Contro la Spagna bisogna azzerare tutto e ripartire. Ricordandosi la partita giocata contro il Belgio
Il 22 giugno non è sicuramente una data fortunata per l’Italia del calcio che in un colpo solo incassa due k.o.: quello degli azzurri battuti dall’Irlanda e quello di Gianni De Biasi, la cui Albania esce dagli Europei per differenza reti. Conte, inoltre, incassa la prima sconfitta da Commissario Tecnico in una partita ufficiale e curiosamente in occasione della sua panchina numero 13, già lo stesso numero che aveva detto bene contro il Belgio, quando la sua Italia aveva vinto, appunto, di lunedì 13.
Complimenti comunque ad Antonio Conte - sia chiaro, senza ironia - per il primo posto conquistato nel girone nonostante gli evidenti limiti dei suoi giocatori. Limiti fisici che inevitabilmente condizionano anche quelli tecnici, perché se arrivi sempre secondo sul pallone, se ti fai soffocare dal pressing dell’avversario e dalla sua aggressività, la presunta abilità rimane una potenzialità, ma solo nelle intenzioni. E, per favore, non si parli di Italia bis o di Italia di scorta. Perché ciò che si è visto (o non si è visto) per 75 minuti contro gli assatanati irlandesi, già lo si era visto contro la Svezia, quando i giocatori erano altri.
La differenza sta tutta nel finale delle due gare: Eder ci aveva dato i 3 punti, Brady se li è presi per la sua meritevolissima Irlanda. Fare del disfattismo gratuito sarebbe esercizio inutile e dannoso, ma il sano realismo è doveroso. Siamo certi che Conte abbia trascorso una notte agitata, dopo l’imprevisto k.o., a pensare alla brutta prestazione dei suoi e a come rimettere la chiesa al centro del villaggio - non ce ne voglia Rudi Garcia - nella prossima difficilissima partita con la Spagna.
Non attacchiamoci al terreno, e nemmeno al tardivo ingresso di Insigne: il terreno diventa un alibi se hai la palla e fai fatica a giocarla, ma se l’hanno sempre gli altri, l’alibi non regge più. Insigne - e qui bisogna concordare con Conte - è stato messo in campo quando sembrava allentarsi l’aggressività degli irlandesi e, di conseguenza, gli spazi più ampi avrebbero potuto agevolare le giocate del genietto napoletano. Semmai un interrogativo lecito riguarda il limitatissimo impiego di El Shaarawy: perché non metterlo dall’inizio, visto che De Sciglio è rimasto quasi sempre fuori dal gioco, costretto a contare i pochi fili d’erba del campo di Lille?
E non è questo il classico senno del poi, perché l’impiego del romanista era stato caldeggiato da giorni e da più parti. Beh, è andata: siamo comunque primi, ma - razionalmente - ora la Spagna ci fa più paura di quanto non facesse già prima della nostra scadente rappresentazione contro l’Irlanda. Ma è come se l’Europeo ricominciasse da capo, quando dovendo affrontare il Belgio, erano più i dubbi che le certezze. Azzeriamo tutto e vediamo se l’Europa può essere terra di conquista.