazio (estate 2016), rappresenta uno dei non rari momenti della storia nei quali l’errore – presunto tale, ça va sans dire – capovolge l’ordine cosmico delle cose. Inzaghi è come il fiocco di neve che si posa sulla campana stonandola (Hölderlin): è una cosa da niente che produce un effetto inaspettato. Eppure lui le idee chiare ce le aveva già dal giorno zero: «Voglio essere l’allenatore attuale, ma anche quello del futuro.» Nessuno je dava ‘na lira, come dicono a Roma, e in parte ancora oggi Inzaghi – dopo quasi cinque anni a dir poco trionfali – ha i propri detrattori nascosti qua e là (pronti a uscire dalla caverna quando c’è puzza di bruciato). Tare lo aveva presentato sottolineandone i meriti del cuore più che quelli dello spirito: «Lui rappresenta la lazialità», aveva detto. Non poteva sapere, come nessun altro, che il piacentino avrebbe riscritto la storia della Lazio.

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