DIARIO DA TOKYO

In Giappone nessuno sa cosa sia BIO 

Alla ricerca dell'adesivo giusto per accedere all'area interviste 

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Al momento della partenza da Milano verso Tokyo, il termine BIO si poteva trovare un po’ dappertutto. Tre lettere di gran moda e quindi immaginate la sorpresa quando all’arrivo dell’Aquatic Center nessuno sapeva di cosa stessi parlando. Meglio fare un passo indietro. I giornalisti televisivi devono avere uno sticker, un adesivo sull’accredito, per poter fare le interviste nell’area utilizzata (mixed zone).

Al termine delle rispettive gare, tutti gli atleti devono passare da questa stanza riservata a pochi eletti perché bisogna prenotarsi senza alcuna certezza di veder accettata la richiesta. Ma c’è un problema, bisogna trovare l’addetto a consegnare il prezioso adesivo che si trova proprio nella zona BIO (non biologica). Ecco perché immaginate la sorpresa, poi trasformata in sbigottimento, diventato rabbia, quando al terzo giro dell’impianto, esternamente ed internamente, nessun volontario, steward o addetto (sempre con un inglese ben inferiore a quello scolastico) è stato in grado di indicarmi l’ubicazione. A un pugno di minuti dalla partenza della finale di Nicolò Martinenghi, con la fiducia ormai ridotta ai minimi termini, finalmente una volontaria ha acceso la luce. Ci ha accompagnati nel minuscolo container ai margini del mondo (dell’impianto) dove ci hanno applicato lo sticker giallo e siamo corsi in mixed zone. In tempo per vedere la finale dei 100 rana e gioire per la prima medaglia del nuoto. E naturalmente in tempo per fare le interviste.

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