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Platini: "Ha dato più la Juve a me che io alla Juve"

09 Ott 2025 - 21:56
 © Getty Images

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"Dieci giorni fa ho ricevuto la lettera dalla giustizia svizzera che era tutto finito, ma è andata avanti per dieci anni. Non so perché è successo ma la vita è fatta così. Poi non è da escludere che ci sia un contropiede". Lo ha detto Michel Platini intervenendo all'ottava edizione del Festival dello sport in corso a Trento fino a domenica facendo riferimento all'assoluzione dall'accusa di frode a danno della Fifa di cui stava per diventare presidente. Il tribunale penale federale di Bellinzona non ha infatti accolto le richieste della pubblica accusa che, lo scorso 15 giugno, aveva chiesto per Platini, che si è sempre dichiarato innocente, la condanna con sospensione della pena.

Poi sul passato bianconero: "Perché ero simpatico anche a quelli che non tifavano la Juventus? Forse perché non ho mai preso in giro i miei avversari, tanto meno le tifoserie. Ho giocato seguendo la mia filosofia: in Francia le persone che vanno allo stadio sono spettatori, in Italia sono tifosi".

"È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve ho detto ad Agnelli ‘Sono stanco, non ne posso più’ e non ho firmato un nuovo contratto - ha spiegeto Le Roi -. Alle Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono vogliono entrare nella storia. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi".

È tornato anche sul mancato passaggio all'Inter alla fine degli anni '70: "Avevo firmato con l'Inter due anni prima di andare alla Juventus ma le frontiere erano chiuse perché in Italia gli stranieri non potevano arrivare. Quando la Juve è venuta a cercarmi sono stato rispettoso e ho chiamato l'Inter per informarli. Non conoscevo Agnelli e mi disse che dovevamo vincere la Coppa dei Campioni. Io gli ho detto 'facile, ci penso io'".