IL RICORDO E LA FESTA

Erika Siffredi: "La vela gialla di 'Cala' in volo, tra bellezza del momento e desiderio di volerlo ancora con me..."   

L'evento multidisciplinare in ricordo dell'alpinista piemontese rivissuto in esclusiva per sportmediaset.it dalla moglie Erika.

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Quando eravamo venuti a conoscenza dell’intenzione degli amici di Carlalberto “Cala” Cimenti di organizzare un evento (sport, ma non solo) in memoria dell’alpinista piemontese scomparso poco meno di otto mesi fa sotto una slavina proprio tra le sue montagne, non avevamo avuto il minimo dubbio: sarebbe stato bello che a raccontarlo - al posto nostro - fosse Erika Siffredi, la moglie di “Cala”. Ma lei, Erika, avrebbe accettato? Inutile stare  a pensarci troppo: non restava che chiederglielo.

Detto fatto: il contatto, un messaggio, una chiamata. La voce dolce di Erika che si incrina molto più che impercettibilmente, parlando di Cala. La prendiamo un po’ alla lontana, ma neanche tanto. Le chiediamo di presentarci intanto l’evento. Così, per rompere il ghiaccio, ma tanto poi è già rotto e l’idea del racconto è già partita e ben presto accettata!

Arriva (e passa, causa maltempo) il weekend scelto per l’evento multidisciplinare: corsa in montagna e bouldering, mountain bike e parapendio. Tra sport e memoria. Arriva quello del piano B, che va a buon fine. Poi arrivano le immagini: difficile scegliere quelle da pubblicare, una per l’altra tutte di grande suggestione. Portano la firma di Fulvio Silvestri (quelle di Monte San Giorgio) e di Fabio Fin (quelle dei climbers).

Arriva poi il racconto di Erika: ci contavamo e lo pubblichiamo integralmente, senza praticamente toccarlo. Originale e spontaneo: purissimo, come deve per forza essere il sentimento che ha animato Erika a scriverlo, come deve essere il sentimento che la sostiene ogni giorno. Rintracciatelo anche voi, qui sotto. Basta solo sfiorarlo, non serve altro. Il resto, appartiene a Erika. Lo divide per una volta con noi. Gliene siamo grati.

La sera prima dell'evento ero ansiosa, preoccupata. Cala FestivalRace era già stato rimandato di una settimana causa maltempo ed avevo il terrore che nebbia e freddo di quei giorni avessero fatto cambiare idea agli atleti che si erano preiscritti. Chiamo un po' di amici, prenoto teglie di pizza e cerco di allontanare i brutti pensieri. Quando vado a ritirare l'ordine all'agriturismo "La Vigna" di Rivoli, il proprietario Michele mi dice: "La pizza la offriamo noi. Voi state facendo un sacco di cose belle, vogliamo contribuire. Domani i miei tre bambini verranno a scalare e mio papà forse vi raggiungerà sul monte San Giorgio in bici"

Lì per la prima volta ho realizzato che il Cala FestivalRace era davvero di tutti e per tutti. Alle persone non interessava quanto fosse lungo il percorso, quanto fosse tecnico o quanto fossero difficili i blocchi da scalare. A chi aveva deciso di esserci non fregava nulla nemmeno della nebbia!

Domenica 21 novembre infatti c'erano tutti, erano tutti lì per Cala. È stato bellissimo veder arrivare nello stesso posto gente in bicicletta, ragazzi in pantaloncini da corsa, parapendisti con le vele chiuse in enormi zaini, scalatori con i pad sulla schiena. I volontari accoglievano gli atleti, davano le indicazioni per la partenza, distribuivano pacchi gara, magliette e  adesivi. Alcuni di loro avevano già preso posto lungo il percorso, in punti strategici per permettere agli atleti di godersi il viaggio… senza sbagliare strada!

In cima al monte San Giorgio c'erano il sole (sopra un mare di nuvole) ed un sacco di amici. Tempo di sistemare il gonfiabile che identifica l'arrivo ed ecco avvicinarsi - veloce e sorridente - il primo atleta del Vertical: il superlativo Andrea Rostan che taglia il traguardo poco più di quindici minuti dopo il via. Circa due minuti dopo ecco Manuel Bortolas con le lacrime agli occhi ed il Nano al guinzaglio, poi man mano tutti gli altri. Mauri Basso taglia il traguardo in spalla a Fabio Cavallo mentre Elisa Giordano è la prima donna classificata, nonché la mia campionessa preferita: una di quelle tutte cuore, occhi grandi e sorrisi speciali.

Un signore “over ottanta” si avvicina e mi dice: “Ho fatto fatica ad arrivare in cima ma dovevo esserci, Cala quando passava davanti a casa mia mi salutava sempre". Mi sono commossa.

Mi giro ed ecco spuntare il primo biker: Lorenzo Facelli. Il Fais era uno dei grandi amici di Cala: insieme facevano le discese di ripido. È stato speciale vederlo salire: grintoso e concentrato perché lui voleva vincere, ma questa volta solo per Cala. In cima alla fine è arrivato in bici anche Gino, papà di Michele, il ragazzo delle pizze! Bellissimo è stato vedere la prima delle donne tagliare il traguardo: pantaloncini rosa e un sorriso che solo una vera biker poteva avere!

Poi è arrivato il momento dei volatori. Dovevano riempire il cielo di vele e così è stato. Biccio, il nostro amico e insegnante di parapendio si è lanciato con la vela di Cala, quella gialla. Una volta in volo si è alzato un coro "CALA VOLA, CALA VOLAAA" e io sono “crollata”, tra la bellezza del momento e il desiderio di volerlo con me, ancora e poi ancora un po'.

Nel frattempo, poco distante, al Masso di Trana (la Pietra Salomone) all'orario di apertura iscrizioni, non c'era nessuno… Era tutto pronto: blocco pulito, linee attrezzate e segnate grazie al team degli scalatori (Zio Paolo, Fabio, Sihun, Erika e Papà Paolo). Mancavano solo i climbers!

In parte questo flop era comprensibile: fino al giorno prima la nebbia aveva bagnato la roccia. Quel masso in particolare è ostico, scivoloso, avido di realizzazioni che si raccolgono più facilmente in altri posti più alla moda. Domenica mattina però splendeva il sole, c'erano freddo e aderenza: un giorno buono per scalare a Trana!

"Peccato…" - hanno pensato gli organizzatori - "non fosse altro per i premi, sono davvero tanti…"

Nemmeno il tempo di finire la frase che è iniziato lo “stillicidio” di scalatori.

Uno, due, quattro... Le prime iscritte della categoria femminile...I primi iscritti tra i bambini... Fino alle teste di serie, atleti di livello nazionale che hanno dato alla manifestazione il lustro che meritava: Lorenzo Carasio, Edoardo Bocchio Vega, Pietro Bassotto, Andrea Molinario.

Alle undici è stato dato il via alle danze.

Tre ore a scalare su ventisette passaggi distribuiti sui quattro lati del masso.

Tre ore che hanno visto bambini salire come dei veri guerrieri ed altri più piccoli divertirsi a costruire capanne nel bosco.

Tre ore che hanno visto dita bucate e rattoppate guadagnare l'ultima presa del passaggio.

Tre ore in cui i top climbers i sono confrontati ripetendo quasi tutti i passaggi proposti, a dimostrazione di cosa significhi scalare ad altissimo livello.

Tutti hanno vinto qualcosa: non solo i premi in palio.

Qualcuno ha vinto la paura di cadere.

Qualcuno quella del freddo.

Tutti hanno vinto la scommessa di giocarsi un giorno su un ostico masso storico della Valle di Susa, che si è vestito elegante per l'occasione particolare: ricordare Cala. 

Per le 14.30 siamo tutti all'agriturismo per la festa e le premiazioni. Panini, birre, super premi e la musica dei The Follis.

Cosa posso dire, alla fine della giornata?

Che sono Stanca, Felice e Grata.

Questa vita, nonostante tutto, non ha mai smesso di sorprendermi.

Grazie a tutti.

Patata (Erika)

Completiamo il coinvolgente racconto di Erika (che ringraziamo ancora per la disponibilità a raccontare e soprattutto a raccontarsi) con il contributo di Carletto Germanetto (ideatore di Cala Festival Race) e con quello del dottor Paolo Leoncini (coordinatore medico WF onlus) , che ci permettono di ampliare ancora lo sguardo e la comprensione sulla figura di Cala Cimenti e soprattutto sulla sua eredità: ben oltre lo sport ed il coraggio, lo stile e la performance. Da ritrovare, rivivere e soprattutto trasmettere nelle amicizie, nelle risate e nella festa.

Quando avevo pensato ad un evento per e con Cala avevo sempre immaginato al sottofondo della sua risata o a quelle fatte insieme da 'Canisciolti' (il nostro gruppo di parapendisti), neobrevettati e curiosi di scoprire l'arte del volo. Una giornata per riunire amici e tutti quelli che con lui avevano condiviso fatiche e divertimento. Ho visto sorrisi e sentito risate, quelle forti, incrociato sguardi di persone venute apposta per celebrare un amico - in un rito laico di religioso sport - facendo e dando il meglio della propria passione. Ciliegina sulla torta, ho rivisto volare la sua inconfondibile vela gialla con l'omino rosso, tra le nuvole. E per un attimo quella risata mi è parso di sentirla davvero…

(Carletto Germanetto, ideatore di Cala FestivalRace) 

L'idea di unire outdoor e cooperazione  è nata unendo varie teste: quelle alpinistiche di Cala Cimenti e di Francesco Cassardo, quella ibrida del sottoscritto che da anni lavora nel mondo della cooperazione internazionale. La scintilla è stato un piccolo progetto di supporto ad un dispensario in Pakistan, con farmaci di base raccolti da World Friends onlus, che Cala e Francesco hanno portato in loco durante la spedizione del 2019. L'incidente di Francesco e l'avventura del suo salvataggio ha - suo malgrado - gettato benzina su questa idea che si è concretizzata nel 2020 in una sezione di World Friends (denominata Peaks Doc World Friends) che ha l'obiettivo di avvicinare questi due mondi. Cala era il principale testimonial, oltre che una fucina di progetti ed iniziative: istituire uno "Snow Leopard Africano", costruire una palestra a Nairobi, una scuola di alpinismo in Pakistan e così via. Il progetto "Sdraiato in cima al mondo: una scuola per il Nepal" ha saputo coagulare il peso della mancanza di Cala ed il senso profondo di Peaks Doc. Insieme a Find The Cure, altra onlus cui Cala era legato, sono stati raccolti fondi per costruire due scuole in Nepal, nella bassa valle dell'Everest, area esclusa dal turismo alpino ed ancora semidistrutta dal terremoto del 2015. Soprattutto però, questo progetto ha dimostrato a tutti (partecipanti, donatori, ideatori) che la strada iniziata nel 2020 ha una valenza importante. È una strada che apre confini ed apre le menti di chi è sensibile all'altro pur vivendo la propria passione. CalaFestivalRace incarna questo sentimento e questa visione, così come ogni altra iniziativa che lo seguirà. In questa prospettiva saranno identificati progetti di sviluppo legati al mondo dello sport e della montagna da supportare, alimentando un circuito virtuoso di cui il CalaFestivalRace è un fondamentale mattone.

Dr. Paolo Leoncini (coordinatore medico WF onlus) 

 

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