Si autodefiniscono "l'ultimo paese sulla Terra a non avere una nazionale di calcio", poi si affrettano ad aggiungere, via social, un "finora...". Sì, perché l'attesa è finita e cade l'ultima frontiera del calcio: le Isole Marshall, definite "la nazione più radioattiva del mondo" per gli esperimenti nucleari, con almeno 67 bombe atomiche fatte esplodere, compiuti da quelle parti (l'epicentro spesso era l'atollo di Bikini) fra il 1946 e il 1958, sono pronte a scendere in campo per affrontare la rappresentativa delle Isole Vergini. E non sarà un'amichevole, perché il match sarà valido per la 'Outrigger Challenge Cup', quadrangolare che si disputa a Springdale, nello stato americano dell'Arkansas, scelta fatta non a caso visto che da quelle parti vive la più folta comunità di 'marshallesi' emigrati all'estero. Ora saranno tutti gli spalti del 'Jarrell Williams Bulldog Stadium', a fare il tifo per la loro nazionale, e per i vari Ben e Zach Hill, Gabino Gallegos, Cullen Thuranga, Seth Silde, Jaya Corder, Dominic Pace e per il bomber Aaron Anitok-Brokken, non solo calciatori ma autentici pionieri di uno sport che dalle loro parti, 29 atolli e 5 isole che ospitano circa 40mila abitanti, fino a qualche anno fa non esisteva. Lo racconta il loro assistente allenatore, l'inglese Justin Walley, coinvolto fin dal primo momento nel progetto di portare il 'soccer' nell'unico paese al mondo dove non si giocava. "Prima qui non c'era il calcio, perché le isole erano sotto il controllo degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, e la cultura sportiva americana predominava. Gli sport praticati erano basket e baseball", spiega Walley. Cinque anni fa la svolta, con la creazione della 'Marshall Islands Soccer Federation', e poi l'avvio dell'attività, che però inizialmente era limitata al 'futsal', ovvero il calcio a cinque, con partite (su campi di basket 'riconvertiti' con l'utilizzo di porte smontabili) contro Kiribati e Micronesia. Poi con la supervisione di Lloyd Owens, anche lui inglese, si è pensato al calcio vero e lo stesso Lloyd è diventato il ct della nazionale che si appresta a giocare la prima partita della sua storia. Per renderla possibile è stata lanciata una raccolta fondi per finanziare la trasferta in Arkansas, a cui hanno aderito 104 sostenitori che in totale hanno versato 21.573 sterline, circa 25mila euro. Intanto il calcio, compreso quello femminile, è entrato anche nelle scuole, e l'entusiasmo non manca, nonostante le difficoltà, come quelle create dalla confederazione dell'Oceania (Ofc) che per ora (forse per non dividere ulteriormente i fondi) non intende accogliere le Marshall. "Abbiamo scritto all'Ofc - racconta Walley -, ma per il momento non sembrano interessati ad accoglierci. Abbiamo provato anche con la Concacaf, ma è ancora presto: ci dicono che dobbiamo dimostrare di fare sul serio. Detto questo, crediamo di seguire i canali giusti con tutte le confederazioni e stiamo anche cercando di parlare con la Fifa". Intanto il calcio è sempre più globale, avendo varcato la sua ultima frontiera.