L'EDITORIALE

Brandi: "Ora fermiamo tutto lo sport"

Il nostro Condirettore: "Stiano distanti anche atleti e tifosi"

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I cinesi ci hanno insegnato molto su come gestire l’emergenza coronavirus: le misure stringenti adottate dallo scorso 23 gennaio nell’intera provincia dell’Hubei, che comprende l’epicentro dell’epidemia Wuhan, hanno permesso alla zona di contenere il contagio.
E proprio un cinese del nostro mondo sportivo, il Presidente dell’Inter Steven Zhang, aveva lanciato il suo grido di allarme. Con il mantra “La salute prima di tutto” aveva alzato il livello di attenzione. Usando modi più latini che orientali, insultando il Presidente della Lega Dal Pino, sottoponendosi a sicure sanzioni. Ma il succo era chiaro: non giocherelliamo con i calendari, evitiamo di affollare gli stadi, ascoltate chi può trasferirvi l’esperienza di un popolo che ha fronteggiato per primo il terribile nemico. Con dieci giorni di ritardo, senza inveire contro alcuno, ma con la stessa determinazione, lo diciamo anche noi. E’ arrivato il momento di fermare tutto. Ma proprio tutto. Lo sport europeo e mondiale dia un segnale: basta lanciare messaggi contraddittori con gente assiepata negli stadi o addirittura fuori da questi come a Valencia e a Parigi.
Basta gente che lotta, contrasta, suda e si abbraccia come se nulla fosse. Federazioni e Leghe smettetela di dribblare il problema facendo i furbi, giocando le gare in campo neutro, spostando gli eventi da una città all’altra.
Lo sport deve fare come la popolazione. Fermarsi. L'ha fatto l'NBA, l'ha fatto l'Eurolega di basket, aspettiamo che lo faccia anche l'Uefa con i suoi tornei. L’hanno fatto stamane anche i vicini svizzeri che hanno annullato definitivamente il campionato del loro sport di squadra nazionale: l’hockey su ghiaccio.

Poi, un giorno che sarà vicino o lontano a seconda del grado di responsabilità di ognuno di noi, si ricomincerà.  E sarà tutto come prima. Anzi, più bello.
Apprezziamo la campagna del Ministero dello Sport #distantimauniti. Ma da oggi, dopo la positività di Rugani nella Serie A e di Gobert in NBA, valga per tutti. Anche per quelli che lo sport stanno continuando a farlo. E che distanti non stanno.

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