L'ANALISI

Bella, concreta e vincente: ora si può davvero pensare in grande

Dopo la vittoria sul Belgio e l'approdo alle semifinali, la nazionale di Mancini ha l'obbligo di puntare al traguardo più alto

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E così è arrivato anche il tanto atteso risultato contro una squadra di alto livello. Ed è arrivato con un mix tra gioco fluido, a tratti spettacolare, organizzazione da squadra di club e quella concretezza, unita alla capacità di soffrire, che solitamente caratterizza le squadre che alla fine si portano a casa il bersaglio grosso. Superare, convincendo, Il Belgio, numero uno del ranking Fifa, mette la parola fine ai dubbi sul reale valore della nazionale di Mancini, attesa ora all'ennesima prova del nove contro la Spagna in semifinale. 

Niente male per chi, tre anni fa, osservava dal divano Russia 2018. Da allora parlano i risultati (Italia almeno tra le prime quattro d'Europa, con la possibilità a ottobre di conquistare la Nations League), i record (il prossimo è quello dei 35 risultati utili consecutivi detenuto proprio dalla Spagna) e la forza di un gruppo e di un collettivo che ha raggiunto la piena maturità tattica e morale. Contro il Belgio si è visto quel mix tra gioco collaudato e e concretezza che, solitamente, porta lontano. Contro l'Austria abbiamo scoperto che questa squadra sa anche soffrire e ottenere risultati "sporchi". Non solo bella, insomma, ma anche capace di arrivare al risultato con armi diverse.

Il Belgio, senza Eden Hazard e con un De Bruyne non al massimo, ha cercato di sfruttare qualche sbavatura nelle marcature preventive e, soprattutto, la fascia sinistra con la velocità di Doku e le incursioni dell'altro Hazard, Thorgan. L'Italia ha rischiato qualcosa in più rispetto alle altre partite disputate finora ma era anche logico aspettarselo. Quella che più resta impressa, però, è la capacità di variare i ritmi della partita, di essere in grado di difendere posizionalmente o attaccare in massa, di aspettare o di aggredire, anche a livelli molto alti di campo. Non c'è solo un gioco collaudato, insomma, fatto di costruzione bassa, occupazione dinamica dei mezzi spazi e riaggressione a palla persa, c'è soprattutto la maturità di variare l'atteggiamento strategico all'interno di una stessa partita. Qualità, questa, da grande squadra a cui, a questo punto, nulla può essere precluso.  

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