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Kipchoge Keino: il primo Re keniano

Una leggenda vivente simbolo atletico del suo paese

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Il 25 febbraio 1964 Cassius Marcellus Clay, che non era ancora Muhammad Ali, abbattè Sonny Liston e diventò campione del mondo: era il tempo dei re e così, quando arrivò Kipchoge Keino, lo chiamarono King. Di lui, ovviamente il grande pubblico italiano conosce pochissimo ma il suo nome è ritornato attuale un paio di settimane fa quando Filippo Tortu, il campione olimpico della staffetta 4×100, ha ottenuto il suo personale di 20″11 correndo i 200 metri nel meeting di Nairobi chiamato Kip Keino Classic in omaggio al leggendario mezzofondista, che ancora oggi è un mito vivente della sua nazione. E’ passato più di mezzo secolo da quando venne concesse di vederlo e, tutti presi da quel drammatico finale, quando Bob Schul piegò l’ossuto Harald Norpoth in quel finale dei 5000 che coincise con la resa senza condizioni di Michel Jazy, non fu molto il tempo concesso per dare un’occhiata a quel giovanotto del Kenya dalle gambe lunghe e dalle caviglie sottili che finì quinto.

In realtà, non era la prima volta che Kip si allontanava da Kipsamo, distretto dei Nandi, non lontano da Eldoret: due anni prima il Kenya appena nato dalla smobilitazione dell’Impero, lo aveva incluso nella squadra per i Giochi del Commonwealth di Perth, Western Australia, lo stato che ha come simbolo un nobile volatile simile a Kip, un cigno nero: undicesimo nelle 3 miglia. L’esperienza era poca o nulla.

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