L'ANALISI

Milan e Inter, testa alla Supercoppa per risollevarsi il morale

Le prestazioni delle due milanesi contro Lecce e Verona hanno messo in mostra il momento poco felice delle squadre di Pioli e Inzaghi

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L'Inter, perlomeno, la sua partita l'ha vinta. Con poco spettacolo, con qualche fischio ma l'ha vinta. Il Milan, già partito per l'Arabia nella notte, invece, deve fare i conti con il secondo 2-2 in 6 giorni intervallato dall'eliminazione in Coppa Italia. La Supercoppa di mercoledì, insomma, è lo scontro tra due squadre con un morale non proprio ai massimi livelli e con la consapevolezza che, a meno 10 e a meno 9 dal Napoli capolista, l'assalto allo scudetto diventa complicato. Soprattutto con prestazioni quantomeno discutibili

A Lecce il Milan è rimasto sorpreso da quello che già sapeva: la squadra di Baroni è la migliore del campionato nel ripartire a tutta velocità sfruttando cambi di gioco chirurgici e verticali. Nessun dubbio che gli analisti avessero avvertito Pioli che avrà anche studiato le contromisure ma, visto che in campo ci vanno i giocatori e non i laptop, le prestazioni di chi, sulle fasce, avrebbe dovuto limitare le incursioni dei giallorossi hanno permesso ai padroni di casa di divertirsi in lungo e in largo in questo modo. Stesso discorso per i calci piazzati (da cui è nato il raddoppio leccese). I campioni d'Italia in carica, in poche parole, hanno pagato la giornata storta di alcuni giocatori chiave. Theo Hernandez su tutti ma anche Saelemaekers, non a caso sostituiti a fine primo tempo. Il solito Bennacer ha provato a dare un senso a una manovra che sembrava troppo lenta e macchinosa. L'aspetto positivo, per Pioli, è arrivato dalla capacità di reazione dei suoi, visto che non è facile rimontare due gol su quel campo. Il gioco lineare e fluido visto tante volte, però, è un lontano ricordo. Per la rimonta il Milan ha dovuto utilizzare armi non convenzionali, per il suo calcio, in una sorta di 4-2-4 fatto di lanci lunghi per la coppia Giroud-Origi, a cui spesso si è aggiunto anche Pobega in appoggio. 

L'Inter non sta molto meglio. Ha sbloccato subito la partita interna con il Verona ma, invece di sfruttare al meglio la situazione migliore in assoluto quando si incontrano squadre inferiori sul proprio campo, non è riuscita quasi mai a rendersi davvero pericolosa. A parte una splendida uscita palla al piede dalla difesa (quasi un manifesto programmatico di come si possa impostare dal basso con efficacia e spettacolo), la squadra di Inzaghi ha pagato la serata no di Dzeko, l'unico che potesse davvero ripulire i palloni in avanti dando un senso logico alla manovra verticale. Buon per l'Inter che Lautaro era in una delle sue serate migliori per senso del gol e vivacità offensiva. Difficile regalare alla sorte due giocatori come Barella e Brozovic e aspettarsi di sviluppare una manovra credibile, soprattutto quando gli esterni non sono in uno stato di forma invidiabile (o sono ben contrastati dai dirimpettai avversari). Le note positive arrivano dal fatto che, rispetto a Monza, non ci sono state ingenuità difensive (anche perché il Verona non ha praticamente costruito nulla di davvero pericoloso). Ora testa alla Supercoppa con la certezza, perlomeno, di recuperare Barella e, forse, Lukaku. Allo stato attuale delle cose è già tanto. 

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