30 SENZA LODE

Le magie mancine di Alviero Chiorri

di
  • A
  • A
  • A

Dall’anno di nascita 1959 al 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Un’afosa serata di fine giugno. Estate 1982. La sbornia Mundial che attraversa lo Stivale a Genova raddoppia, anzi, triplica. Perché il Genoa si è appena salvato in modo rocambolesco pareggiando a Napoli e condannando il Milan alla Serie B e la Sampdoria ha da poco festeggiato il ritorno in A dopo cinque anni di Purgatorio cadetto.

Lo slogan dei tifosi blucerchiati è: Alviero secondo straniero. Spieghiamo. La Samp del presidente Paolo Mantovani e di Renzo Ulivieri, l’allenatore della promozione, ha già bloccato Liam Brady giunto dopo due stagioni (e due scudetti) al termine della sua avventura juventina per fare spazio alla prestigiosa coppia Platini-Boniek, giubilato in anticipo da una poco generosa Signora cui lascia come regalo d’addio il rigore-tricolore della vittoria a Catanzaro nell’ultima giornata. Al Doria manca ancora uno straniero (arriverà sul filo di lana Trevor Francis) ma la Genova doriana non dispera: Alviero fagli la pera, è l’altro coro della Gradinata Sud. Con lui, figliol prodigo di ritorno da Bologna, si va sul sicuro…

Alviero (nome poco diffuso dal sapore vagamente aristocratico) è Chiorri. A Genova è arrivato a 15 anni dalle giovanili della Pro Roma, una delle tante squadrette della Capitale ormai da tempo scomparsa. Mancino, talento geniale, testa un po’ pazza. In A lo fa esordire Eugenio Bersellini già alla prima giornata del campionato 1976-77. La Samp fa visita al Torino fresco campione d’Italia, Chiorri (con il numero 14 sulla schiena) prende il posto di un altro indolente talentuoso, Titti Savoldi, e gioca gli ultimi 25 minuti di una partita che i granata vincono facile (3-0). In quella stessa stagione, nel febbraio del ’77, la Sampdoria vince poi a sorpresa il Torneo di Viareggio. Batte 2-1 in finale il Milan (tra i titolari rossoneri i futuri campioni del mondo Collovati e Franco Baresi e l’attaccante futuro romanista Vincenzi) e il tabellino marcatori recita: Chiorri al 25’, Gaudino (Milan) al 53’ e Baesso al 58’. Il mese dopo – 20 marzo per la precisione – il nome di Chiorri diventa famigliare agli appassionati di calcio italiani. Segna a Cesena il suo primo gol in Serie A e vince l’ambito premio della Domenica Sportiva riservato al gol più bello della giornata. Una strepitosa incornata all’incrocio, da vero numero 9 (come quello che nell’occasione ha sulla maglia), umiliato in elevazione non un difensore qualsiasi ma Giancarlo Oddi, ex stopper della Lazio scudettata nel ’74. Quello rimarrà, forse, l’unico gol di testa di Alviero Chiorri…
Il campionato dell’esordio in A coincide anche con un’amara retrocessione. Alviero scende in B con i blucerchiati e vi rimarrà altre quattro stagioni. Regalando magie varie e assortite (parere personale di chi scrive che ha visto decine di partite di Chiorri: solo Maradona mi ha fatto divertire di più dal vivo…). Una su tutte: il gol che il 22 marzo 1981 (giusto quarant’anni fa…) permette alla Sampdoria di vincere a San Siro contro il Milan dopo un digiuno di 17 anni. A fine campionato però Milan promosso in A e Samp ancora in B. Lui però in A ci torna lo stesso grazie al passaggio in prestito al Bologna (1981-82). L’anno dopo il ritorno al Doria: due stagioni senza gloria con in panchina Ulivieri (non propriamente un amico dei “fantasisti”…). Nell’estate ’84 il trasferimento alla Cremonese. Dove Chiorri ritrova a sprazzi gli antichi splendori. Rimane otto stagioni in grigiorosso (due in A e sei tra i cadetti) che gli bastano per diventare il giocatore forse più amato nella storia della Cremo. Una chicca tra le tante: Cremonese-Messina, torneo di B 1986-87, sfida tra Professori in panchina (Mazzia vs Scoglio) per due squadre in lotta per la promozione. Dopo più di un’ora il risultato è bloccato sullo 0-0. Punizione a favore della Cremonese, Chiorri entra a freddo al posto di Viganò appositamente per batterla: siluro all’incrocio, 1-0 e palla al centro. In grigiorosso festeggerà poi due promozioni in A (nel 1989 e nel 1991) dove si toglierà ancora qualche sfizio: stagione 1989-90, gol a Fiorentina e Ascoli, un palo interno su punizione nella vittoriosa sfida dello Zini contro il Grande Milan di Sacchi campione d’Europa e il lancio millimetrico di 40 metri per la rete di Dezotti che regala il vantaggio alla Cremonese sul neutro di Monza contro il Napoli di Maradona (che riuscirà a pareggiare con un inedito gol di testa). A 33 anni Alviero dice stop: prende e va a vivere a Cuba. Per lui 9 gol in A e 45 in B, tante presenze in Nazionale Juniores ma zero maglie azzurre “importanti”. Adesso è tornato in Italia ma quello del calcio (di oggi) è un mondo che non gli appartiene. Del “suo” calcio ha solo bei ricordi e zero rimpianti. Neanche quello di non essere andato all’Inter nell’estate ’78: Bersellini, l’allenatore che lo aveva fatto esordire in A, lo chiede a Sandro Mazzola fresco direttore sportivo nerazzurro. “No, abbiamo già in mano Beccalossi dal Brescia, così rifacciamo la coppia con Altobelli”, la risposta. Il Beck illumina San Siro, Alviero rimane a Genova. A lui basta accendere la Lanterna blucerchiata…

Alviero Chiorri classe 1959
Serie A: 103 presenze, 9 gol
Serie B: 234 presenze, 45 gol