Alpinismo, l'8 maggio di 40 anni fa Messner rese possibile l'impossibile: l'Everest scalato senza bombole

Insieme a Peter Habeler, l'alpinista altoatesino smentì tutte le tesi scientifiche e salì a quota 8848 metri senza ossigeno

  • A
  • A
  • A

Esattamente 40 anni fa cadde un altro grande limite umano: l'8 maggio 1978 Reinhold Messner e l'austriaco Peter Habeler salirono infatti in vetta all'Everest toccando gli 8848 metri della montagna più alta al mondo senza l'ausilio di bombole d'ossigeno. L'impossibile, almeno per la scienza dell'epoca, divenne quel giorno non solo possibile ma soprattutto fattibile: chi sino ad allora aveva sostenuto che era impossibile per l'uomo sopravvivere oltre quota 8500 a causa della rarefazione dell'aria senza ricorrere all'ossigeno artificiale fu smentito dall'impresa di questi due straordinari alpinisti.

Erano passati 25 anni dal 29 maggio 1953, dalla prima salita della vetta himalayana ad opera di Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay, e una nuova storica pagina dall'alpinismo segnava un nuovo grande passo per l'essere umano. Tanto nuovo, tanto sorprendente che Messner e Habeler vennero accusati di aver utilizzato di nascosto delle mini-bombole.

Un'illazione, un sospetto, cui Messner rispose due anni più tardi a modo suo. Nell'agosto del 1980, quello che di lì a poco sarebbe diventato l'indiscusso "Re degli Ottomila" (nel 1986 l'altoatesino portò a compimento la conquista di tutte le 14 montagne più alte al mondo) mise tutti a tacere reggiungendo di nuovo la cima dell'Everest senza ossigeno, salendo dal versante nord e per di più in solitaria. Un'impresa che ne consacrò l'indiscussa grandezza e eccezionalità. Umana, ancor prima che alpinistica.

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti