BUON CALCIO A TUTTI

La 'Ronaldizzazione' ha penalizzato la Juventus

Se il portoghese ha saputo essere all'altezza della sua fama, i risultati della squadra e delle altre star sono stati decisamente inferiori

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Francamente ci aspettavamo una mini rivoluzione in casa Juve: il benservito a Sarri e il successivo ingaggio di un allenatore vero, diciamo alla Zidane, capace di coniugare le tre esigenze del club: vincere, giocare bene nel limite del possibile ed esaltare il talento delle grandi individualità. Invece e sorprendentemente, non potendo arrivare a Zizou, per motivi anche economici, il triumvirato bianconero ha optato su Pirlo, il cui profilo è somigliante, ma molto vagamente, a quello dell’attuale tecnico del Real Madrid. Ma con l’handicap non da poco di non aver mai allenato, nemmeno a livello di scuola calcio.

Pirlo è una scommessa, un salto nel buio, un bungee jumping pericoloso che potrebbe anche dare emozione e spettacolo. Ma solo alla prova del campo ne sapremo di più. Ma intanto si tirano le somme, ci si guarda indietro, e ci si accorge quanto il club Juventus sia stato condizionato nelle sue scelte dagli umori della piazza. Prima cacciando Allegri, ora facendo altrettanto con Sarri. E quindi ingaggiando il "maestro" Pirlo, uno che piace in toto al popolo bianconero per quanto ha saputo dimostrare a suon di giocate sublimi nel green dello Stadium e non solo. Ma è proprio guardando indietro che ci si accorge quanto il progetto più enfatizzato di questi due ultimi anni non abbia prodotto secondo le aspettative.

L'allusione a Cristiano Ronaldo non è casuale, anche se prescinde dai tanti gol che lui ha saputo servire alla causa bianconera: 65 in due stagioni su 89 presenze, 10 in 17 esibizioni di Champions League. Ma i suoi gol non hanno affatto migliorato la bacheca juventina. Anzi, l’hanno impoverita rispetto agli anni precedenti. Nel 2017/18 la Juventus aveva vinto lo scudetto con 95 punti, la Coppa Italia, ma era uscita ai quarti contro i Blancos dello stesso Cristiano Ronaldo in quella notte del Bernabeu in cui Buffon accusò l’arbitro di avere l’immondizia al posto del cuore.

Nei due anni successivi, con la vestizione in bianconero di CR7, i risultati sono oggettivamente peggiorati. Fuori dalla Coppa Italia ma ancora scudetto con 90 punti nella stagione 2018/19. Nono tricolore con 83 in quella appena conclusa contraddistinta però anche dalla sconfitta nella finale Coppa Italia con la Lazio e dalla eliminazione in Champions contro il Lione.

Sono invece andate in crescendo le sue performance realizzative, 21 gol un anno fa, addirittura 37 in questa stagione, ma in picchiata quelle degli altri big: Higuain è passato dai 23 gol di due anni fa agli 11 attuali (lo scorso anno era in giro per l’Europa), Dybala è sceso da 27 a 10 per risalire quest’anno a 17. Pjanic privato (al pari di Dybala) dei calci di punizione è andato sempre più in calando. Prima 7 gol, poi 4 e per finire 3. Senza trascurare che CR7 ha fatto centro su calcio piazzato soltanto al 43mo tentativo.

Da questi numeri, che confermano quanto il portoghese sappia essere decisivo e importante in qualsiasi club (lo è stato allo United, al Real e ora alla Juve), emerge tuttavia una verità non confutabile: che se lui ha saputo essere all’altezza della sua fama, i risultati della squadra e delle altre star sono stati decisamente inferiori.

Andando due anni fa a sottoporgli il contratto direttamente in Grecia, Andrea Agnelli gli aveva consegnato le chiavi della Juventus. In cambio non ha visto però realizzarsi quel sogno che col passare del tempo sembra sempre più somigliare a una ossessione. Ciò nonostante si va avanti nel segno della "Ronaldizzazione", nella speranza che Pirlo sappia mettere CR7 - alla maniera del suo maestro Ancelotti - nella condizione di poter continuare a essere il faro di una squadra capace finalmente di coniugare le esigenze del Campione con quelle di un collettivo vincente. Ma come gli ha detto l’amico Gattuso ("Adesso saranno c...tuoi") l’impresa non sarà delle più semplici.

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