VOLLEY GIOVANILE

La crisi della pallavolo piemontese: "Il 51% in meno di tesserati. Così chiudiamo"

Ezio Ferro, presidente della FIPAV Piemonte, presenta un quadro allarmante che riguarda diverse discipline: "Se le palestre scolastiche non riaprono, il movimento muore"

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La pallavolo piemontese lancia un disperato grido d'aiuto, con la speranza che qualcuno o qualcosa riesca a spezzare un trend negativo che sta portando l'attività di base al collasso, con i giovani in fuga dalla pallavolo. Il quadro descritto da Ezio Ferro, presidente della FIPAV Piemonte, è desolante: "Rispetto ai dati dell’anno scorso siamo al 49% dei tesserati, vuol dire che in pochi mesi abbiamo perso il 51% dei ragazzi che praticavano pallavolo. Parliamo di giovani tra i 6 e i 19 anni, maschi e femmine, senza distinzioni. Abbiamo la reale impossibilità di cominciare i campionati giovanili e l'attività di base sta morendo, alla faccia di chi dice che l’attività fisica educa alla vita normale”.

Il principale problema riguarda il basso numero di concessioni delle palestre scolastiche. Impianti su cui non solo la pallavolo, ma anche diverse discipline (come il basket) fanno affidamento per poter consegnare a migliaia di ragazzi gli spazi in cui poter effettuare l'attività sportiva: "Il 50% degli istituti scolastici non danno in concessione alle società sportive l’utilizzo delle palestre. Perché lo fanno? - si domanda in modo retorico Ferro. È qui che si arriva all’assurdo: il DPCM dice che una scuola, prima di consegnare la palestra a una società sportiva, deve sanificare e igienizzare tutte le parti comuni. Ma in un mondo in cui la scuola non ha i soldi per la carta igienica, come fa a sanificare? E se non possono farlo, le concessioni non le daranno mai. Siamo nelle mani dell’intelligenza o del buon cuore dei dirigenti scolastici, o della voglia di prendersi delle responsabilità".

Una situazione che ha determinato un calo del 50% dei tesserati nel basket e nella pallavolo, con numerose rinunce alla iscrizione alle attività vedendo assolutamente aleatoria l’organizzazione dei campionati: "Il nostro protocollo anti-Covid è rigidissimo. Le società si stanno facendo carico di enormi sforzi economici e di personale - prosegue il presidente - ma ad oggi c’è un 50% di palestre chiuse. I ragazzi si allenano all’aperto: con questa temperatura è forse la forma migliore per ottenere le influenze. Le società ci tempestano di telefonate chiedendoci come possono fare ad allenare i ragazzi. Come fanno a partire con i campionati se non si allenano?".

Il giorno per la ripresa delle contese c'è ed è fissato per il 7 novembre, data in cui cominceranno i campionati di Serie B, C e D. "Dovrebbero cominciare anche i campionati giovanili, ma non iniziano - spiega Ferro. Non iniziano perché abbiamo il 50% di squadre iscritte rispetto all’anno scorso. Il 50% di ragazzi tesserati perché non possono allenarsi, il 50% di squadre che non hanno la palestra". Con buona pace del volley di vertice, dalla SuperLega alle Serie A1 femminile, che rischia di dover fare i conti con questo buco generazionale negli anni a venire.

A complicare il tutto, si aggiunge l'impossibilità dei genitori che accompagnano i figli agli allenamenti o alle gare di potervi assistere, obbligandoli ad attendere ore al di fuori degli impianti sportivi: "Non stiamo parlando di tifosi, ma di genitori - precisa il presidente della FIPAV Piemonte -, che è il netto per avere ragazzi che vengono ad allenarsi e giocare. Mi sembra una follia che debbano restare ad aspettare in macchina che il figlio termini l’allenamento. Stiamo perdendo i tesserati per questi due problemi: palestre e pubblico. Le famiglie, nel momento in cui non parte l’attività, vanno a fare altro. Se per gli stadi si è aperto a 1000 persone e ai palazzetti per 200, per quale motivo nella pallavolo giovanile non si può aprire a 50 persone? Questi ragazzi non vengono più giocare a pallavolo perché anche madre e padre devono rinunciarci. Con il rischio di chiudere un movimento".

I contatti di Federcalcio, Federbasket e Federvolley con le cariche comunali e con l’Assessore allo Sport del Piemonte, Fabrizio Ricca, proseguono. Ma le soluzioni tardano ad arrivare: "È così in tutto il resto d’Italia, forse qui in Piemonte siamo un po’ indietro. In tutte le altre regioni hanno aperto al pubblico in maniera contingentata, qui ancora non abbiamo ottenuto nulla. Siamo veramente in una situazione combattuta. La questione impianti è risolvibile con l’intervento del Ministero, magari decretando che ogni Comune è responsabile degli impianti e quindi deve sanificarli quotidianamente. Ci vuole qualcuno che si prenda delle responsabilità". Il tempo sta scadendo, e la gioventù piemontese non ha ancora trovato degli spazi in cui giocare e coltivare i propri sogni.

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