Ci mancava il VAR del VAR

La trasparenza della tecnica

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«Quis custodiet ipsos custodes?» si chiedeva il poeta latino Giovenale nella sua sesta Satira, ovvero: «chi sorveglierà i sorveglianti stessi?». Un problema ravvisato pure da Platone, che però in un passo de ‘La Repubblica’ più che porsi interrogativi condannava senza appello: «È certamente ridicolo che un custode abbia bisogno di un custode». Da Platone a Giovenale, passando per Alan Moore e il suo “Watchmen” (I custodi), il tema della sorveglianza è infine sbarcato anche nel calcio con l’introduzione del VAR, rivelando la sua inarrestabile logica.

Già l’arbitro, fino a prova contraria, è a tutti gli effetti un guardiano del regolamento, chiamato a ristabilire l’ordine fischiettando e cartellinando. Ebbene, qualche anno fa è stato deciso che un guardiano solo (che poi in realtà sarebbero 4/5 considerando tutta la terna e gli auricolari in costante comunicazione) non bastasse più, che ci volesse pure il guardiano del guardiano, anzi, un team di super-guardiani, dietro una serie di schermi a custodire la sacra oggettività della legge, pardòn, del regolamento.

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