UN CALCIO AL... VIRUS

Italia: riapre tutto tranne il calcio

Decisivi i dati delle prossime due settimane e soprattutto della Lombardia. Intanto l'Europa ci aspetta

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Sono oramai 11 settimane che il calcio è fermo. Ma questa è la settimana più surreale. Più surreale delle altre 10. Perché dopo due mesi e mezzo di lockdown l’Italia è stata riaperta. Quasi improvvisamente e speriamo non improvvidamente. Se si esclude (per il momento) la Campania, tutte le attività commerciali hanno avuto il via libera nell’intera penisola. Si può andare al ristorante, al bar, dal parrucchiere, nei centri commerciali, nei negozi. Naturalmente con l’obbligo delle distanza di sicurezza, guanti e mascherina. Poche le cose ancora vietate in Italia. Tra queste giocare al calcio. Anche per professionisti super controllati. Dunque si può andare in autobus o metropolitana, tra decine e decine di passeggeri di cui nessuno conosce le condizioni di salute ma non si può disputare partitelle tra atleti controllati quasi quotidianamente con tamponi e test sierologici. Uno dei tanti paradossi di questa Italia post Covid-19. Così il dilemma può continuare: riparte o no la Serie A?

Intanto dobbiamo vedere se il protocollo sanitario definito dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico) sarà integrato con le nuove proposte della Lega Calcio che chiede più tamponi, nessun ritiro in clausura e continuazione degli allenamenti anche in caso di positività di un tesserato. Ma se anche arrivasse il via libera dal CTS non si può certo scommettere sulla ripresa del campionato. Nella confusione generale che regna a livello politico, dove nessuno si vuole prendere nessuna responsabilità, saranno i dati epidemiologici a decidere. Ancora una volta.

Dipenderà dalla curva dei contagi. Già il premier Conte nella sua ultima apparizione televisiva ha messo le mani avanti parlando di un “rischio calcolato” per il dopo lockdown. Dunque bisognerà aspettare altre due settimane per capire l’andamento dei contagi e quindi se il Ministero dello Sport darà il via libera. E ancora una volta sarà decisiva la Lombardia dove la situazione coronavirus, dal primo momento, è stata la più pesante. Se, come ha minacciato il Governatore Fontana, la curva dei contagi dovesse risalire significativamente si tornerebbe alle zone rosse. Come noto la Lombardia con quattro squadre in serie A (Inter, Milan, Atalanta e Brescia) è la regione più rappresentata nel campionato. Ci fossero ancora guai di natura sanitaria praticamente certo lo stop al calcio. Impossibile ipotizzare trasferte in zone ancora a rischio epidemiologico.

A quelli (sempre meno) che tifano per la ripresa del campionato non resta che incrociare le dita. Le buone notizie arrivano dall’Europa dove stanno per ripartire una quarantina di campionati. L’Uefa ha posticipato dal 27 maggio al 17 giugno il Comitato Esecutivo che dovrebbe certificare le decisioni delle varie Federazioni sulla conclusi i campionati. Insomma abbiamo ancora un mese per far sapere cosa vogliamo fare.

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