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ALPINISMO

Simone Moro, quarto round al Manaslu: "Gioco di pazienza e di nervi, torno con un nuovo sogno da realizzare"

Ai primi di dicembre l'alpinista bergamasco partirà per il Nepal ed una nuova spedizione invernale sull'ottava vetta del pianeta.

di Stefano Gatti
06 Nov 2021 - 17:07

Simone Moro annuncia la meta della sua spedizione invernale 2021/2022 in Himalaya: la salita del Manaslu - ottava montagna più alta della Terra con i suoi 8163 metri - e quella del vicino East Pinnacle (il “settemila” più alto del nostro pianeta) nella stagione fredda. Dopo la rinuncia di poco più di un anno fa, l’alpinista bergamasco torna in Nepal per il quarto tentativo sulla "montagna dello spirito" ed il concatenamento con il suo "vicino" che per soli otto metri manca la fatidica quota ottomila. 

“Il mio alpinismo è figlio di un sogno, non la copia di un alpinismo già fatto. Queste sono state le mie parole dopo la terza rinuncia al Manaslu per annunciare che a dicembre sarei ritornato. E così sarà, per la quarta volta: neanche il Nanga Parbat mi ha costretto a rinunciare così tante volte! Partirò ai primi di dicembre, andrò per l’acclimatamento in Nepal - nella valle del Khumbu, quella dell’Everest - e penso di salire l’Ama Dablam (6812 metri, il "Cervino dell'Himalaya", ndr). Per fine dicembre vorrei essere al campo base del Manaslu. La scorsa volta ho sentito l’esigenza di comportarmi nel modo più conservativo possibile, vista anche la tragedia al K2 dello stesso periodo. Ritorno ora con un nuovo sogno che spero di realizzare”.

È questo in un certo senso il manifesto della nuova spedizione invernale di Simone Moro che - nella parole riportate appena sopra - tratteggia i contorni del prossimo ed ormai imminente capitolo della sua lunga storia sulle montagne più alte della Terra. 

Si tratta quindi del quarto tentativo per Moro. Il primo nel 2015/2016 insieme all’alpinista altoaltesina Tamara Lunger, il secondo nel 2018/19 con il nepalese Pemba Gelje Sherpa, quello più recente di poco più di un anno fa con Alex Txikon (alpinista spagnolo già in vetta con Simone Moro nel 2016 sul Nanga Parbat) e con Iñaki Alvarez. E come nelle tre... puntate precedenti, anche in questa occasione quello del Manaslu invernale punta ad essere un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato realizzate dagli alpinisti polacchi, protagonisti di una indimenticabile (e per molti versi pionieristica) stagione di scalate invernali negli anni Ottanta.

Nella spedizione più recente - quella dello scorso inverno - ad impedire a Moro e compagni di portare a termine l'impresa fu in particolare l'insormontabile ostacolo rappresentato da un grande crepaccio che sbarrava la via di salita. Simone fu il primo a rinunciare (anche per via dei fatti del K2, come abbiamo visto), mentre TxiKon provò ad insistere e fece un altro tentativo, peraltro infruttuoso.  In quest'ultima spedizione - come nelle due precedenti - ad ostacolare gli alpinisti anche l'abbondanza delle precipitazioni nevose nello spazio di pochi giorni. Nel 2015 in particolare, dopo cinquantuno giorni di inutile attesa di un miglioramento delle condizioni, Simone scrisse:

"Una spedizione non è mai solo una pura performance, una scalata fatta col cuore in gola. È spesso un gioco di pazienza e di nervi e penso che Tamara ed io abbiamo davvero fatto tutto per dare tempo al tempo e alla montagna di coprirsi di neve e farsi spazzare dal vento. Questa attesa però ora non ha cambiato nulla e noi abbiamo perso tantissimo materiale alpinistico e passato ore, giornate intere a spalare. Questa avventura è semplicemente rimandata."

Compagni di Simone saranno di nuovo Alex Txikon e poi il  nepalese Abiral Rai, guida UIAGM (Unione Internazionale delle Associazioni Guide di Montagna), oltre che fotografo e pilota di drone ed il giovane pakistano Sajid Alì Sadpara, figlio di quell'Alì Sadpara (in vetta al Nanga Parbat insieme a Simone e ad Alex nel 2016), che ha perso la vita lo scorso mese di febbraio durante la spedizione invernale sul K2 insieme a John Snorri ed a Juan Pablo Mohr. I resti dei tre alpinisti sono stati ritrovati alla fine dello scorso mese di luglio nei pressi del "Bottleneck" (il "Collo di Bottiglia"), uno dei passaggi-chiave verso la vetta della seconda montagna del pianeta.

Come nel 2015 e nel 2020, il nuovo progetto riguarda il concatenamento della vetta principale e dell’East Pinnacle (m. 7992). Questa doppia salita (realizzata per la prima volta quasi trentasei anni fa) non è mai stata ripetuta, neppure in estate. Come detto, il Pinnacolo Est è la punta di 7000 metri più alta del pianeta: solo otto metri la separano dalla magica “quota ottomila”. Il concatenamento è stato scelto per lanciare il messaggio che il futuro dell’alpinismo d’alta quota è più o meno inevitabilmente destinato a puntare proprio sulle montagne da settemila metri. 

La prima scalata invernale del Manaslu (detto anche Kutang) venne realizzata il 14 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, mentre il concatenamento della salita in successione delle due vette del massiccio (vetta principale ed East Pinnacle) risale a poco meno di tre anni dopo, ad opera di due altri alpinisti polacchi: Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer. Era il 10 novembre 1986.

Simone Moro ha al suo attivo diciannove spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta, attraverso le quali ha rilanciato l’attenzione sull’esplorazione invernale degli “ottomila”, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate appunto dai polacchi negli anni Ottanta. Simone è fin qui l’unico capace di salire quattro delle quattordici montagne più alte della Terra in completa stagione invernale: Shisha Pangma (m. 8027) nel 2005, Makalu (m. 8463) nel 2009, Gasherbrum II (m. 8035) nel 2011, Nanga Parbat (m. 8126) nel 2016.

Nella spedizione, Simone sarà accompagnato dai suoi sponsors: The North Face, La Sportiva, Camp-Cassin, Garmin, Gruppo Autotorino Spa, DF-Sport Specialist, Acerbis Sport, Somain Italia, Intermatica, Altitude Helicopters, La Manta Foods e Fra.Mar.

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