L'EDITORIALE DI BRUNO LONGHI

Pressing e giocate sublimi: Anfield non può far paura a questo Milan

La terza giornata di Serie A esalta i rossoneri ora attesi alla sfida col Liverpool. Sul podio anche Napoli e Roma.

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C’è una logica nella classifica di serie A che con il ritorno del pubblico sugli spalti è anche figlia del ritrovato fattore campo. Comandano Milan, Napoli e Roma, ovvero le sole tre tra le big ad aver giocato una sola volta in trasferta. In un ipotetico podio il gradino più alto lo merita sicuramente il Milan, capace di annientare, a colpi di pressing e di giocate sublimi, la Lazio di Sarri reduce dalla goleada allo Spezia. A prescindere dal gol di Ibrahimovic , doverosa risposta ai ritorni al passato di Lukaku e Ronaldo, la squadra di Pioli è apparsa perfetta nei meccanismi, nei sincronismi, nel pressing. E aspettando Giroud ha ora, rispetto al campionato passato, un Tonali e un Leao in più e una rosa più competitiva. E Anfield non può incutere timore.

NAPOLI: CON SPALLETTI UNA SQUADRA DA SCUDETTO 
Sul secondo gradino mi pare giusto collocare il Napoli: non capita spesso di battere la Juve ( seppure in versione triangolare estivo) e a Spalletti non era capitato quasi mai: una volta soltanto. E non capita spesso alla falde del Vesuvio di ritrovarsi con 9 punti dopo 3 partite. Si deve riandare indietro ai tempi di Benitez. Ma Napoli ora sogna e pensa in grande nonostante un mercato al risparmio. Ha tutto ciò che serve per restare in pianta stabile nel ristretto novero di quelle che ce la possono fare. Ha società, squadra, allenatore, ha ritrovato il miglior Koulibaly, ha scoperto in Anguissa, l’ultimo arrivato, un centrocampista a tutto campo. E può disporre a tempo pieno di Osimhen, quasi sempre out nel passato campionato.

MOURINHO GIOCA ALLA ROULETTE E STAVOLTA GLI VA BENE
Sul terzo gradino ecco la Roma
, capace di battere in extremis il Sassuolo a conclusione di una partita sontuosa, roba da Premier senza esclusione di colpi , che poteva stravincere ma anche tranquillamente perdere. Mourinho non si è smentito: come ai tempi belli ha puntato tutto nel finale su uno sbilanciatissimo 4-2-4. Gli è andata bene. El Shaarawy gli ha regalato una felicissima panchina numero 1000 e lui l’ha celebrata rimettendosi a correre come non gli accadeva dal 28 aprile 2010, al Camp Nou, semifinale col Barcellona. Ma per reggere fino in fondo dovrà evitare in futuro di giocare alla roulette.

L'INTER DI CONTE NON AVREBBE SPRECATO IL DOPPIO VANTAGGIO
Il mezzo stop dell’Inter a Marassi va ricercato nelle occasioni fallite, ma anche nell’incapacità di scrollarsi di dosso il pressing organizzato ed efficace di un’ottima Sampdoria, già capace di creare problemi al Milan alla prima giornata. La squadra di Inzaghi ha gli stessi punti di un anno fa, ma ciò che balza all’occhio è - oltre alla superficialità difensiva - la difficoltà, rispetto a quella di Conte,. di essere letale e sbrigativa nella ricerca dell’area avversaria ribaltando rapidamente l’azione; come ha saputo fare solo in occasione del gol di Martinez. Non è da squadra con lo scudetto sul petto dilapidare per due volte il vantaggio acquisito. Va comunque detto - e il dato non è da trascurare - che la sosta per le nazionali ha costretto Inzaghi ad una razionale distribuzione del minutaggio che nella ripresa ha trasformato la squadra in un puzzle a tratti caotico, divenuto illogico dopo l’ennesimo infortunio di Sensi. Ha pesato l’assenza di Bastoni. Servita comunque per dare a Dimarco la possibilità di mostrare anche in nerazzurro l’efficacia del suo piede mancino.

LA JUVE PALLIDA CONTROFIGURA DI SE STESSA
La giornata - non ancora definita - certifica i primi successi del Genoa, del Torino e del Venezia. E manda in archivio alcune autentiche perle: la volèe di Augello, il coast-to-coast del “veneziano” David Okerere, e il gioiello del diciannovenne Lazar Samardzic - bravo a chi l’ha scoperto - che manda l’Udinese a quota 7 punti in 3 partite. Intanto il campionato si fa da parte e lascia spazio alla Champions, competizione che arriva a proposito per riabilitare le due reduci dal sabato triste. Presumibilmente la Juventus non sarà a Malmoe la pallida controfigura di ciò che con il ritorno di Allegri si sperava che fosse. D’accordo sulle assenze, d’accordo sulle malefatte del portiere, ma non è facile abituarsi al bianconero travolto dall’onda azzurra. La Champions può servire alla “Signora” per rifarsi il trucco contro una squadra abbordabile ma con già 18 partite nelle gambe. Mentre l’Atalanta - già colpevolmente in ritardo sulla tabella di marcia della serie A - avrà il suo bel daffare per confermare allo stadio de la Ceramica di Vila-real la sua indole “copetera” contro i campioni dell’Europa League.

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