INDYCARS

"Con l'Aeroscreen manca l'aria. Esperienza un po' scioccante ma mi abituerò": Montoya non la manda a dire!

Il pilota colombiano torna all'antico amore e si prepara alla sua sesta partecipazione alla classica del Memorial Day, la prima dal 2017.

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A Indianapolis sono già andati in scena i primi test in vista della 500 Miglia del prossimo 30 maggio e tra i protagonisti in pista c'è Juan Pablo Montoya che torna allo Speedway con il team Arrow McLaren SP per andare a caccia della sua terza affermazione e, dopo quattro stagione nei prototipi USA, deve riprendere confidenza con le ruote scoperte ed in particolare con l'Aeroscreen, la struttura di ispirazione aeronautica a protezione del cockpit.

“Non è stato difficile abituarsi. Pensavo sarebbe stato più... invasivo. Di certo è un bel 'problema' (l'originale era un po' più terra terra, ndr) entrare ed uscire dalla macchina ed è parecchio più caldo. Ho fatto un test anche a Laguna Seca e  su un tracciato stradale non ti arriva molta aria. Ecco, quello è stato un po' scioccante. A Indianapolis invece è andata molto meglio".

Versione americana dell'altrettanto efficace Halo adottato in Formula Uno (vedi incidente di Grosjean in Bahrain), l'Aeroscreen fissato all'abitacolo delle monoposto tipo Indy non ha mancato di suscitare commenti piuttosto coloriti da parte di Montoya. Il colombiano si prepara ad andare alla caccia della sua terza affermazione nella Indy 500 (dopo quelle del 2000 con Ganassi Racing e del 2015 con Penske) al volante della terza Dallara-Chevrolet del team Arrow McLaren SP, nel quale prende di fatto il posto (caldissimo, appunto, in tutti i sensi!) di Fernando Alonso. Nei test di giovedì 8 e venerdì 9 aprile all'Indianapolis Motor Speedway il colombiano ha dimostrato con i fatti (anzi, il cronometro) di aver già "digerito" la novità Aeroscreen e trovato subito il ritmo, mettendo a segno la terza performance nella seconda giornata. Davanti a lui solo un altro two-time winner della "500" (tra l'altro l'anno scorso e in precedenza nel 2017) come Takuma Sato, al volante della Dallara-Honda Rahal Letterman Racing, e l'autore del miglior tempo:  il due volte campione Indycar Josef Newgarden (Dallara-Chevrolet Team Penske) che ancora insegue la prima vittoria nella 500 Miglia. Il francese Sebastien Bourdais da Le Mans (quattro volte consecutive campione CART dal 2004 al 2007 con Newman/Haas) era stato invece il più veloce nella prima giornata di test al volante della Dallara-Chevrolet AJ Foyt Racing.

Disincantato ed essenziale come ai tempi della Formula Uno e delle sue precedenti esperienze Indycar, il colombiano non ha perso con gli anni... l'atteggiamento un pò scostante e sbruffone e - a dimostrazione di un'indole competitiva intatta nonostante i quarantacinque anni suonati - conclude la sua analisi dell'Aeroscreen trovandovi pure qualche pregio. O meglio un possibile, piccolo, ma potenzialmente importante vantaggio su piloti magari più giovani ma meno esperti di lui!

"La cosa strana è che sembra di stare un po' dentro una bolla. Ed in azione sembra di guidare un prototipo chiuso . Ecco, non capisco perché si debba tenere la visiera abbassata tutto il tempo. Non sarebbe necessario... Ok, forse sì, ma io sono abituato alle vetture sport (dal 2018 al 2020 JP ha guidato le Acura del Team Penske e quest'anno quella Meyer Shank, ndr)  e lì puoi tenere la visiera alzata e ricevere un po' d'aria in più. Però va bene, è ok dal punto di vista della sicurezza. Più che altro è questione di abitudine. Da questo punto di vista sono avvantaggiato perchè sono appunto abituato alle temperature interne delle sport. Magari è più difficile per chi arriva dalle monoposto a ruote scoperte".

 

 

 

 

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