Maurizio Sarri uno di noi  

Il calcio come show uccide l'amore

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In queste prime sette giornate non abbiamo certo visto la miglior squadra di Sarri, per usare un eufemismo. Pronosticabile, considerata l’eredità del consolidatissimo 3-5-2 inzaghiano e i tempi tecnici necessari alle squadre del tecnico toscano per abituarsi ai meccanismi del suo calcio. Eppure ieri, nella conferenza stampa della vigilia (in questo caso del match con l’Inter), abbiamo riapprezzato il miglior Maurizio Sarri, quell’ “allenatore di campo” che tanti consensi aveva ottenuto prima di andare alla Vecchia Signora – ed essere così costretto a modificare il proprio linguaggio. Imbeccato sulla questione dei giocatori in nazionale, Maurizio si è lasciato andare tornando un po’ alle origini: «Purtroppo il calcio attuale è questo, probabilmente non mi appartiene più, io sono un allenatore di campo. Tutti i mesi facciamo 7 partite in 19 giorni, i restanti 11 i giocatori sono in Nazionale quindi si allenano più in Nazionale che con noi (…) non siamo più di fronte al calcio, a uno sport, siamo di fronte a uno show in cui mi sembra che tutti i partecipanti tentino di spremere soldi agli appassionati di calcio, ma non siamo più di fonte a uno sport.

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