Lantignotti, pupillo dell'Arrigo e le "sgridate" del Trap

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Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Basta la parola. Anzi, bastano quei tre cognomi: Sacchi, Trapattoni, Capello. Li ha avuti tutti e tre come allenatori Christian Lantignotti, talento cristallino classe 1970: Sacchi e Capello al Milan, Trap al Cagliari. Christian in A ha avuto anche altri due maestri niente male: Pippo Marchioro (alla Reggiana) e il Maestro per antonomasia, Oscar Washington Tabarez (al Cagliari). Un po’ come certi alunni svogliati, della serie “è intelligente ma non si applica, capisce tutto al volo ma studia poco”, Lantignotti avrebbe potuto fare una carriera diversa e migliore. Si accontenterà di una settantina di presenze in A con partecipazione alla conquista delle prime due Coppe dei Campioni dell’era Berlusconi e di una decina di gettoni con l’azzurro Under 21.
Christian, milanese di città, cresce nell’Aldini, un piccolo serbatoio di campioni in orbita Milan e Torino. Giorgio Venturin ha due anni più di lui, Tonino Asta è suo coetaneo, Max Cappellini ha un anno in meno. Tutta gente che - chi più chi meno - farà carriera. A 12 anni passa in rossonero: la sua prima maglietta del Milan ha lo sponsor tecnico enne-erre e la scritta Hitachi, come quella dei “grandi” che giocano in B agli ordini di Ilario Castagner.

Già dalla trafila nelle giovanili il suo nome viene cerchiato in rosso dagli addetti ai lavori. Nel novembre ’86, ad esempio, gioca a Solbiate Arno un’amichevole con gli Allievi del Milan contro la Nazionale A di Vicini e fa la sua bella figura. Nell’estate ’87, quando a Milanello sbarca Arrigo Sacchi, Lantignotti è aggregato alla prima squadra. Il suo campionario di finte, dribbling e tunnel fa divertire chi guarda ma anche arrabbiare… chi gioca. E i senatori, spesso, non la prendono bene. Baresi, Tassotti e Ancelotti gli spiegano, con le buone e con le cattive, che certe cose è meglio non farle… Sacchi comunque continua a stimarlo e appena può lo utilizza nelle partitelle infrasettimanali. Nell’aprile ’88 conosce l’ebbrezza del debutto a San Siro contro la Dinamo Zagabria. Trentamila gli spettatori sugli spalti, 2-1 il risultato di quell’amichevole per la squadra (allora) jugoslava ma l’ingresso a otto minuti dalla fine al posto di Ancelotti certifica che finalmente il grande calcio gli sta spalancando le porte. Una ventina di giorni dopo arriva anche il primo gol “ufficioso”: nel piccolo Comunale di Fontanella, nella Bergamasca, 5-0 per il Milan con il suo nome e quello di Baldo, suo compagno in Primavera, che si affianca a quelli ben più prestigiosi degli altri tre marcatori: Evani, Donadoni e Van Basten.

Sarà la seconda metà del 1988, con il Milan già con lo scudetto sul petto, il trampolino di lancio di Christian Lantignotti nel grande calcio. Dopo tante amichevoli è il tempo dell’esordio in una partita ufficiale perdipiù con una maglia da titolare, la numero 7: teatro lo stadio Brianteo di Monza (San Siro è chiuso per lavori in corso in vista dei Mondiali di Italia ’90) per Milan-Lazio di Coppa Italia. E’ la sera di sabato 3 settembre, finisce 2-1 per i rossoneri: Lantignotti avvia l’azione dell’1-0 a firma Mannari e si prende un bel 6,5 nei voti dell’inviato de La Stampa Giorgio Gandolfi. Altre due gare da titolare in Coppa, contro Sambenedettese e Torino, e poi comincia il campionato 1988-89.
Evidentemente la Lazio è nel destino di Lantignotti che di lì a qualche settimana – dopo aver “assaggiato” la Coppa dei Campioni con un veloce scampolo a San Siro contro il Vitocha ex Levski Sofia (5-2) - debutta in A sempre contro i biancocelesti, questa volta a San Siro: 0-0 il risultato, Sacchi lo manda in campo al minuto 66 al posto di Ruud Gullit. A fine torneo saranno 8 le presenze, con un assist (per Van Basten nel 4-1 contro la Roma), un rigore procurato (contro il Bologna nel 4-1 del Dall’Ara) e un quasi gol contro il Cesena con miracolo di Seba Rossi, futuro portiere milanista, che salva in angolo su un suo tiro da fuori area. In più, a giugno, Christian gioca un tempo contro la Samp giusto per mettere il sigillo al successo nella Supercoppa di Lega.

Nell’estate 1989 Sacchi convoca 26 giocatori per il ritiro precampionato a Milanello. Tanti campioni e solo due ragazzini “anni Settanta”. Oltre a Lantignotti (classe 1970) un promettente regista di centrocampo classe 1971 anche lui fresco di debutto in A ma con una sola presenza (il 15 gennaio ’89 nel 4-0 contro il Como): Demetrio Albertini. La stagione sembra cominciare bene: il 27 settembre '89 a Helsinki per Lantignotti arriva la prima (e unica) recita da titolare in Coppa dei Campioni. Sta in campo tutti i 90 minuti ma a fine partita Sacchi lo rimprovera pubblicamente davanti ai cronisti. “Dite che Lantignotti ha giocato bene? Non sono d’accordo, ha voluto strafare…” Sarà la sua unica apparizione in quella Coppa che i rossoneri vinceranno in finale a Vienna contro il Benfica. Il bilancio stagionale sarà avaro di soddisfazioni a livello personale; solo due spezzoni e 3 panchine nel campionato che il Milan si vede soffiare all’ultima curva dal Napoli; una partita e una panchina in Coppa Italia.

Dopo le notti magiche di Italia ’90 Lantignotti passa in prestito alla Reggiana allenata da un ex milanista, Pippo Marchioro. Campionato più che dignitoso nei numeri (36 presenze, 3 reti) e nella sostanza con tanti assist per due giovani attaccanti che faranno carriera: Marco Ferrante e soprattutto Fabrizio Ravanelli. Si divide tra il granata e l’azzurro Under 21 collezionando in tutto 10 presenze nella giovane Italia di Cesare Maldini.
Da Reggio Emilia a Cesena, un trasferimento di 160 chilometri rimanendo sempre in una B ambiziosa. Le due stagioni in Romagna (dal 1991 al ’93) non regalano ai bianconeri la risalita in A ma sono positive per Lantignotti sul piano professionale e soprattutto su quello personale. Il campo dirà 53 partite e 6 reti, con il primo anno contrassegnato però da un grave infortunio alla caviglia destra rimediato a inizio ottobre nel derby contro il Bologna che gli farà perdere cinque mesi. A Cesena comincia poi l’evoluzione tattica che lo porterà da mezzala offensiva a regista davanti alla difesa. Fuori dal campo Christian… trova moglie. Conosce Mara che gli darà tre figli: Michela (25 anni, buona giocatrice di beach volley altrimenti detta Queen of the beach), Anna e Andrea.

L’estate ’93 vede Lantignotti far ritorno alla base rossonera. Giusto il tempo di svolgere la preparazione precampionato e di giocare le prime amichevoli che a cavallo di Ferragosto si concretizza il ritorno a Reggio. Con Capello c’è poco feeling… Con Marchioro, suo vecchio mentore, il rapporto è sempre ottimo. Nel frattempo la Reggiana è appena salita in A e nella rosa granata spiccano i nomi di due stelle del calcio mondiale: in porta il brasiliano Taffarel (futuro campione del mondo con il Brasile a Usa ’94), in avanti lo sfortunato portoghese Futre, arrivato a novembre e che giocherà solo una partita, contro la Cremonese: gol e rottura del tendine del ginocchio destro dopo sconsiderato intervento di Pedroni. Pur senza il talentuoso numero 10 portoghese la Reggiana – grazie anche al contributo di Lantignotti – si salva: 26 partite e 1 gol, il suo primo in A, segnato all’Atalanta.

Christian a fine campionato deve però far ritorno al Milan: in giro per il mondo per una tourneè internazionale con i rossoneri e poi, nel luglio ’94, la cessione in comproprietà al Cagliari. Tabarez gli dà subito fiducia consegnandogli la maglia numero 11 (con 10 Massimiliano Allegri). Ma a gennaio, nella sfida casalinga contro l’Inter, è fatale uno scontro con Davide Fontolan: rottura del crociato del ginocchio sinistro e stagione finita. Se ne riparla a luglio, intanto sulla panchina dei sardi Trapattoni ha preso il posto di Tabarez.
Il 1995-96 è l’ultimo campionato di Christian in Serie A. Il Cagliari conquisterà una salvezza tranquilla arrivando decimo con però cambio in panchina alla 22esima giornata: Bruno Giorgi al posto del Trap. Le due reti di Lantignotti (segnate al Bari nel successo 4-2 e al Padova nella sconfitta 3-1 del penultimo turno) arrivano entrambe sotto la gestione Giorgi che gli regala subito una maglia da titolare. Al contrario con Trapattoni nessuna partita completa e, qualche anno dopo, un gustoso aneddoto raccontato da Fabio Bianchi sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Quando Christian, a cena con il padre al ristorante La Risacca di Milano, incrocia il Trap. Che si rivolge così al papà: “suo figlio aveva grandi qualità, colpi alla Baggio e alla Platini…”. E allora cosa non è andato, prova il contropiede babbo Lantignotti. “Eh, dighel a lu”, la milanesissima risposta con il sorriso di Trapattoni (“Chiedilo a lui”, per chi è a digiuno di dialetto meneghino…).

Nel ’96, a soli 26 anni, Lantignotti saluta la A. Passa al Padova: due anni tra i cadetti, il primo con il record personale di gol, 8; il secondo culminato con una retrocessione in C1. Christian rimane comunque in B altre quattro stagioni (una a Treviso; due, dal 1999 al 2001 a Monza; una a Siena) prima di scendere in C2 al Forlì, vicino alla sua casa di Cesena. Due campionati con poche partite (29 complessive), tanti gol (13) e troppi acciacchi. Il primo anno (2002-03) a beneficiare dei suoi assist un altro vecchio cuore rossonero, Massimo Agostini detto il Condor. Altri due campionati in C2 sempre in Romagna nel Bellaria Igea Marina con allenatore Franco Varrella (uno dei tanti discepoli di Sacchi) e un bottino totale di 37 partite e 7 gol. Si chiude nel giugno 2006 la carriera “pro” di Lantignotti che la stagione successiva va a dare una mano agli amici del Forlì, società nel frattempo fallita e ripartita dalla Terza Categoria.

A 37 anni e con tanti infortuni a segnargli ginocchia e caviglie, Christian dice stop con il calcio giocato. E comincia la sua “nuova vita” da allenatore. Nelle giovanili del Cesena: Allievi, Pulcini, Esordienti, Giovanissimi. Fino al ritorno, nel 2019, a Milano, alla casa base rossonera. Under 16 nel 2019-20 e Under 17 nel 2020-21. Alla scoperta… dei futuri Lantignotti. Magari con quel pizzico di fortuna che, nei momenti determinanti, è mancata a Christian.

Christian Lantignotti classe 1970
Serie A: 71 presenze, 3 reti
Serie B: 214 presenze, 34 reti