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Storia del calciomercato post Italia 90

Il Mondiale italiano fu, fra l’altro, un gran bazar

25 Giu 2020 - 08:02

La maglia numero 10 sulle spalle di un marcantonio di quasi due metri e chili in di muscoli abbondanza. La zazzera è da 10, il fisico da 9, tant’è. Gol a suggello di un rapido contropiede e testone al debutto, presenza di peso e centimetri in aiuto alla difesa, tre gol agli ottavi tutti di testa, e «belin, questo qua è forte, andiamolo a prendere». Magari il virgolettato non è precisissimo, o forse sì, trattandosi di Aldo Spinelli che, con la Cecoslovacchia a Bari, si presentò nel ritiro della nazionale una sera assieme a Spartaco Landini e agli avvocati D’Angelo e Carbone per vincere Tomas Skuhravy, quello con l’acca sempre difficile da piazzare e l’accento messo a piacimento dai telecronisti. Firma nella notte, affare fatto e che dire, Skuhravy al Genoa, I think this is the beginning of a beautiful friendship.

Italia 90 fu, fra l’altro, un gran bazar, l’expo internazionale di un calcio nel quale i migliori abitavano già qui, e gli altri anelavano a venirci. Storia di una Serie A d’antan, del fu campionato più bello del mondo, perché era vero, e Skuhravy tornò giusto in patria a fare le valigie; assieme a lui, il salto diretto dal Mondiale alla nostra A lo fecero poche settimane più tardi altri quattordici giocatori convocati nella rassegna, e se vi pare poco mettete la tara dei tre stranieri e della presenza nel torneo già dei vari Maradona e Caniggia, Careca e Alemão, Dunga e Aguilera, Cerezo e Völler, dei tedeschi dell’Inter e degli olandesi del Milan e la lista non è neppure completa.

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