TRENTA SENZA LODE

Ciccio Grabbi, il mobbing di Moggi e l'eredità di Shearer in Premier...

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Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Il primo gol (in A) non si scorda mai. A maggior ragione se rimarrà l’unico. Quell’unicum di Corrado Grabbi detto Ciccio è datato 11 dicembre 1994 e non è affatto un gol banale. Primo, perché si rivelerà “pesante” nella vittoria 4-3 della Juventus all’Olimpico contro la Lazio. Secondo, perché realizzato in una stagione importante nella storia della Vecchia Signora, con il primo scudetto dell’era Lippi in quel torneo che avrebbe poi fatto da apripista alla conquista della Champions (sempre all’Olimpico) nel maggio del ’96.

Sul 3-1 una combinazione Ravanelli-Del Piero mette il giovane Ciccio (all’epoca 19enne e subentrato a sorpresa nel corso del primo tempo al difensore Carrera) a tu per tu con Marchegiani, destro dal limite dell’area sull’uscita del portiere laziale e partita praticamente chiusa, con la squadra di Zeman che accorcerà le distanze con Casiraghi e Fuser per il 3-4 finale. Scatta subito la Grabbi-mania. Il ragazzo fresco di gol con la maglia numero 16 guadagna appena un milione (di lire) al mese, viene da buona famiglia (papà Luigi è costruttore edile) ed è nipote d’arte visto che nonno Giuseppe aveva giocato proprio nella Juve degli anni Venti vincendo lo scudetto nel 1926. Cresciuto nelle giovanili bianconere, sotto la guida di Toni Iacolino (negli Allievi) e di Antonello Cuccureddu (in Primavera) viene poi ceduto in prestito allo Sparta Novara, in D, dove il tecnico Giampiero Erbetta gli consegna, nonostante la giovane età, le chiavi dell’attacco. Otto reti in 31 partite gli valgono il ritorno alla base juventina e le prime apparizioni in prima squadra. Pochi giorni prima del suo esordio con gol in Serie A, Grabbi aveva fatto il suo debutto in Coppa Uefa contro gli austriaci dell’Admira Wacker al Delle Alpi subentrando a 12 minuti dalla fine a Del Piero. Dopo la rete romana, Grabbi gioca il quarto d’ora finale della successiva sfida di campionato (1-1 contro il Genoa) per poi partire sotto Natale in tournée per l’Argentina con la Juventus impegnata il 23 dicembre a Buenos Aires in un’amichevole contro il San Lorenzo con in palio la Coppa Enrique Omar Sivori proprio sotto gli occhi del Cabezon argentino. Misteriosamente, con l’anno nuovo, Grabbi viene messo fuori squadra. Motivi tecnici? Non proprio… Succede che Luciano Moggi, all’epoca direttore generale bianconero, pressa il ragazzo cercando di fargli cambiare agente. Lui rifiuta di mollare il suo vecchio procuratore Beppe Galli e di firmare la procura a favore di Alessandro Moggi e Franco Zavaglia e arriva… il trappolone. Di punto in bianco viene fuori nei primi giorni del ’95 una notizia: rissa in una discoteca al Sestriere la notte di Capodanno, coinvolto il giovane attaccante della Juventus Corrado Grabbi. Il tutto, ovviamente, falso ma “rinforzato” grazie alle compiacenti bugie di un maresciallo dei carabinieri amico di Moggi. Ci vorranno quasi dieci anni per rivedere Grabbi in Serie A, in un fugace mezzo campionato giocato con la maglia dell’Ancona nel 2003-04. Ma torniamo a quella stagione nella Juve 1994-95. Dopo il “fattaccio” del Sestriere, Lippi riserverà a Grabbi solo un tempo (il secondo) nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio e qualche panchina qua e là (in Germania a Francoforte e Dortmund contro Eintracht e Borussia in Coppa Uefa; in campionato contro Sampdoria, Torino e Reggiana). Nel frattempo gioca e diverte con la Primavera (da ricordare un poker di gol rifilato agli australiani del Marconi nella gara inaugurale del Torneo di Viareggio arbitrata da Pierluigi Collina).

L’estate del ’95 porta per lui il classico prestito in B per “farsi le ossa”. Qualche mese a Lucca (con due gol segnati all’Ancona, uno in Coppa e uno in campionato) prima del trasferimento novembrino al Chievo allenato da un giovane e promettente allenatore, Alberto Malesani. Un gol all’Andria al debutto e un altro al Cesena per chiudere una stagione non propriamente esaltante.

Nella sessione estiva del calciomercato 1996 il secondo scontro cruento con Moggi e il moggismo: all’hotel Forte Crest di San Donato nel box della Juventus un violento alterco vede protagonisti il dirigente bianconero e il giovane attaccante. Che rifiuta prima il Cosenza (in B) e poi il Prato (in C1). “Ti farò giocare nel giardino di casa mia”, tuona Moggi. Grabbi tiene duro e ottiene la destinazione preferita, il Modena, anche se in C1. Con i colori gialloblù piovono gol, sia pure in terza serie (29 in due campionati) ma le soddisfazioni individuali non si sposano con quelle di squadra: il primo anno 13esimo posto con Bollini che in panchina sostituisce Frosio, la stagione successiva sesto posto con girandola di allenatori che vede ruotare Fedele, Scanziani e Bollini. Il rilancio personale lo riporta comunque in Serie B, chiamato alla Ternana dal suo vecchio mentore juventino Antonello Cuccureddu. Non si rivela una stagione da ricordare quella del 1998-99: solo due gol e tre allenatori, con Cuccureddu sostituito poi da Delneri a sua volta avvicendato da Vincenzo Guerini. Il tutto condito da un grave infortunio all’arco plantare del piede (morbo di Ledderhose) e da un fatto di cronaca per fortuna a lieto fine: uno spaventoso incidente stradale a fine novembre sul raccordo Terni-Orte con ferite guaribili in dieci giorni.

A fine stagione la Ternana lo presta al Ravenna, sempre in B. E qui, sotto la guida di Attilio Perotti, Grabbi esplode: 14 reti in campionato (di cui ben 12 nel girone di ritorno) precedute da una doppietta in Coppa Italia all’Alzano Virescit. Il Ravenna conquista un onorevole 11esimo posto e a fine torneo Ciccio riprende la strada di Terni. E la stagione 2000-01 diventerà la migliore in assoluto per l’ex juventino. La società di Agarini si è data nel frattempo una bella organizzazione, con alla scrivania Paolo Borea (il diesse artefice della Samp scudettata di Paolo Mantovani) e in panchina Andrea Agostinelli. La prima gioia arriva in agosto, con gol in Coppa Italia al Delle Alpi contro il Torino nel pareggio 3-3 che fa sfiorare alle Fere la qualificazione. Poi, in campionato, è una vera sinfonia: 20 reti, più i 10 centri del “gemello” Borgobello e i 7 di un 21enne Fabrizio Miccoli. La Ternana sfiora il ritorno in Serie A, dopo il terzo posto del girone d’andata chiude con più di un rimpianto in sesta posizione. Nell’estate 2001 il club rossoverde realizza la cessione della storia: Grabbi passa al Blackburn in Premier League per la bellezza di 22 miliardi di lire. L’avventura inglese nella squadra allenata dall’ex doriano Graeme Souness non è però all’altezza delle aspettative. E così quello che doveva essere l’erede di Alan Shearer chiude l’esperienza con un solo gol in campionato (decisivo nella vittoria 1-0 sull’Everton) e uno in FA Cup al Barnsley. A fine gennaio del 2002 il ritorno in Italia in prestito: quando sembra tutto fatto con il Napoli, la spunta il Messina. Solo 4 le reti all’attivo prima di tornare al Blackburn. Un gol al Liverpool in Premier e uno al Cska Sofia in Coppa Uefa sembrano il preludio alla stagione (2002-03) del riscatto, ma alla fine anche la seconda esperienza britannica si rivelerà deludente, con un’altra sola rete in Coppa di Lega (al Walsall) e un semestre successivo senza gol e senza soddisfazioni che sfocerà – nel gennaio 2004 – nel tanto agognato ritorno in Serie A.

Quasi nove anni dopo i fuochi artificiali juventini ecco dunque il passaggio all’Ancona con firma fino al giugno 2007 dopo che per la seconda volta sfuma - nell’estate 2003 - il trasferimento al Napoli. Alla presentazione a Jesi, dove l’Ancona è in ritiro per preparare la sfida con il Parma, sono presenti il presidente Ermanno Pieroni e tutti i giocatori, oltre al tecnico Nedo Sonetti. Ma l’impatto con l’allenatore dei dorici, ultimi in classifica, non è dei migliori. “Hai qualche chilo di troppo, devi metterti sotto e allenarti duramente.” Il reparto offensivo ha nomi importanti (oltre a Grabbi, a disposizione ci sono Hubner, Poggi, Ganz e il brasiliano Jardel) ma di gol se ne vedono pochini (3 per Ganz, zero per gli altri quattro attaccanti) e la retrocessione diventa inevitabile. Per di più dopo un paio di mesi torna a farsi sentire quella fibromatosi plantare che già lo aveva perseguitato ai tempi della prima esperienza ternana. E che gli fa perdere per intero la stagione 2004-05.

Nell’estate 2005 Grabbi si rimette in discussione e riparte dalla terza serie sia pure in un club di prestigio come il Genoa. L'11 settembre si mette a disposizione di Giovanni Vavassori contribuendo fattivamente alla promozione della squadra ligure tra i cadetti: 9 gol in 25 partite della regular season ma soprattutto una data stampata nella memoria, il 4 giugno 2006. A Marassi, nella semifinale playoff, Ciccio entra a undici minuti dalla fine con il numero 18 al posto di Lamacchi sul risultato di 1-1 che qualificherebbe la Salernitana: all’85esimo riceve palla in area di rigore, si libera del suo marcatore ed esplode un sinistro ribattuto dalla traversa e ribadito a rete dal paraguaiano Dante Lopez. E’ il gol-qualificazione, in finale poi il Genoa supera anche il Monza e vola tra i cadetti dopo un anno di inferno in C1. Proprio alla vigilia della finale di ritorno contro il Monza, devastato dagli infortuni che lo avevano perseguitato negli anni (otto in tutto gli interventi chirurgici ai piedi), Grabbi annuncia di aver preso in esame la possibilità di ritirarsi dall'attività agonistica a causa delle sue condizioni fisiche, ma di essersi poi persuaso a continuare vista l'insistenza dei tifosi, dei compagni di squadra e del presidente genoano Enrico Preziosi. “Neanche da pensare, Ciccio Grabbi non mollare” recita un affettuoso striscione dei tifosi rossoblù. A Genova, con base a Nervi, Grabbi in effetti si trova da re, circondato dall’affetto dei tifosi e della famiglia, la moglie Elisa e i figli Edoardo e Rachele.
L’arrivo sulla panchina genoana di Gian Piero Gasperini mette però Grabbi ai margini e a gennaio 2007 lascia la maglia rossoblù numero 21 in eredità a Marco Di Vaio e passa all’Arezzo. Sulla panchina amaranto siede Maurizio Sarri, subentrato ad Antonio Conte che lo avvicenderà a sua volta a metà marzo 2007. La semestrale esperienza aretina si chiude con la retrocessione in C1 e ad Arezzo termina la carriera italiana di Corrado Grabbi. Che chiude definitivamente con il calcio in Svizzera, con il Bellinzona, nella stagione 2007-08, con una promozione dalla Challenge League alla Super League (dalla B alla A, parlando in italiano) ma con ben poco protagonismo: 6 spezzoni di partita in campionato e un gol in Coppa Svizzera.  
Dal 2009-2010 Grabbi entra nello staff tecnico del settore giovanile di una Juventus ormai da tempo de-moggizzata, diventando allenatore dei Pulcini. L'annata successiva passa gli Esordienti. Nel corso degli anni diviene uno dei tecnici di riferimento del vivaio bianconero: in questa veste si fa apprezzare per il lavoro svolto sui giovani, sia sul piano tecnico sia soprattutto su quello umano, contribuendo alla crescita di elementi quali Moise Kean. Nel 2013-2014 assume la carica di tecnico dei Giovanissimi Regionali. Dopo esserne stato vice negli anni precedenti, dall'estate 2019 è l'allenatore della formazione Under 15. Attualmente dirige la formazione Under 14 bianconera.

CORRADO GRABBI classe 1975

Serie A: 9 presenze, 1 gol
Serie B: 122 presenze, 42 gol

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