L'INTERVISTA ESCLUSIVA

Parigi e il sogno di riabbracciare la famiglia: Iman Mahdavi e la partecipazione olimpica con la squadra dei rifugiati

L'atleta iraniano prenderà parte alla rassegna a cinque cerchi con la casacca dell'UNHCR dopo esser fuggito dal proprio paese e aver raggiunto l'Italia dove oggi si allena presso il Lotta Club Seggiano di Pioltello

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Parigi e il sogno di riabbracciare la famiglia: Iman Mahdavi e la partecipazione olimpica con la squadra dei rifugiati - foto 1
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Quando si parla di Olimpiadi, a Iman Mahdavi iniziano a brillare gli occhi perché il primo pensiero va alla mamma e ai fratelli rimasti in Iran, il paese che è stato costretto a lasciare per amore della libertà e della possibilità di esprimersi pienamente. Non è stata una scelta facile, ogni giorno la sua mente va alla sua terra d'origine, ai parenti che ha dovuto lasciare in fretta e furia senza sapere se potrà mai rivederli, consapevole che in Italia ha trovato però una nuova famiglia grazie alla lotta libera, la disciplina che lo vedrà protagonista a Parigi con la casacca della squadra olimpica dei rifugiati. 

Grazie al contributo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), Iman potrà esprimere la sua più grande passione, quello sport che lo ha portato a solcare i tappetini europei e mondiali, ma soprattutto a conoscere il Lotta Club Seggiano guidato dal presidente Giuseppe Gammarota che, come un figlio, lo ha preso sotto la sua ala protettiva e ha regalato una nuova opportunità a chi cercava soltanto un po' di pace e tranquillità.

"Sono felice di poter realizzare il mio sogno sportivo. Con questa partecipazione spero di ottenere il miglior risultato possibile in una competizione che racchiude la solidarietà fra i popoli e l'unione fra quelli che per me non sono semplicemente avversari, ma piuttosto amici provenienti da tutto il mondo - spiega Mahdavi -. Il mio desiderio sarebbe quello di vincere un giorno l'oro, tuttavia quello che penso ogni giorno è poter rivedere mia madre e i miei fratelli".

Parigi e il sogno di riabbracciare la famiglia: Iman Mahdavi e la partecipazione olimpica con la squadra dei rifugiati - foto 2
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Se è vero che la mente vola sempre lì sia al risveglio che prima di addormentarsi, Iman può oggi essere più tranquillo dopo aver vissuto un viaggio particolarmente complicato caratterizzato da un forte stress e dalla paura di esser arrestato all'improvviso. Un timore che si è spento soltanto quando a Pioltello è riuscito a trovare il proprio spazio e soprattutto la fiducia di compagni di squadra e allenatori. 

"Ho lasciato l'Iran a piedi e mi sono indirizzato verso il confine con la Turchia dove sono rimasto alcuni giorni prima di trovare la giusta occasione e volare verso un paese libero. Sinceramente non sapevo dove sarei andato e quando mi sono sbarcato a Milano ero abbastanza confuso, anche perché ero in possesso di documenti in farsi che le autorità di frontiera hanno fatto fatica a comprendere - racconta Mahdavi -. A quel punto è scattata la procedura per il riconoscimento di status di rifugiato politico che mi ha portato ad alloggiare a Gallarate, anche se non avevo né soldi né un lavoro. Ho cercato su Instagram un centro che si occupasse in zona di lotta libera e ho trovato Edoardo Bigliani con cui mi sono messo subito in contatto. Mi sono incontrato con lui a Milano e, grazie al suo aiuto, ho scoperto il Lotta Club Seggiano".

Come raccontato dal numero 1 della società Giuseppe Gammarota, quando Iman è arrivato a Pioltello non era in possesso nè dell'abbigliamento necessario per allenarsi, tanto meno di un lavoro con cui sostenersi. Senza nemmeno attendere di vederlo alla prova, il primo pensiero è stato quello di tranquillizzare Mahdavi e spiegargli come non fosse necessario dimostrare nulla, ma come piuttosto il primo obiettivo fosse quello di riprendersi e pensare soprattutto a sè stesso.

"All'inizio gli allenatori mi ripetevano 'Iman, stai calmo. Non pensarci. Una cosa alla volta' con lo scopo di farmi sentire a mio agio e cancellare quei timori che mi portavo dal lungo viaggio che avevo appena trascorso. Nonostante non avessi scarpini e tutina, loro mi hanno fornito subito tutto e in allenamento ho immediatamente dimostrato di essere un atleta di alto livello tanto da meritarmi poi la partecipazione agli Europei e ai Mondiali". 

Parigi e il sogno di riabbracciare la famiglia: Iman Mahdavi e la partecipazione olimpica con la squadra dei rifugiati - foto 3
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Grazie alla catena umanitaria creatasi all'interno del Lotta Club Seggiano, ora Iman ha una casa e un lavoro presso un'agenzia di servizio d'ordine consentendogli di allenarsi nel migliore dei modi in vista delle Olimpiadi, quel sogno che ha inseguito sin da bambino e che ha rischiato di vedersi infrangere in quel paese a cui è ancora legatissimo. Il suo sguardo è ancora rivolto all'Iran dove un giorno vorrebbe riabbracciare la mamma e i fratelli, tuttavia a Pioltello Iman ha conosciuto una nuova famiglia che, indipendentemente dai risultati, non lo abbandonerà mai più. 

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