2 APRILE

Buon compleanno Champions: quando l’idea di un giornalista cambiò per sempre il mondo del calcio

65 anni fa, Il 2 aprile 1955, i vertici di 16 federazioni si accordarono sulla creazione di un torneo per club. La mente di tutto fu il giornalista Gabriel Hanot, poi padre del ‘Pallone d'Oro'

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Sono passati esattamente 65 anni da quel 2 aprile 1955 in cui i vertici di sedici federazioni nazionali europee si incontrarono all’Hotel Ambassador di Parigi per discutere la proposta che di lì a poco avrebbe cambiato enormemente la storia del calcio europeo. Se adesso parliamo di Champions League come torneo internazionale per club più importante al mondo, sia a livello di squadre sia a livello di introiti, possiamo farlo proprio perché quel giorno fu posta la prima pietra sulla storica Coppa dei Campioni.

L’idea di far affrontare tra loro le più importanti squadre internazionali venne a Gabriel Hanot, ex giocatore e allora redattore de ‘L’Equipe’. Hanot non era nuovo a idee rivoluzionarie in ambito calcistico: negli anni 30 fu tra i primi fautori del professionismo e nell’immediato dopoguerra contribuì alla creazione della Coppa Latina, torneo che metteva a confronto rappresentanti di Italia, Spagna, Francia e Portogallo. La decisione di allargare gli orizzonti e creare un torneo continentale arrivò a cavallo tra ‘54 e ‘55: dopo aver mal digerito la definizione di ‘Campioni del Mondo’ riservata al Wolverhampton da parte dei colleghi inglesi del Daily Mail (dopo la vittoria dei Wolves sulla mitica Honved di Ferenc Puskas), il giornalista francese rispose dalle colonne del suo quotidiano: “No, i Wolves non sono campioni del mondo!” e nelle righe successive tracciò l’idea di un torneo che potesse legittimare tale definizione.

Hanot faceva sul serio: il 2 marzo 1955 si recò senza timori reverenziali all’assemblea plenaria dell’Uefa, presentando la sua proposta. L’idea era rivoluzionaria per l’epoca non solo per la portata geografica, ma anche per il previsto ritorno economico da parte delle televisioni, prospettiva all’epoca decisamente avveniristica oltre che profetica. Le risposte istituzionali furono tiepide, perché Fifa e Uefa ribadirono come le nazionali fossero al tempo la priorità, ma un paio di dirigenti furono affascinati: si trattava di Gustav Sebes, considerato il padre della Grande Ungheria, e Santiago Bernabeu, leggendario presidente del Real Madrid.
L’influenza dei due dirigenti sui loro colleghi internazionali portò così all’incontro, informale ma in realtà decisivo, del 2 aprile 1955. Erano sedici le nazioni rappresentate, per l’Italia c’era il Milan che di lì a pochi mesi avrebbe vinto il suo quinto scudetto. Il francese Ernest Bedrignans guidava il comitato organizzatore, ma erano Bernabeu e Sebes, nominati vicepresidenti del comitato stesso, a tessere la tela. Tutti erano d’accordo sui benefici, soprattutto in termini economici, di un torneo di questa portata e Fifa e Uefa, a giochi ormai fatti, non poterono altro che dare di lì a poche settimane il loro assenso, ponendo come condizione quella di giocare il torneo sotto l’egida dell’Uefa e di non sovrapporsi, come collocazione nel calendario, agli eventi per nazionali. Si decise quindi di chiamarla “Coppa dei Campioni per Club” anche se in alcuni paesi fu conosciuta semplicemente come “Coppa Europea”: non cambiò più nome fino alla rivoluzione del 1992, quando l’Uefa decise di cambiarne il formato e chiamarla Champions League.

La Coppa dei Campioni fece il suo esordio il 4 settembre 1955, con l’andata del primo turno fra Sporting e Partizan all’Estadio Nacional di Lisbona davanti a 30mila spettatori: finì 3-3. Il Milan, rappresentante italiana, superò nel primo turno il Saarbrucken e nei quarti il Rapid Vienna, prima di arrendersi al Real Madrid nella doppia semifinale. Furono proprio i madridisti a portarsi a casa la prima di cinque edizioni consecutive battendo i francesi dello Stade Reims in finale, rimontando prima dallo 0-2 al 2-2 e poi dal 2-3 al 4-3.

Una curiosità: in quella riunione del 2 aprile fu inutile la partecipazione del Chelsea: la federazione inglese aveva snobbato l’idea, ponendo di fatto un veto alla partecipazione di qualsivoglia squadra del proprio Paese. Visto il successo internazionale della prima edizione della Coppa, però, la FA cambiò idea già l’anno successivo, iscrivendo il Manchester United al torneo. I Blues, dal canto loro, avrebbero esordito nella massima competizione europea solo 44 anni dopo, nel 1999.

E Hanot? La mente che partorì la Coppa dei Campioni non solo proseguì con successo la sua attività giornalistica, ma pochi mesi dopo la nascita della Coppa Campioni ebbe anche un’altra intuizione di enorme impatto: dalle colonne di ‘France Football’, infatti, propose di premiare ogni anno il miglior calciatore europeo. Ed è quindi grazie al giornalista francese che, oltre alla Coppa dei Campioni, esiste anche l’ambitissimo ‘Pallone d’Oro’, il premio individuale per eccellenza nel mondo del calcio.

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