ALPINISMO

Una lunga estate… alta: il Tamara Tour Italia ha raggiunto il traguardo

Tamara Lunger ha chiuso con la scalata dell'Ortles la sua collezione estiva delle vette più alte delle venti regioni italiane.

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L'alpinista ed esploratrice altoatesina Tamara Lunger ha raggiunto la "finish line" della sua spedizione "Made in Italy": un tour della durata di ottantadue giorni (in pratica tutta l'estate) affrontato in camper, allo scopo di toccare le vette più alte di ogni singola regione del nostro Paese. Scattato il primo luglio dall'Alto Adige, terra d'origine di Tamara, il tour ad anello  si è concluso nella stessa regione con la salita dell’ultima cima: i 3905 metri di quota dell'Ortles.

In totale 9300 chilometri di esplorazione e di scoperta del territorio, con la possibilità per l’alpinista altoatesina di raggiungere i suoi obiettivi sportivi ed allo stesso tempo spostarsi - con il camper, appunto - alla scoperta delle meraviglie naturalistiche, culturali e - perché no? - anche culinarie del nostro Paese. Un tour che Tamara Lunger ha fortemente voluto, pensato e ideato durante i mesi del lockdown, nel quale un ruolo centrale lo ha giocato il desiderio di tornare all’aria aperta, nella natura, e soprattutto di incontrare le persone. Si è infatti trattato di un viaggio di interazione con alcuni atleti che l’hanno accompagnata nelle salite delle vette e con la gente dei luoghi visitati.

Realizzato grazie al contributo di La Sportiva, Gore-Tex e IDM Sudtirol-Alto Adige, con il “pretesto” di collezionare i punti culminanti di ogni regione della Penisola, il Tamara Tour Italia ha permesso a Lunger di fare un viaggio alla scoperta dello Stivale, di mettersi appunto alla prova in un gran numero di attività sportive outdoor e di approfondire la conoscenza con storia, tradizioni, natura e popolazione di un Paese che Tamara ha spesso lasciato per prendere parte a spedizioni alpinistiche sulle montagne più alte del pianeta, soprattutto in Himalaya e Karakorum. Si è trattato probabilmente anche di una pausa di riflessione in un certo senso obbligata o magari… ”favorita” dall’inattività forzata imposta dal lockdown. E forse ancora di una chance di interiorizzazione, seguita all’incidente dello scorso mese di gennaio durante la spedizione invernale in Pakistan per il concatenamento di Gasherbrum I e II insieme a Simone Moro, quando Tamara fu duramente impegnata nell’operazione di risalita dell’alpinista bergamasco che era precipitato per una ventina di metri a testa in giù in un crepaccio, in un contesto selvaggio e di completo isolamento sul ghiacciaio.

Questo il blancio finale dell'alpinista bolzanina:

“Il tour è stato impegnativo: ci sono stati giorni di grande caldo, soprattutto nel mese di luglio al sud, dove è stato davvero dura fare attività sportiva. Allo stesso tempo, ci sono stati giorni di meteo e condizioni difficili che mi hanno obbligata a cambiare piani ed itinerari. Senza dimenticare le difficoltà nel trovare sempre dei compagni di scalata. Ripensando però a tutto il viaggio, il mio sentimento è di estrema gratitudine: sono felice di aver visto luoghi che non conoscevo, di aver incontrato persone appassionate e contente di incontrarmi, di aver scalato montagne che mi regalavano panorami mozzafiato, di aver assaggiato specialità gastronomiche che mai avevo provato, di aver insomma vissuto un’esperienza unica e anche diversa dalle spedizioni che sono abituata a intraprendere. Per la prima volta non è stato importante essere la sola protagonista ma, insieme a me, tutte le persone incontrate lungo il mio percorso. Mi sono sentita parte di qualcosa di grande, vivendo la testimonianza di andare per la propria strada e dare gambe ai propri sogni”. 

 

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