Gli arbitri minacciano di boicottare Serena Williams: "Deve scusarsi"

C'è chi attacca e chi difende la tennista protagonista del diverbio con l'arbitro nella finale degli US Open

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Con buona pace della giovane, forte e vincente Naomi Osaka, gli Us Open stanno avendo una risonanza mondiale sulla sfuriata di Serena Williams e sulla sua accusa nei confronti dell'arbitro ma degli arbitri in generale. Quella convinzione di aver ricevuto un trattamento che un uomo, per gli stessi fatti, secondo la Williams, non avrebbe ricevuto. Si è quindi innescato un discorso talmente ampio, tra razzismo, sessismo, sport e quant'altro nel quale è difficile districarsi ed è difficile trovare la rotta giusta. Stiamo ai fatti, dunque.

La bomba che sgancia il Times è di quelle grosse. Secondo il quotidiano britannico, raccogliendo la voce di un arbitro che ha voluto restare anonimo, tra gli ufficiali di gara sta montando un grande malcontento che potrebbe tradursi in un gesto clamoroso. Gli arbitri potrebbero rifiutarsi di arbitrare i prossimi incontri di Serena Williams: "Ramos (l'arbitro della finale, ndr) ha fatto solo il suo lavoro ed è stato fatto passare come un mostro. Dobbiamo fare qualcosa e reagire. Si sta anche considerando di rifiutarci di arbitrare gli incontri di Serena Williams fino a quando non si scuserà per il suo comportamento e per aver dato del ladro a Ramos".

Mark Knight è il vignettista dell'Herald Sun. Nella sua interpretazione della finale, disegnata per il tabloid britannico, ha dipinto una Serena Williams furiosa e capricciosa nei confronti della sua racchetta (come in effetti successo in finale) e, sullo sfondo, l'arbitro Ramos che parla con la Osaka chiedendole: "Puoi semplicemente lasciarla vincere?". Il fatto è che Serena è stata ritratta con caratteristiche evidentemente esagerate, il che ha fatto scattare l'indignazione di molti sul web (il tweet con la foto è stato poi rimosso).

Contro la vignetta si è scagliata la scrittrice J. K. Rowling: "Ben fatto, con una vignetta hai ridotto una delle più grandi sportive viventi ad un tropo sessista e razzista ed hai fatto dell'altra grande atleta un oggetto di scena senza faccia".

Subito dopo la partita era arrivata la difesa a spada tratta di Billie Jean King, una delle tenniste più famose della storia e fondatrice del WTA: "Quando una donna è emozionata, viene definita 'isterica' e viene penalizzata. Quando lo fa un uomo, è 'schietto' e non ci sono ripercussioni. Grazie Serena per aver portato all'attenzione questo differente modo di affrontare le cose. Servono più voci come la tua che facciano lo stesso". La questione del differente trattamento nei confronti di uomini e donne nello sport è quindi palese.

Ma sul New York Times si leva un'altra voce importante. È quella di Martina Navratilova: "Serena ha in parte ragione ma in parte ha anche torto. La vera questione è un'altra: qual è il giusto modo di comportarsi per onorare lo sport e per rispettare l'avversario?".

Inevitabile, è partita anche la ricerca di tutti i casi nei quali è stata Serena Williams a dare in escandescenza e a non dare propriamente prova di essere la paladina delle cause delle donne e del femminismo. Basti pensare agli Us Open 2009, quando Serena letteralmente si imbufalì nei confronti di una giudice di linea che le chiamò un fallo di piede sul match point a favore di Kim Clijsters. Quel giorno la Williams non si risparmiò: "Sei pronta, t'infilo questa f… palla nella f… gola. Preferirai essere morta. Tu non mi conosci!", urlò alla spaventata giudice di linea. Ma i casi sono molteplici, sia nei confronti di arbitri che di avversarie. La più famosa è quel "You are unattractive inside" (letteralmente "poco attraente dentro") rivolto ad un giudice arbitro donna.

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